La creatività di don Asdrubale

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Don Asdrubale oggi è felice: ha avuto un’ideona che lo fa gongolare. È sicuro che riuscirà a riempire la chiesa di coppie giovani, di fidanzati e di famiglie e farà rosicare il povero don Ubaldo che è così modesto e noioso, ormai vecchio e stantio con le sue solite messe/dimesse. Lui, invece, è giovane e ritiene necessario svecchiare questi riti stantii per rendere la liturgia qualcosa che sia vicina alla gente.

Domenica prossima durante la messa farà la “Festa dell’amore”! Riempirà la navata di palloncini a forma di cuore, uno grande sovrasterà l’ambone e altri di media grandezza circonderanno l’altare: dovranno essere rossi, proprio come l’amore. Spiegherà a tutti che questi palloncini sono simbolo dell’amore di Dio riversato nel nostri cuori, come dice la Lettera ai Romani (cf. Rom 5,5), che ci solleva e ci porta in alto a “cercare le cose di lassù” come dice la lettera ai Colossesi (cf. Col 3,1). Tutto sarà frizzante, strepitoso, coerente con la Scrittura, ma finalmente nuovo.

Don Asdrubale confonde così la liturgia con un incontro di catechesi e il simbolo liturgico con altre realtà che non appartengono al rito, che ha un suo linguaggio e una sua scansione.

Forse è il caso di soffermarci sul simbolo, mediante il quale la liturgia avviene e si pone in essere.

Ricordiamo: «La Chiesa non è fatta dalla gerarchia organizzativa, che ci vuole. Non è fatta dalle norme teologiche, che ci vogliono. È fatta dal mistero pasquale che la costruisce nella liturgia» (Divo Barsotti).

Questa costruzione avviene, come già detto, perché in azione vi è la presenza sacerdotale di Cristo che, con la sua grazia, agisce nella liturgia e coinvolge la Chiesa, sua sposa, nella sua azione che santifica il mondo. Proprio perché Cristo si è incarnato, la nostra fede non è solo un atto del pensiero; non basta dire: «Credo in Gesù» per essere cristiano; ci vogliono dei gesti che possano veicolare e realizzare questa realtà che è l’azione di Cristo in noi. Questa azione avviene nella liturgia mediante dei segni a dinamica simbolica.

Bisogna quindi precisare cosa voglia dire segno, simbolo e dinamica simbolica.

Il segno. Il segno è una realtà materiale che rimanda a un’altra realtà materiale. È un’indicazione, è qualcosa che rimanda ad altro in maniera spontanea, naturale, inequivocabile: ad esempio, vedo il fumo e subito penso che lì c’è del fuoco e ogni persona, in ogni latitudine penserebbe così. Non occorre spiegare niente.

Diverso è invece un segnale che è una realtà materiale che rimanda ad un’altra realtà per convenzione codificata: ad esempio, vedo la bandiera verde, bianca e rossa e mi commuovo, perché so che è la bandiera dell’Italia. Un australiano non proverebbe la medesima sensazione: per lui quella bandiera non significa nulla. Siamo noi italiani che abbiamo deciso che quei colori, così disposti, sono il segnale dell’Italia. È una nostra convenzione, vale solo per coloro che lo sanno.

Il simbolo. Il simbolo è una realtà materiale o spirituale che rimanda a un’altra realtà materiale o spirituale: la evoca, la contiene e la comunica. E, mentre la evoca, la comunica e, mentre la comunica, la contiene e, mentre la contiene, la evoca… Un vero mistero che però possiamo comprendere se pensiamo al bacio: esso evoca l’amore, ma anche lo contiene perché si bacia ciò che si ama e, nello stesso tempo, lo comunica, perché dando un bacio si comunica l’amore che proviamo.

È difficile quindi descrivere cosa davvero avviene nel simbolo, perché la sua realtà è complessa, ricca, mai definitivamente compresa.

La dinamica simbolica. Quando diciamo che la liturgia si serve di segni a dinamica simbolica, vogliamo sottolineare che ci sono dei segni (e quindi immediatamente comprensibili da tutti: l’acqua, la luce, il fuoco, l’olio, il pane, il vino…) che però hanno in sé una dinamica simbolica, cioè evocano, contengono e comunicano il mistero pasquale che stiamo celebrando.

L’equivoco che crea un forte disagio e anche dei gravi abusi sta proprio nella parola “simbolo”. Nel linguaggio corrente, il termine significa appunto qualcosa che rimanda ad altro: non si fa distinzione fra segno, segnale, simbolo o analogia: tutto può essere simbolo di qualcos’altro… Anche i palloncini colorati a forma di cuore.

Ma nella liturgia i segni a dinamica simbolica sono stati scelti dalla Tradizione: hanno un significato certo, immediato, che non occorrerebbe spiegare, ma anche sanno portare oltre grazie alla fede della Chiesa. Sono segni a dinamica simbolica: l’altare, l’ambone, il cero pasquale, l’Evangeliario, la porta, il celebrante, l’assemblea e, in maniera speciale, il pane e il vino (oblate) che vengono consacrati e che sono segno eucaristico di Cristo morto e risorto non solo nella liturgia, ma sempre: evocano, contengono e comunicano il mistero pasquale in ogni momento.

Se però cediamo alla fascinazione di altri simboletti, chiamiamoli così, per conquistare più gente, tradiamo la liturgia che – come diceva Romano Guardini – è casta: non mira a sedurre gli uomini, ma si nasconde dietro i simboli (che evocano, contengono e comunicano) per condurli a Cristo.

Caro don Asdrubale, i palloncini possono forse evocare qualcosa, ma certo non contengono e non comunicano l’amore di Dio.

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Un commento

  1. Romano Gamberini 26 agosto 2019

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