Colori e odori della Pasqua

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Il colore della mensa (Giovedì santo)

Il colore della pane: la fraternità – Fra i colori che rallegrano la vita, anche quella cristiana, c’è il “colore del grano”, il colore del “Piccolo principe”, che dice l’abbondanza del grazie. È colore eucaristico ché la mensa è l’ora della gratitudine che Gesù e i fratelli dedicano al Padre perché vive d’amore per gli uomini. Quel colore, lo stesso della carne che ci veste, reca incisa una promessa: a messa finita, le piccole briciole di quel Pane, che il prete ha raccolto al desco comune e consegna a quelli di là della soglia, non tarderanno a far fiorire nuove fraternità.

L’odore del pane: il profumo di Dio – Dal nostro olfatto di fede non scompare mai l’odore del Pane eucaristico: ha un odore che sa di casa cristiana, ma anche di Cielo. Il prete impasta con le sue mani quel Pane. Egli, usando “poteri” di grazia, trasforma un pezzo di pane nel corpo di Gesù e un poco di vino nel suo sangue, chiedendo che il pane e il vino attraversino il braciere della pentecoste per uscirne corpo e sangue dell’A­gnello. La preghiera del prete viene ascoltata e accade il “miracolo eucaristico”: «Lo Spiri­to nel tuo pane, il Fuoco del tuo vino / Sublime meraviglia che le nostre labbra hanno accolto. Nel pane mangiamo Fuoco e troviamo vita» (s. Efrem, inno De Fide X, 8).

Il colore del sangue (Venerdì santo)

Il colore delle ferite del Martire del Golgota: il Giudice sarà il Gesù del Venerdì Santo. Sul protiro della cattedrale di Ferrara (prima metà del XIII secolo) c’è una specie di Dies irae scolpito sulla pietra. Il Giudice con i segni della crocifissione tiene aperto, appog­giato sulla coscia sinistra, un libro: laddove tutto è registrato non può che prevalere l’aspetto accusatorio. Alla stessa altezza del libro da ambo i lati sono però mostrate le palme aperte e piagate del Crocifisso risorto. In questo particolare va scorto il sopravanzare della misericordia sulla rigida giustizia.

Posto in grem­bo al Crocifisso risorto, il libro perde il suo aspetto di terribilità coperto dai segni della passione conservati per sempre nel corpo del Signore. Il libro potenzialmente tutti condanna; le piaghe del Giudice, invece, tutto coprono (cf. 1Cor 13,7): sul corpo del Giudice pasquale sono infisse solo le piaghe e non già le accuse contro l’uomo (cf. P. Stefani, Per una lettura iconografica del protiro della cattedrale di Ferrara, in Humanitas [1998/3] 555-570).

L’odore del sangue attira molti sotto la croce – Il Golgota è luogo di solitudine e d’abbandono, ma all’occhio della fede si rivela come il luogo più “affollato” della storia: lì è l’intera Famiglia trinitaria; vi sosta Adamo, capostipite della sterminata famiglia di peccatori e giusti; vi aleggiano tutte le creature angeliche; vi sono presenti i due popoli di Dio: Israele e la chiesa, riuniti in Maria, quale figlia di Sion e quale Chiesa nascente. È paradossale la croce: non disperde, ma raccoglie (cf. Gv 11,49-52); non abbatte, ma eleva (cf. Gv 12,32).

Ma perché tanti sotto la croce? Perché vi si danno appuntamento “due sapienze” in rotta di collisione: la “sapienza del mondo” viene smentita dalla “sapienza di Dio”, che è la follia della croce (cf. 1Cor 1,18-25). «In realtà – scriveva un pensatore francese –, è tempo di finirla con i saggi e i dotti, con il “pensiero cristiano” […] Esso non vale un chiodo della croce!» (cf. M. Clavel, Quello che io credo, Città Nuova, Roma 1978; cf. R. Rignetto, La conversione del filosofo maoista Maurice Clavel, Piemme, Casale M. 1998).

Il colore del buio (Sabato santo)

Il colore della notte: il terrore della scomparsa di Cristo – Entriamo, dunque, nel silenzio del sabato santo: è un giorno che ha il colore più nero della notte: ci parla col suo carico di “angoscia” per l’assenza di Cristo, con la sua “profondità” perché ha portato Cristo nel fondo estremo della condizione umana a condividere la morte di tutti gli uomini a cominciare da Adamo, ma anche con la sua tenerezza assicuratale dalla presenza fedele di Maria, la vergine, la sposa e la madre che persevera nella fede in lui, nonostante l’ostacolo opposto dalla pietra che ne sigilla il sepolcro e oscura tutti i segni di credibilità su di lui.

—  Il profumo della fede: Maria, la credente senza prove – Il vallo tra il buio pauroso del Sabato santo e la Domenica di luce della risurrezione è come riempito dalla fede di Maria, che assumeva in sé, nel sabato santo, tutta la fede della chiesa. In quel giorno di ostinato silenzio e di assenza di luce Maria ha espresso una fede attraversata dal dolore, realizzandosi in lei la profezia di Simeone: «Una spada ti trapasserà l’anima» (Lc 2,35).

Quello divenne, pertanto, il giorno della Dolorosa. Il Vangelo apocrifo di Gamaliele (sec. VI ca.) racconta il lamento di Maria presso il sepolcro (IV,5-V,1): «Apparve la luce e, mentre ella nel suo cuore era afflitta e addolorata, un forte profumo di aromi si effuse sul lato destro dell’ingresso del sepolcro. Sembrava che si sprigionasse il profumo dell’albero della vita. […] Gesù disse a Maria: “Le lacrime che hai sparse sono sufficienti per me! Quegli che è stato crocifisso è vivo e parla con te! Quegli che tu cerchi è lui che ti consola. […] Guarda il mio volto, o madre mia, e convinciti che sono proprio tuo figlio» (citato da A. Serra nel suo libro: Dimensioni mariane del mistero pasquale. Con Maria, dalla Pasqua all’Assunta, Paoline, Milano 1995, p. 45).

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