La circoncisione: pratica e storia

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Praticato oggi da più di un miliardo di persone, il rito della circoncisione resta misterioso quanto alle sue origini e variegato nelle sue motivazioni. L’autore, Roland Tomb, studia lo sviluppo di questa pratica lungo la storia e la varietà di interpretazioni che le vengono attribuite. Bioeticista e dermatologo franco-libanese, lo studioso è decano della Facoltà di Medicina all’Università Saint Joseph di Beirut e membro del comitato di bioetica dell’UNESCO.

Pur evidenziando il significato cultuale e religioso dell’atto della circoncisone, di cui descrive i vari momenti con linguaggio tecnico appropriato, egli sviluppa tutta la seconda parte del suo lavoro con un taglio medico, visto che la pratica ha assunto negli ultimi due secoli – specialmente negli Stati Uniti e nel Regno Unito – una progressiva medicalizzazione, con perdita del suo significato religioso.

Israele e Vicino Oriente

Alcuni pongono la nascita del rito nell’Antico Egitto, annotandola fra i riti praticati dai sacerdoti e non diffusa fra il popolo. Erodoto menziona una motivazione di pulizia, ma sembra irridere la pratica. Altrove, nel Vicino Oriente, la pratica non corrisponde ad alcun imperativo igienista, ma fuori dell’Egitto l’antichità del rito è attestata fin dal III millennio a.C. L’estensione della sua pratica nell’Oriente Antico è difficile da precisare.

In Canaan non la praticavano i filistei (chiamati per questo «incirconcisi”, cioè pagani, dagli ebrei). Geremia 9,25 nomina come popoli circoncisi l’Egitto, Giuda, Edom, gli ammoniti e i moabiti e tutti coloro che si radono le tempie, i quali abitano nel deserto. Nel Vicino Oriente sembra quindi essere stata una pratica diffusa.

Sembra che, inizialmente, la circoncisione fosse un rito prematrimoniale (cf. Gen 34 e Es 4,24-26), un rito di passaggio dalla pubertà all’età adulta o un rito di iniziazione al matrimonio.

Gen 17 menziona la circoncisione come pratica neonatale, compiuta all’ottavo giorno dalla nascita, quale segno di aggregazione alla comunità di Israele e segno dell’alleanza che Dio ha stretto con Abramo e la sua discendenza (cf. anche Lv 12,2-3).

L’importanza religiosa della circoncisione si affermò lentamente e, durante l’esilio babilonese, divenne fattore distintivo dell’appartenenza a Israele e a YHWH. Israele si distingue nettamente anche dai greci, che aborrivano questa pratica.

Nel corso dei secoli, il rituale comportò tre fasi: la milah (asportazione dell’estremità superiore del prepuzio); la pri‘ah (rovesciamento della membrana con il prepuzio tagliato più in alto, dietro il solco balano-prepuziale); la metzitzah bepeh (“succhiare in bocca”) in cui l’addetto alla circoncisone, il mohel, succhia il sangue dalla ferita. Questa fase è stata eliminata nella stragrande maggioranza delle circoncisioni rituali ebraiche.

La circoncisione appare un sacrificio attenuato, sostitutivo dell’offerta del primogenito delle mucche, delle pecore (cf. Es 22,28-29) e dei primogeniti di sesso maschile. Nell’AT la circoncisione è presente anche come metafora. Si invita a circoncidere il cuore, l’orecchio e le labbra (cf. Ger 9,23-25).

Il mondo greco-romano si oppose in modo radicale alla pratica della circoncisione, perseguitando e punendo chi la praticava. C’era il culto del corpo perfetto e integro. L’estetica greca rifiutava la circoncisione e vari ebrei attuavano lo stiramento del prepuzio per nascondere la circoncisione e poter così partecipare alle gare atletiche del tempo. Gli imperatori romani proibirono con sanzioni molto gravi la pratica della circoncisione.

Gesù fu circonciso l’ottavo giorno, ma il cristianesimo non riprese la circoncisione e, nell’assemblea di Gerusalemme del 49 d.C., non la impose ai pagani convertiti. Fu sostituita dal battesimo che, insieme alla fede, è il segno di accoglienza della redenzione operata da Gesù Cristo e rappresenta l’entrata nella comunità ecclesiale.

