La politica italiana vista dal basso

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copertinaAutore del libro Fuori del Comune. La politica italiana vista dal basso (EDB, pp. 152, euro 12,50), Roberto Beretta fornisce una singolare testimonianza di chi, come lui, ha fatto politica dal basso (per cinque anni da consigliere comunale e altrettanti da assessore) all’interno, cioè, di uno dei circa 8 mila municipi italiani. Dove un «esercito» di quasi 8 mila sindaci, circa 40 mila assessori e ben 150 mila consiglieri – che non beneficiano dei riflettori puntati sugli altri parlamentari – mandano avanti le loro comunità «mettendoci la faccia».

È «un popolo – scrive Beretta (che di professione fa il giornalista) – che sicuramente doppia il milione di persone» nonostante siano in molti (stando ai sondaggi) a ritenere che la politica faccia schifo. L’autore «tra il serio ed il faceto» dà voce all’esperienza di tutti questi piccoli politici (precisando, però, di avere escluso «volutamente tutti i livelli superiori, dalle Regioni fino a salire al Parlamento, dove le cariche elettive diventano concretamente un «mestiere», anche ben retribuito, e dunque soggetto a regole di partito che non appartengono più al puro volontariato civico o alla sola passione politica»), cioè a dire «ai moltissimi dilettanti o appassionati che si trovano pro tempore a ricoprire un incarico in uno dei 7.978 comuni italiani».

L’autore dedica il volume «ai tanti che onestamente, sinceramente, disinteressatamente» continuano a credere al valore di questa «piccola politica», svolgendo un servizio prezioso nonostante i cattivi esempi che provengono dai livelli superiori e ai quali sono spesso accomunati dai propri cittadini («Tanto sono tutti uguali…»).

In punta di penna e con il dovuto rispetto per le opinioni dell’autore e la sua personale esperienza politica, ci permettiamo osservare che ci sembra francamente eccessivo pensare che solo nelle «botti» piccole sta il buon «politico», mentre nelle «botti» grandi (Parlamento, Regioni e Province) sta quello «cattivo». Ma, come insegna l’esperienza e la storia, non è il «contenitore» che fa la buona o la cattiva politica. Il discrimine, infatti, secondo noi, passa attraverso una linea di confine molto più sottile, in parte visibile ed in parte invisibile: quello delle leggi e della propria coscienza.

C’è chi fa politica pensando di rendere un servizio alla comunità, nel rispetto della legge e della propria coscienza, e chi ne fa mercimonio e affare, nel più totale disprezzo di leggi, principi e, soprattutto, dell’interesse generale dei cittadini e del Paese ad essere governati e serviti. La bussola dovrebbe essere sempre la prima: sia per chi ricopre incarichi pubblici elettivi in Parlamento, sia per coloro che espletano il mandato ricevuto dagli elettori nei Comuni o nei Consigli circoscrizionali. Sappiamo però che così non è per tutti, e a ogni livello della rappresentanza politica.

Il contributo di Beretta potrà essere sicuramente utile a farci vedere dal di dentro come si fa politica a livello di enti locali e territoriali, in modo da poter apprezzare e comprendere come sia tutt’altro che facile mandare avanti un ente, ancorché piccolo, a causa degli innumerevoli lacci e laccetti che ne imbrigliano le finanze e ne rendono onerosa e difficile la gestione (si pensi al Patto di stabilità interno, ai minori trasferimenti dello Stato, ai vincoli della finanza pubblica, ai costi standard e molte altre piacevolezze come queste), evitando le generalizzazioni e il facile discredito della classe politica che vada oltre i suoi demeriti.

Roberto Beretta, Fuori dal Comune. La politica italiana vista dal basso, EDB, Bologna 2018, pp. 152, euro 12,50. La recensione è apparsa su Economia italiana lo scorso 1 ottobre 2018.

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Un commento

  1. Domenico 9 ottobre 2018

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