La Riforma: spiritualità e teologia

di:

Passione di Dio

Il volume raccoglie sostanzialmente le relazioni tenute al convegno internazionale celebrato alla Pontificia Università Lateranense il 18 e 19 ottobre 2017, a conclusione di una gestazione triennale di ricerca interconfessionale e inter-facoltà (Roma-Lateranense, Tubinga, Heidelberg) fra studiosi cattolici, evangelici, valdesi e riformati. Ciola, professore ordinario di cristologia alla Lateranense, ha coordinato il lavoro e scritto l’introduzione (pp. 5-10).

Lutero è stato un grande pensatore anticipatore dei tempi “moderni”, perché per primo ha messo al centro la persona e la sua ricerca spirituale di salvezza e non la riflessione sui sistemi teologici compiuti quali quello della Scolastica. “Come posso avere un Dio misericordioso?”, si chiese nella famosa Turmerlebnis di Erfurt. Egli trovò una risposta nella croce di Cristo, che rivela la grazia del Padre. La sua esperienza spirituale divenne il fondamento della sua ricerca teologica, incentrata su una spiritualità cristocentrica. Negli anni che hanno celebrato l’anniversario della Riforma (1507) essa è stata messa in grande luce. Non da ultimo si deve ricordare la presenza e l’omelia di papa Francesco durante la preghiera ecumenica nella cattedrale di Lund (31/10/2016).

Tre sono i nuclei delle teologia di Lutero che vengono studiati: la Theologia crucis; il tema della giustificazione e il l’adagio “simul iustus et peccator”, intesa come logica del paradosso; infine, la spiritualità sottostante l’agire ecclesiale, sintetizzabile come la bonhöfferiana “grazia a caro prezzo”. I temi teologici sono trattati sia da uno studioso cattolico che da uno riformato, mentre gli approfondimenti storici e spirituali sono redatti da autori diversi per confessione religiosa.

La Parte prima si sofferma sulla Theologia crucis (pp. 11-83).

Antonio Pitta (ordinario di esegesi del NT, Lateranense) studia l’interscambio della grazia nell’esegesi neotestamentaria di Lutero (pp. 134-26). Della grazia si analizza l’ermeneutica, il paradosso, la relazionalità e il cristocentrismo.

Stefano Cavallotto (storia del cristianesimo, Tor Vergata) si sofferma sul tema “Alle radici della Riforma. Il Deus absconditus e la Theologia crucis nel giovane Lutero” (pp. 27-68), analizzando le prime lezioni di Lutero sulla Bibbia (1513-1518), la questione delle Indulgenze (1517) e la Disputa di Heidelberg (1518). Lo studio del primo Lutero permette di intravedere le radici del suo pensiero, senza lasciarsi condizionare da quel che è accaduto negli anni successivi.

Hubertus Blaumeiser (sacerdote cattolico docente di teologia sistematica all’Istituto Universitario Sophia di Incisa Valdarno) affronta il tema “Teologia del paradosso e antropologia pasquale” (pp. 51-68), considerando la Theologia crucis come teologia del paradosso, antropologia pasquale e cristologia inclusiva.

Volker Leppin (teologia sistematica, Tubinga) studia invece la questione “La Theologia crucis di Lutero come sviluppo dell’esegesi medievali” (pp. 69-86), indagando sulla mistica della passione degli eremiti agostiniani e sulla lettura staurologica di Lutero dedicata alla mistica renana (il domenicano Giovanni Taulero, la grande stima per la Theologia deutsch), incentrata sulla passività dell’uomo nell’esperienza della passione. Sono studiati i trattati teologici di Lutero sulla passione fino alla primavera del 1518, la disputa di Heidelberg e la Theologia crucis come pietà della passione, con riferimento al Sermone sulla contemplazione della sofferenza del Cristo (aprile 1519).

La Parte seconda del volume è dedicata alla logica del simul come logica del paradosso (pp. 85-191).

Romano Penna (biblista emerito della Lateranense) indaga su “Simul peccator et iustus. Valutazione biblica del motto di Lutero a commento di Rm 4,7” (pp. 87-110). Lo studioso ricorda come gli ultimi commentari alla Lettera ai Romani composti da autori riformati non citino per nulla il pensiero di Lutero. Secondo Penna l’esegesi di Lutero è scorretta e insoddisfacente e va mantenuto il vero pensiero di Paolo secondo il quale «la giustificazione per fede comporta concretamente la remissione o l’annullamento (non semplice copertura o nascondimento) dei peccati. E se Lutero è dimenticato, l’importante è che venga colto il pensiero genuino dell’apostolo» (p. 110).

Lothar Vogels (storia del cristianesimo, Facoltà Valdese di Teologia, Roma) affronta a livello storico il tema del simul: “Il simul iustus et peccator nel pensiero teologico di Martin Lutero. Una lettura storica”, pp. 111-132. Egli analizza i primi corsi di lezioni di Lutero, il suo commento alla Lettera ai Galati (1531-1535) e le dispute contro gli antinomisti.

