L’esorcista e lo psicologo

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copertinaIl Centro Editoriale Dehoniano propone con questo testo di don Marcello Lanza, esorcista della diocesi di Acerra, un tema passibile di qualche incredula perplessità nel nostro mondo «post-moderno», illuminista e fondamentalmente ateo. Ci vuole coraggio a scrivere di demonio, perfino in ambito cristiano e cattolico: per decenni, oserei dire un secolo almeno, dopo i tempi in cui tutto veniva sistematicamente riportato all’opera diabolica (anche in modo scellerato atto a fornire alibi per pratiche disumane – lì ci stava veramente il Maligno!), la Chiesa ha sorvolato su un argomento sentito dai fedeli, e quel che è peggio dagli stessi ministri, come antiquato, superato, oscurantista, contrario soprattutto a un’efficace opera di evangelizzazione. Il diavolo è agevolmente entrato nel cassetto di un revisionismo modernista che lo ha spiegato ora come una metafora del Male (al quale male tuttavia nessuno sa dare una spiegazione chiara, il mysterium iniquitatis mistero era e mistero resta), ora come un simbolo di ciò che si contrappone a Dio e al sommo bene che Dio dovrebbe in teoria rappresentare.

Marcello Lanza enuncia molto chiaramente e compiutamente tutto il percorso che – quanto meno da Paolo VI a papa Francesco – ha condotto nella stessa Chiesa alla rivalutazione della pratica esorcistica, vista come un mezzo di difesa da quello che non è né metafora né simbolo, ma «creatura», per quanto puro spirito, «persona» in certo modo, seppure non umana. L’antico serpente, Lucifero, l’angelo ribelle, Satana: chiamiamo come vogliamo lo spirito del Male che si insinua nel mondo in conseguenza della libertà lasciata da Dio alle sue creature, la libertà di non scegliere Lui. Dove non c’è Dio, tuttavia, non c’è il vuoto cosmico, ma qualcun altro. I papi contemporanei si trovano a fare esperienza in casa propria del “fumo di Satana” (secondo l’espressione di Paolo VI) ed è grazie a sacerdoti esorcisti coraggiosi e competenti come don Gabriele Amorth (fondatore dell’Associazione internazionale esorcisti) che il ministero esorcistico recupera una valenza pastorale ed esce dalla nebbia del «medioevo» con cui ancora viene etichettato in gran parte del mondo laico (mondo che poi, trovandosi alle strette con le situazioni della vita, cerca risposte da maghi e fattucchiere, personaggi a quanto pare per nulla «medievali»…). Costretto a uscire dal famoso cassetto delle cose dimenticate dove stava benissimo a operare indisturbato, anche il Maligno è obbligato a manifestarsi più spesso di quanto, ritengo, non desideri.

Certo, tutto questo discorso va fatto alla luce della Scrittura, in particolare del Nuovo Testamento e di un percorso di autentica fede. Non è infatti parlando del diavolo che si convincerà alcuno della sua esistenza, e men che meno dell’esistenza di Dio. Il libro di Lanza non è destinato a un pubblico più o meno ansioso di sapere se il diavolo esista davvero e di cosa sia capace. Oserei dire che per queste curiosità ci sono libri senz’altro migliori, basta entrare in una libreria cattolica per essere travolti da un notevole numero di pubblicazioni e testimonianze di persone che col diavolo hanno dovuto convivere o che abitualmente lo combattono: questi libri forniscono quasi sempre anche le basi «catechistiche» sulla presenza e azione del demonio, e danno al credente la giusta speranza nell’opera redentrice di Nostro Signore che il Male l’ha vinto con la sua morte e risurrezione.

L’ottimo testo di Marcello Lanza supera la prospettiva «di base», ponendosi piuttosto come guida per esorcisti, presbiteri e laici assistenti addetti alla cura, al conforto e alla consolazione dei tormentati dal Maligno, affrontando (non per primo, ricordo gli scritti di Philippe Madre e padre Matteo La Grua ad esempio) un nodo importante nel soccorso a questi sofferenti, l’affiancamento cioè all’esorcista di validi psicologi e psichiatri, personale medico qualificato che aiuta il sacerdote nel discernimento (non sempre facile) di un disturbo malefico. Lanza stesso è aiutato dalla coautrice del libro, la dottoressa Martone, membro dell’équipe diocesana che tratta questi casi. D’altra parte non si vede perché, se un malato fisico oltre alle preghiere della comunità cerca di curarsi con la medicina, una persona tormentata dal demonio non debba cercare di sondare in profondità le ferite dell’anima che – non sempre ma spesso – possono aver contribuito ad aprire certe porte. Mi spiego subito onde non incorrere nell’accusa di ritenere gli indemoniati e i vessati solo persone psichicamente fragili: la possessione è un fenomeno misterioso che tuttavia avviene attraverso canali abbastanza classici, solitamente per intervento esterno. Tuttavia non di rado tale intervento (un maleficio piuttosto che la partecipazione a riti particolari, tanto per fare degli esempi) trova terreno fertile in ferite di cui la persona può non avere piena coscienza. Ma è vero anche il contrario: una persona può credere di essere afflitta da vessazioni malefiche quando invece è la psiche a essere interessata nel profondo da nodi non risolti. Esiste un tipo di esorcismo definito «diagnostico», solitamente tenuto nascosto alla persona sofferente, che serve a smascherare la reale presenza demoniaca. In ogni caso, fenomeni di questo tipo hanno conseguenze sul piano psichico (dissociazioni, psicosi, ossessioni) e non è davvero mai inutile la presenza di medici a sostegno di un percorso spesso molto faticoso.

