«The Frankenstein Chronicles»: Un mondo senza Dio?

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Giornale

Apparentemente rimosse, la morte e i suoi simulacri sono in realtà presenze costanti dell’immaginario contemporaneo: fantasmi, vampiri e zombie sono protagonisti indiscussi di film e serie tv, videogiochi e fumetti.

D’altra parte, la visione dei morti è presente nella cultura di ogni tipo e di ogni tempo; tuttavia, contrariamente a quanto succedeva in passato, i fantasmi che appaiono al soggetto moderno non portano più nessun ideale di saggezza o giustizia, come ad esempio nel culto degli avi, ma piuttosto un carico di inquietudine e smarrimento.

Da Amleto fino alle recenti serie TV, scrive il sociologo S. Brancato, lo spettro è propriamente definibile come il perturbante, un sentimento di paura indotto da qualcosa «che è al contempo familiare ed estraneo».[1]

Icona del post-umano

Se il fantasma riflette ancora la malinconia dell’uomo moderno, il suo esito più recente, sul piano dei processi simbolici legati alla morte, rimane (dopo il vampiro e il fantasma) lo zombie, «trionfo della materia organica sullo spirito».[2] Lo zombie, infatti, è l’icona più pregnante della condizione post-umana, di una carne ritornata alla vita che non rimanda però a null’altro se non a un corpo che continua a vivere al di là di ogni possibile redenzione e trasfigurazione.

Lo zombie o il redivivo è il protagonista indiscusso di serie TV fortunatissime come The Walking Dead o Les Revenantes, solo per citare casi noti. Tra le molte che hanno esplorato questo tema merita qualche attenzione la poco conosciuta The Frankenstein Chronicles dell’emittente inglese ITV. La serie – inedita in Italia – è liberamente ispirata alle vicende del celebre romanzo gotico Frankenstein: or, The Modern Prometheus (1817) di M. Shelly.

The Frankenstein Chronicles è un period-drama a sfondo investigativo ambientato nella Londra previttoriana, la cui prima stagione è andata in onda nel 2015, mentre una seconda stagione sarà disponibile tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018.

Contesto storico

La storia vede come protagonista l’investigatore John Marlott (Sean Bean) e parte dal ritrovamento del cadavere di una bambina sulle rive del Tamigi. Il corpo però ha una caratteristica inquietante: è il frutto dell’assemblamento chirurgico di diversi corpi. Agli occhi di alcuni il ritrovamento è solo il tentativo da parte di ignoti di suscitare una reazione incontrollata dell’opinione pubblica – che già non vede di buon occhio l’operato dei chirurghi – nei confronti di una proposta di legge sulla sanità denominata Anatomy Act.

Proposto nel 1829 dal collegio dei chirurghi alla camera dei Lords, l’Anatomy Act avrebbe concesso ai medici una maggiore libertà di usufruire per scopi di studio dei cadaveri non reclamati e fu emanato in primo luogo per arginare la pubblica indignazione in merito al commercio illegale dei cadaveri.

Una scena

Prima del 1832 la legge prevedeva che solo i cadaveri degli assassini condannati a morte fossero utilizzati per la dissezione; in questo modo «gli si negava l’ultima speranza di redenzione nel Giorno del giudizio», poiché «senza sepoltura, senza un corpo intatto, non si risorge».

Tra i maggiori oppositori dell’Anatomy Act, anche nella serie, troviamo alcuni rappresentanti della Chiesa.[3] Per questi il provvedimento rappresenta una sorta di rivolta dell’uomo contro Dio, in quanto prevede l’estensione dell’appropriazione dei cadaveri da parte dei medici a tutti i corpi non reclamati, quindi anche ai poveri morti nella solitudine e nell’abbandono, negando loro così l’ultima possibilità di salvezza.

Il tema teologico

Al centro della serie si trova infatti una preoccupazione tutta teologica messa in evidenza fin dal titolo del primo episodio: A World without God. «Se priviamo i poveri di Cristo, non ci priviamo anche noi di lui? È questo che è in gioco qui, non solo il futuro della medicina ma la prospettiva di un mondo senza Dio», dirà uno dei personaggi in un pregnante discorso con Marlott.

L’indagine porterà infine il protagonista a conoscere la stessa Shelley, la scrittrice del romanzo che sembra nascondere il movente su cui si basa l’indagine. Tuttavia la serie tenta un sorpasso netto rispetto alle intuizioni del libro della scrittrice inglese.[4] Marlott, infatti, scoprirà che dietro il romanzo si nasconde una verità scientifica ben più terribile e concreta, che offrendo la possibilità reale di eliminare per sempre la morte dal mondo nega però all’uomo anche ciò essa gli offre: l’accesso alla vita eterna, la riconciliazione con i propri cari defunti. D’altra parte, però, come dirà lo stesso Marlott: «Se i morti risorgono dalle loro tombe non significa forse che è arrivato per noi il giudizio di Dio?».

[1] S. Brancato, Fantasmi della modernità. Oggetti, luoghi e figure dell’industria culturale, Ipermedium libri, Caserta 2014, 15-16. Vedi inoltre A. Saggiorno, «I vivi, i morti e le linee del destino umano», in Cinema e religioni, Carrocci, Roma 2010.

[2] S. Brancato, Fantasmi della modernità, 17.

[3] Nel 1829 il provvedimento fu ritirato a causa dell’opposizione dell’arcivescovo di Canterbury William Howley.

[4] In questo senso la serie di ITV rappresenta qualcosa di più ambizioso e riuscito rispetto alla serie Penny Dreadful con la quale viene erroneamente confrontata.

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