Islam e Medioevo

La circoncisione era conosciuta e praticata nell’Arabia preislamica, con diversi tipi di circoncisione. Il Corano non menziona da nessuna parte questa pratica. Essa però fa parte dei cinque pilastri dell’Islam. Essa è menzionata negli hadith (i “detti”) del Profeta più o meno apocrifi, e nel fiqh (esegesi islamica, dottrina giuridica). Alcune scuole la considerano obbligatoria, altre la consigliano, con più o meno forza.

Essa è chiamata tahara (“purificazione”) nell’arabo dialettale, mentre in quello classico è denominata khitan. Essa non è mai stata standardizzata in un rituale comune e l’età dell’intervento varia notevolmente da un paese all’altro.

In molti paesi essa diventa l’occasione di cerimonie familiari e festeggiamenti solenni, ma senza alcuno status previlegiato canonico o teologico. La circoncisione, di fatto, viene quasi unanimemente praticata nel mondo islamico.

Pietro Abelardo la rigetta come obsoleta, l’ebreo Maimonide la razionalizza non come correzione fisica, ma morale o psicologica. Con altri pensatori, si sosteneva che la circoncisione intendeva ridurre la sensualità e aveva più un significato sociologico di un’alleanza fra uomini vivi, membri di un gruppo etnico, che un significato religioso.

Tommaso d’Aquino sottolinea il primato del battesimo, mentre Isaac ben Yedaiah (fine del XIII secolo) la considera un freno al desiderio sessuale.

I cristiani venerarono il prepuzio di Cristo, ma la festa della Circoncisione fu sostituita da quella della Madre di Dio. Papa Eugenio IV, in occasione del Concilio ecumenico di Firenze (1439-1445), la proibì con una bolla papale.

Inizialmente benevolo verso gli ebrei, Martin Lutero successivamente scrisse opere fortemente antisemite, attaccando il particolarismo e l’orgoglio etnico degli ebrei. Essi non comprendono che la circoncisione fisica era solo una rappresentazione preliminare della circoncisione spirituale autentica, incardinata nella vita e nella morte di Cristo.

Michel de Montaigne (1533-1592) descrive la pratica in modo particolareggiato, valutandola in modo neutrale e benevolo da etnologo ante litteram.

Tempi moderni

Nella seconda parte della sua opera, l’autore ripercorre i momenti attraverso i quali, dall’esigenza religiosa riferita alla circoncisione, si passò alle giustificazioni mediche, giungendo a uno sconvolgimento della pratica. Tomb riporta le opinioni apparse in riviste scientifiche di qua e al di là dell’oceano, spesso in contraddizione fra loro.

Agli inizi del Novecento in Gran Bretagna si iniziò a sviluppare alcune argomentazioni mediche secondo le quali la circoncisione è anzitutto una pratica medica e solo in second’ordine un rituale religioso. Era emerso il concetto di circoncisione preventiva.

Gli storici della medicina sono concordi nel sostenere che il motivo principale che ha condotto a incoraggiare e a espandere la pratica sistematica della circoncisione fu la lotta alla masturbazione.

Già nel XVIII secolo era nata la follia masturbatoria, secondo cui la masturbazione portava svariati disturbi organici e psichici (dottor Tissot). Iniziò la repressione e la proposta della circoncisione come rimedio. Si iniziò a fare il confronto fra la popolazione ebraica e quelle non ebraiche, per sottolineare la quasi assenza della masturbazione fra gli ebrei circoncisi.

La circoncisione si impone e si generalizza nel mondo anglosassone (Lewis A. Sayre, 1820-1900, e seguaci). Si vide questa pratica come rimedio all’«irritazione riflessa» (reflex neurosis), come lotta alla presenza dei germi, alla sifilide, alle malattie veneree. Ci fu un boom chirurgico, con varie discordanze fra i medici. Nacque la pediatria e aumentò la circoncisione neonatale.

Negli Stati Uniti la circoncisione divenne un marchio di classe sociale elevata, che poteva permettersi il parto ospedaliero.

La circoncisione – afferma l’autore – divenne un’operazione in cerca di malattie. Fu vista come preventiva contro il cancro, le malattie veneree, le infezioni alle vie urinarie, l’AIDS.

Nel XX secolo montarono le controversie e il servizio sanitario inglese eliminò la circoncisione neonatale dall’elenco delle procedure approvate e sovvenzionate.