Lo stesso tema è studiato a livello teologico da Ulrich H.J. Körtner (ordinario e preside dell’Istituto di teologia sistematica nella Facoltà Evangelico-teologica dell’Università di Vienna). Nel suo contributo “L’uomo come peccatore giustificato. Il simul iustus et peccator da un punto di vista sistematico-teologico”, pp. 133-156), egli si sofferma sulle linee discutibili dell’antropologia della Riforma, sulla questione del giusto e simultaneamente peccatore e, infine, sul tema dell’uomo vecchio e dell’uomo nuovo.

Sempre dal punto di vista teologico, la prospettiva cattolica sulla questione è rappresentata da Angelo Maffeis (docente di storia della teologia, Facoltà teologica dell’Italia settentrionale): “Simul iustus et peccator: le ragioni della critica cattolica e le possibilità di una recezione positiva”, pp. 157-192). Analizzato il dibattito del XVI secolo, egli analizza la posizione di J.A. Möhler e il principio confessionale, la teologia cattolica del XX secolo e il dialogo ecumenico. Sulla scorta del rapporto conclusivo dell’Ökumensicher Arbeitskreis evangelischer und katholischer Theologen “Gerecht und Sünder gleich? Ablschliessender Bericht” pubblicato nel 2001 e assumendo il modello della tensione tra due visioni diverse ma non reciprocamente esclusive, secondo Maffeis si può vedere nel simul un’affermazione non contraddittoria. Egli conclude la sua relazione citando il documento succitato: «La tensione insita nella caratterizzazione del cristiano nello stato di pellegrinaggio terreno (simul iustus et peccator) corrisponde in un certo modo alla relazione fondamentale tra la promessa della salvezza eterna nel compimento escatologico e l’ammonimento (che avviene a vantaggio del raggiungimento di questa meta) circa la possibilità di un fallimento definitivo» (p. 192).

La Parte terza del libro accoglie gli studi sulla spiritualità della Riforma nell’agire ecclesiale (pp. 193-290).

D. Marguerat (emerito di esegesi del NT, Università di Losanna e già pastore nella Chiesa evangelica riformata del cantone di Vaud) affronta il tema “Il sacerdozio universale come principio ecclesiologico protestante. Lutero e la lettura della Prima lettera di Pietro 2,4-10”, pp. 195-216. Giancarlo Pani (gesuita, scrittore de La Civiltà Cattolica, emerito di storia del cristianesimo, Università La Sapienza e Pontificia Università Gregoriana) studia da parte sua “Lutero e la riforma della Chiesa”, pp. 217-240): concilio Lateranense V, la critica agli abusi nella Chiesa, lo scandalo delle indulgenze, Wittemberg 31 ottobre 1517, le tesi sulle indulgenze, Lutero e il dibattito teologico, l’affissione delle tesi («non vi fu alcuna pubblica affissione delle tesi il 31 ottobre del 1517 – scrive il card. Kasper –, le 95 tesi “sono un documento di riforma, ma non della riforma protestante”», p. 228). Pani menziona ancora la riforma della Chiesa, Cristo centro della fede e della Chiesa, la vita del cristiano, il sacerdozio dei fedeli ecc.

Egli conclude così il suo contributo: «Nel 1528 Lutero è cosciente di aver realizzato un cammino in una direzione ben precisa: “Io penso di aver attuato una riforma. […] in primo luogo, ho spinto i papisti verso i libri e in particolare verso la sacra Scrittura, e cacciato via il pagano Aristotele e i teologi legati alle somme e ai libri delle sentenze, al punto che essi non regnano e non insegnano più nelle cattedre e nelle scuole. […] Ho indebolito il mercato delle indulgenze. […] Dal canto nostro, per grazia di Dio, ho potuto mettere in atto realizzazioni tali che, Dio sia lodato, anche un ragazzo e una ragazza ne sanno di più sulla dottrina cristiana di quanto ne sapessero un tempo le alte scuole e i dottori”» (p. 239).

Fulvio Ferrario (ordinario di teologia sistematica e discipline affini, Facoltà Valdese di Teologia di Roma) dibatte su “Teologia e pratica pastorale. La prospettiva di Lutero” (pp. 241-258), affrontando quattro tematiche: il theologus crucis, cognitio Dei et hominis, oratio, tentatio, meditatio, Lutero e il dibattito attuale sulla statuto della teologia.

Ludbomir Žac (ordinario di introduzione alla teologia e storia della teologia, Lateranense) studia, infine, “La Chiesa come strumento dello Spirito Santo nella teologia di Martin Lutero”, pp. 259-290).

Conclude questo volume di grande spessore teologico e storico una “Tavola rotonda. La Riforma ieri e oggi”. Si tratta di un’intervista di Mimmo Muolo a Giuseppe Lorizio, docente di teologia fondamentale alla Lateranense, e a Paolo Ricca, biblista e docente alla Facoltà Valdese di Teologia di Roma (pp. 291-308).

Nicola Ciola (a cura), Passione di Dio. Spiritualità e teologia della Riforma a 500 anni dal suo albeggiare, (Nuovi Saggi Teologici – Collana interconfessionale per la promozione della ricerca teologica s.n.), EDB, Bologna 2018, pp. 320, € 28,00, ISBN 978-88-10-41235-0

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