Come pregavano gli esseni

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La Preghiera alla fine del Secondo Tempio

Dottore di ricerca in ebraistica e in teologia biblica, il docente alla FTIC e all’ISSR di Firenze è uno dei maggiori esperti della letteratura emersa dalle giare scoperte per caso nel 1947 a Qumran, sulle falesie strapiombanti sul lato nord-ovest del Mar Morto. Ibba riporta svariati testi rinvenuti nelle grotte di Qumran e risalenti tra il II sec. a.C. e il I sec. d.C. Il Secondo Tempio durò dal 520 a.C. al 70 d.C.

Scritti o accolti dal gruppo di esseni risiedenti nell’insediamento – forse un ramo più rigido e deterministico dell’essenismo che era diffuso con varie comunità (dall’orientamento leggermente diverso) in tutta l’area circostante la depressione del Mar Morto, a partire da Damasco –, i testi sono suddivisi da Ibba in tre gruppi:

1) Benedizioni e maledizioni (pp. 34-141);

2) Inni e salmi (pp. 142-229);

3) Esorcismi, formule apotropaiche, altre composizioni (pp. 230-336).

Lo studioso arricchisce la sua opera con una corposa introduzione (pp. 5-24), le indispensabili Abbreviazioni e le sigle (pp. 25-33) e, al termine, l’indice dei passi citati (pp. 337-352).

L’autore procede con estrema cura scientifica: i testi sono riportati nella pagina pari di sinistra nei caratteri ebraici originari, mentre nella pagina dispari di destra si offre una traduzione letterale molto accurata, spesso esplicitata, fondata o discussa nelle note scientifiche a piè di pagina.

Gli autori con cui Ibba discute sono i maggior esperti del mondo (F. García Martínez, A. Sacchi, G. Aranda Pérez circa il pensiero contenuto nei manoscritti di Qumran.

Segretario della rivista Henoch specializzata su Qumran, l’autore è l’esperto al quale le EDB hanno affidato il compito della pubblicazione scientifica in nove volumi di tutti i manoscritti rinvenuti a Qumran (finora sono stati editi tre volumi).

L’adepto che intende entrare nel Comunità del patto (Yaad) dev’essere consapevole del suo stato di impurità, dal quale può mondarsi con riti di purificazione iniziale e giornaliera. Al lavoro si accompagnano i momenti della lettura degli scritti della comunità, guidata dal Maestro di Giustizia.

Consapevole che nel cuore di ogni uomo albergano lo spirito perverso del male (er hāra‘) e quello benefico del bene (er ôb), perennemente in lotta tra loro, durante il noviziato e poi nella vita comunitaria, l’adepto del gruppo si affida alle preghiere di supplica, alle invocazioni di salvezza, alle benedizioni pronunciate dai sacerdoti e dalle maledizioni scagliate dai leviti contro il Diavolo, il male, i demòni (Belial o Baalresha che sia).

La tentazione al male (interno o addotta da elementi o linee di pensiero esterni al gruppo) può essere rappresentata metaforicamente dalla “donna demoniaca” (cf. 4Q184, p. 254-265 del testo).

Gli esorcismi e le formule apotropaiche per proteggere il singolo e la comunità dall’influsso di Belial e allontanare il male dalla comunità, offrono, insieme agli altri testi riportati da Ibba, il substrato culturale-religioso sullo sfondo del quale risulta più agevole comprendere i testi del NT.

La figura, l’opera e la predicazione di Giovanni Battista (forse per un periodo adepto della comunità di Qumran), così come quella di Gesù, possono trovare illuminazione (spesso per via di opposizione) con la terminologia e l’ideologia religiosa/fede dei qumraniti. È evidente che l’opera di Gesù sradica a fondo l’influsso dello “spirito del male/er hara‘”, non limitandosi ad una purificazione esterna del corpo e o una formula apotropaica di allontanamento.

I testi riportati, tradotti, annotati e poi fatti seguire da più pagine di illustrazione biblica e “teologica” appartengono alle opere principali rinvenute a Qumran: La Regola della comunità, la Raccolta di benedizioni e di maledizioni, formule di esorcismo, apotropaiche e di purificazione, il Rotolo della guerra, 11Q Salmia, 4QCanti del sacrificio del sabato ecc. Ibba non intende sostenere che le preghiere riportate facessero parte di un ufficio liturgico specifico, ma vuole solo facilitare l’estrapolazione di idee religiose presenti in esse.

Il volume si chiude con alcuni testi tratti da 4QParole dei Luminari, forse un ufficio liturgico in cui si pregavano quotidianamente i “Luminari”, che potrebbero esser compresi come esseri pensanti e dotati di parola, il sacerdote o gli angeli. Dopo l’esordio, segue un prologo con riferimenti alla storia sacra, la supplica con le motivazioni per poter essere accolta, una benedizione di ringraziamento.

Secondo «Gen 1,4 i Luminari del cielo sono stati creati di mercoledì, e servono per regolare i giorni, gli anni e le feste. In questa prospettiva, il mercoledì diviene il giorno più importante della settimana» (p. 331).

Secondo vari autori, la solenne Cena di addio con tono pasquale celebrata da Gesù potrebbe essersi svolta in casa di amici esseni (cf. l’uomo [!] che porta la brocca d’acqua in Mc 14,13), nel quartiere esseno ubicato nel comparto sud-ovest di Gerusalemme (anni fa è stata scoperta la “Porta degli esseni”).

Anche solo questo importante particolare fa accrescere la volontà di conoscere meglio il mondo vitale/Umwelt, socio-culturale-religioso in cui si è mosso Gesù di Nazaret.

Giovanni Ibba, La preghiera alla fine del Secondo Tempio. Una selezione (Religione e religioni s.n.), EDB, Bologna 2017, pp. 358, € 29,00. 9788810604717

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Un commento

  1. Francesco T. 18 giugno 2020

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