Negli anni Settanta iniziò il declinò della circoncisione neonatale negli USA che, nel 2012, portò l’American Academy of Pediatrics a sostenere che i vantaggi superavano i rischi, ma che la decisione di farla rimaneva un affare di famiglia. Aumentò il numero degli attivisti del prepuzio (gli “intattivisti”).

Nel 2012 il Consiglio d’Europa condannò la circoncisione rituale e invitò a legiferare nel senso di una sua limitazione su scala continentale. In Italia è ammessa dal Sistema Sanitario Nazionale la circoncisione terapeutica, mentre quella culturale-rituale è lasciata ai medici privati.

Interpretazioni

L’autore riporta i dati sulla presenza della circoncisione in altre parti del mondo, dove spesso appare come rito di passaggio e prematrimoniale, attuata talvolta in pubblico come rito di passaggio all’età adulta.

Lo studioso riporta, infine, alcune interpretazioni date alla pratica della circoncisione. Essa può essere vista come sacrificio di sostituzione, rito di fertilità, rito prematrimoniale, rito di giuramento e di alleanza. Come rito di passaggio, esprime la separazione dal vecchio gruppo, la transizione e l’incorporazione nel nuovo gruppo.

Freud la vide come un sostituto simbolico della castrazione che il padre primitivo e onnipotente aveva un tempo inflitto ai suoi figli. Essa è, in un certo senso, un tributo d’ingresso, un rito di passaggio da un mondo (naturale) a un altro (culturale o politico); solo i circoncisi accederebbero al riconoscimento del padre simbolico, cosa che permetterà loro di divenire padri a loro volta.

Bettelheim rifiuta la teoria di Freud e condanna la circoncisione neonatale. Vede la circoncisione effettuata nella pubertà come celebrazione dell’inizio della fertilità nel maschio.

Con lo sviluppo del monoteismo, la circoncisione passò da rituale effettuato nell’adolescenza a rituale compiuto sui bambini, emblematico di un nuovo rapporto di potere: la sottomissione assoluta degli uomini a un Dio maschile onnipotente.

La circoncisione ebraica è caratterizzata da tre elementi: il suo significato religioso, l’età precoce e l’assenza di ogni mutilazione femminile. È un rito prettamente maschile.

Per Bettelheim, la circoncisione nella prima infanzia potrebbe segnare una tappa dell’istituzione di un monoteismo paternalista. Secondo lui, il Dio dell’AT è la più rigorosa di tutte le immagini del Super-io. Questa pista, valida per l’ebraismo, secondo lui non vale per le società senza scrittura. Con il cristianesimo – afferma – la circoncisione scompare e il Dio minaccioso assume gli attributi di un Cristo di tenerezza e amore. Poi la pratica della circoncisione si diffonde di nuovo, per ragioni razionali e d’igiene, «ma forse anche perché siamo diventati più liberi sessualmente e per questo ci piace vedere il glande liberato dal prepuzio» (cit. a p. 154).

Conclusione

In conclusione, Tomb afferma che la circoncisione ha potuto avere molti significati nella storia: ferita simbolica, rito prematrimoniale o rito di passaggio per gli adolescenti, sottomissione al padre castratore o alla dea della fertilità, sacrificio sostitutivo o giuramento di alleanza nelle forme neonatali.

La giustificazione igienista è recente e le diverse “giustificazioni” sono state inventate per sostituire la religione nel rendere ragione della circoncisione, il che, «in molte nostre civiltà “civilizzate”, rende i miti associati alla circoncisione molto più accettabili» (p. 157-158).

Tomb conclude: «Sostituendo agli ideali religiosi le proprie mitologie morali sotto la copertura della medicina, l’epoca moderna ha reiventato un rituale. Per più di un secolo, la circoncisione è stata un trattamento medico alla ricerca di qualcosa da curare, una soluzione alla ricerca di un problema. Storicamente, la compulsione a circoncidere è costante. Solo le ragioni per farlo cambiano in continuazione» (p. 158).

La bibliografia è riportata nelle pp. 159-160.

Volume interessante per la storia del rituale della circoncisione, visto con gli occhi di un medico dermatologo e bioeticista. Una panoramica storica e culturale, che, a partire dal mondo anglosassone e dagli USA, abbraccia con linguaggio semplice anche accenni alla sua pratica in vari luoghi del mondo.

Roland Tomb, La circoncisione. Gli inizi, le pratiche, le giustificazioni, l’attualità, Queriniana, Brescia 2023 (or. Paris 2022), pp. 168, € 20,00, ISBN 9788839929693.

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