Recuperare il canto gregoriano

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Nella traccia degli articoli sul tema della musica da chiesa apparsi su Settimananews ed in particolare sui pronunciamenti magisteriali richiamati da padre Lorenzo Prezzi nell’articolo dal titolo La sedia vuota, il tango, la musica sacra, si pone la segnalazione della singolare iniziativa del Conservatorio “Lucio Campiani” di Mantova, in collaborazione con la diocesi e con l’Unione delle Società corali italiane della Lombardia.

Per il quarto anno consecutivo, il Conservatorio di Mantova ospita un corso di canto gregoriano particolarmente indirizzato a direttori di coro e coristi parrocchiali. Nelle precedenti proposte ha avuto il carattere di uno stage formativo intenso e concentrato in un solo periodo estivo concluso dall’animazione di una celebrazione eucaristica in cattedrale. Dal corrente mese avrà uno sviluppo cadenzato sull’intero anno accademico 2019/20.

Questa esperienza appare unica nel panorama italiano dei Conservatori. Gli iscritti provengono da più parti del nostro Paese. Può essere interessante rilevare quanto è stato affermato in sede di presentazione del corso avvenuta nel giorno della memoria liturgica di santa Cecilia.

Il maestro Gianluca Pugnaloni, direttore del Conservatorio, ha espresso la soddisfazione di ospitare una tale proposta, sia per la qualità dei docenti, sia per «l’approfondimento di studio a cui senz’altro darà luogo su di un periodo della storia musicale purtroppo ordinariamente al di fuori dei curricoli, mentre questo meriterebbe molta più attenzione perché alle origini della nostra civiltà musicale. Il possibile frutto del lavoro sarà la reintegrazione della materia, quale precisa scelta formativa istituzionale».

Il maestro Davide Nigrelli, presidente dell’Unione delle Società corali italiane in Lombardia, ha colto il valore della collaborazione delle corali con l’istituzione pubblica, quale segnale forte per ampliare lo sguardo sulle attività musicali di cultura profonda: «Il canto gregoriano non è solo un patrimonio musicale, bensì di filosofia e di cultura occidentale».

Don Massimiliano Cenzato, direttore dell’Ufficio liturgico diocesano, ha affermato che il linguaggio musicale canoro occidentale è un linguaggio certamente liturgico perché nato dalla liturgia cristiana. «Possiede proprietà particolari che ne determinano la pregnanza. Ha assunto nel gregoriano una forma molto aderente ai testi sacri: i testi biblici e i testi delle orazioni e degli inni; forma particolare di coinvolgimento nella Parola del popolo nel coro che lo rappresenta. Interpella e investe l’integrità della persona accompagnandola in una relazione comunitaria; quindi apre poeticamente alle profondità del linguaggio e genera le potenzialità dell’incontro col trascendente».

La sensibilità del promotore remoto, il maestro Giordano Fermi – direttore emerito del Conservatorio e parte attiva della formazione musicale diocesana –, coglie le diversità di accenti del magistero tra i pontificati di Benedetto e di Francesco esprimendo l’idea che la conservazione «dell’inestimabile patrimonio culturale artistico, orgoglio e risorsa preziosa di popoli e paesi dove la fede cristiana ha dialogato con la cultura e le arti», non significa necessariamente «una visione nostalgica o archeologica». Si possono trovare modi coi quali la musica sacra e il canto liturgico sono «inculturati nei linguaggi artistici e musicali dell’attualità».

Finalità lungimirante è incoraggiare giovani musicisti a comporre nuova musica da chiesa, a partire dal gregoriano declinato sul nostro tempo.

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