All’azione prudente ed equilibrata del ministero esorcistico si contrappone in alcune zone una pratica poco ortodossa, messa in atto da presbiteri imprudenti e leggeri, della «diagnosi fotografica» (qui definita «radiografia o TAC magnetico-spirituale») attraverso la quale il sacerdote visionando le fotografie di persone che potrebbero aver fatto del male all’interessato, secondo ispirazioni interiori procede con le pratiche di benedizione ed esorcismo: da questi sistemi Lanza prende giustamente le distanze e invita i credenti a fare altrettanto. Altro capitolo riguarda gli «effetti speciali» usati dal nemico: una parte del libro è dedicata alla descrizione minuziosa con tanto di referti di medici di varia specializzazione e provenienza, della «espulsione» – assolutamente inspiegabile sotto un profilo medico-biologico – di oggetti dal corpo degli indemoniati (un classico potremmo dire dei fenomeni di possessione, anche se non sempre presente), messi in atto solitamente per spaventare la persona tormentata, i suoi cari e chi prega per lei.

Al di là di queste e altre manifestazioni esteriori, don Lanza giustamente si sofferma su quello che è necessario diventi l’atteggiamento di chi desidera la liberazione che non può avvenire al di fuori della fede, del perdono soprattutto, dell’amore verso Dio e il prossimo. Molti percorsi si interrompono quando le «condizioni» perché l’esorcismo abbia efficacia sono far pace con qualcuno, o perdere determinate abitudini negative, o abbandonare certi vizi, quando cioè non si comprende che, perfino attraverso una sofferenza del genere, ciò che Dio ci aiuta a compiere è un cammino di conversione e di salvezza. Viene richiamata anche la santità di vita di chi accompagna queste persone, soprattutto dei sacerdoti, messa a dura prova da un ministero così particolare che richiede equilibrio e forza interiore, tantissima umiltà e una fede salda (anche per una tempistica di risoluzione dei casi del tutto sconosciuta e imprevedibile). Ed è infine proposta anche una guida molto pratica alle équipe di lavoro in sostegno agli esorcisti diocesani per filtrare le numerose richieste di intervento che – senza qualche necessario «contenimento» soprattutto dei casi dove l’esorcista non serve o dove mancano le condizioni spirituali per il suo intervento – soffocherebbero l’attività dei sacerdoti preposti a questo servizio.

Anna Martone compila l’ultimo capitolo riportando la propria esperienza in qualità di psicologa e psicoterapeuta a supporto del ministero esorcistico, definendo nettamente il confine tra le operazioni del medico e quelle del sacerdote, ponendosi in atteggiamento aperto di ascolto di una sofferenza profonda e talora insopportabile e sottolineando l’importanza del coinvolgimento della cerchia familiare del vessato, volente o nolente toccata dal male del proprio congiunto (e aggiungerei, talora incapace di comprendere fino in fondo le implicazioni di questa compartecipazione).

Completano il libro, in appendice, l’analisi di un caso molto particolare tuttora in corso di liberazione seguito da don Matteo De Meo, la testimonianza di un giovane esorcista e quella di un posseduto. Ma ripeto, i casi narrati non sono il focus del libro di Lanza, che desidera piuttosto far comprendere a chi affronta queste battaglie l’importanza di un aiuto anche medico qualificato e l’importanza di un corretto discernimento, che passa dalla volontà libera di ciascuna creatura: per posseduto che sia, ogni uomo è libero di scegliere da che parte stare e questo è il primo passo per la liberazione. Forse l’unico aspetto che qui non viene trattato, ma che in un testo del genere avrebbe potuto occupare qualche riga, è l’opera silenziosa e costante dei movimenti laicali (spesso di matrice carismatica) che supportano, in gruppetti ristretti di persone scelte, l’operato degli esorcisti, si caricano del fardello spirituale – e delle sue conseguenze pratiche – delle persone disturbate, portano assieme ad essi e alle loro famiglie una croce davvero pesante, e non di rado sono il primo vero «filtro» verso un trattamento di tipo esorcistico, proponendo tra l’altro veri percorsi di spiritualità che aiutano le persone non ancora libere, o liberate, a riacquistare – o a mantenere – una vita di fede equilibrata e serena.

Questo libro andrebbe donato a tutti i vescovi italiani, responsabili dei mandati esorcistici nelle loro diocesi, affinché sentano la necessità, oserei dire l’urgenza, di creare équipe come quella descritta da don Marcello Lanza: una giusta sinergia (auspicata anche nella postfazione di don Domenico Ruggiano) tra sacerdoti, medici psichiatri e psicologi, laici di sostegno, gruppi di fedeli preparati che affrontino con coraggio, abnegazione, e tanta preghiera casi purtroppo non infrequenti e meno rari di ciò che si sarebbe portati a pensare, di vessazioni e possessioni. Il percorso di liberazione è sempre e comunque un percorso di conversione personale che riporta dignità alla persona nei suoi rapporti con Dio e con gli altri, ma è anche occasione di profonda riflessione e revisione per chi tocca con mano o addirittura condivide queste esperienze.

Marcello LanzaAnna Martone, Demonologia e psicologia. Temi speciali di prassi esorcistica e ausilio psicoterapeutico, Prefazione del vescovo Angelo Spinillo. Postfazione di Domenico Ruggiano, EDB, Bologna 2018, pp. 224, € 17,50. La recensione è stata pubblicata sul sito di letteratura Lankenauta il 9 luglio 2018.

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