Europa: museo o musa?

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Together4UnityImpegno. Riconciliazione. Futuro. Questa la sfida che ha fatto convergere cristiani provenienti da 200 comunità e movimenti di 32 paesi per due giorni di intenso programma nel Circus Krone di Monaco per la quarta edizione di Insieme per l’Europa – manifestazione che riassume una molteplicità di attività svolte sin dal 2001 da comunità e movimenti cristiani di diverse Chiese a favore della famiglia, della pace, di un’economia equa e solidale, di una solidarietà più autentica con poveri ed emarginati. Al termine del congresso, che ha permesso ai partecipanti di rinsaldare rapporti di comunione e fraternità con cristiani di diverse Chiese e movimenti, nonché di dialogare insieme sulle attuali frontiere della cristianità in Europa e nel mondo, si è voluto concludere con un segno pubblico di riconciliazione e dell’Insieme delle Chiese, per un’Europa più unita – segno forte e coraggioso, in un frangente storico nel quale avvenimenti e gesti parlano di divisioni, allontanamenti e paure.

Su una delle più importanti piazze centrali di Monaco – l’affollatissima Karlsplatz – i circa 5.000 partecipanti hanno mostrato il volto cristiano dell’Europa attraverso un programma ricco, profondo e variopinto come lo sono i membri componenti l’Europa. Non solo personaggi importanti del mondo ecclesiastico e politico, tra i quali il cardinale Reinhard Marx e il vescovo luterano Heinrich Bedford-Strohm, che hanno pubblicamente dichiarato il desiderio condiviso di fare dell’anniversario della Riforma un anno di Cristo, ma tante concrete attività ed esperienze di cristiani hanno mostrato al mondo – l’evento era in streaming – che la riconciliazione e l’incontro tra diversità non solo è possibile, ma è una realtà e che questa sola ha il sapore del futuro per l’Europa e da essa per il mondo intero.

«L’Europa è chiamata a riflettere e a chiedersi se il suo immenso patrimonio, permeato di cristianesimo, appartiene a un museo, oppure è ancora capace di ispirare la cultura e di donare i suoi tesori all’umanità intera»: con queste parole forti e provocatorie Jorge Mario Bergoglio si è rivolto in un videomessaggio ai presenti alla manifestazione, invitandoli poi a ricentrare l’Europa sulla persona umana e sul suo valore intrinseco, «se l’intera Europa vuol essere una famiglia di popoli, rimetta al centro la persona umana, sia un continente aperto e accogliente, continui a realizzare forme di cooperazione non solo economica ma anche sociale e culturale».

Ma il santo padre non è stato l’unico a rivolgersi ai cristiani di Insieme per l’Europa con parole di sfida e incoraggiamento. Anche il patriarca Bartolomeo ha fatto arrivare un suo messaggio di sostegno e amicizia, dicendo tra l’altro come «i Cristiani in particolare, sono chiamati a dimostrare il principio fondamentale della Chiesa, che è comunione». La comunione non si improvvisa, ma necessita di un cammino di conoscenza e apertura reciproca, di superamento dei pregiudizi e degli stereotipi, nonché di una messa in discussione delle proprie certezze e convinzioni. Ma più di tutto la comunione che nasce all’interno della Chiesa di Cristo è il frutto del suo amore e della sua presenza, perché è solo nel donarsi reciproco e nell’accoglienza incondizionata gli uni degli altri che lui è presente tra gli uomini e genera vera comunione, testimonianza che induce poi alla fede.

Insieme per l’Europa nasce, infatti, da un primo atto di incontro e riconciliazione – quello avvenuto attraverso la dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione nel 1999, cui fa seguito nel 2001 la stipulazione di un patto di amore reciproco tra rappresentanti di circa 50 comunità e movimenti. Sono gesti coraggiosi che segnano una nuova tappa nel cammino ecumenico delle Chiese e dell’umanità intera, gesti di riconoscimento reciproco che fanno crescere in tutti la coscienza che la comunione raggiunta non è mai fine a se stessa, ma sempre generativa di più ampia comunione. L’evento di Monaco rappresenta dunque il punto di arrivo di un cammino quindicennale di impegno ecumenico reciproco da parte di tanti movimenti ecclesiali, cammino profetico perché nato dall’ispirazione di alcuni tra i fondatori e responsabili di questi movimenti e in quanto rispondente ad una necessità di fondo della comunità europea: riscoprire e valorizzare le proprie radici giudaico-cristiane, nelle quali si nascondono le possibili risposte alle molteplici crisi che la attraversano.

Il cammino di Insieme per l’Europa non è così scontato come si potrebbe pensare: non si tratta, infatti, solo di un impegno ecumenico tra Chiese – che di per sé avrebbe già un grandissimo valore nell’attualità storica del cristianesimo -; non è neanche il semplice ritrovarsi e collaborare in spirito cristiano da parte di movimenti e comunità con diversi carismi e compiti, tanto meno vuole essere il tentativo di un movimento cristiano-politico di unificazione dell’Europa attraverso l’appiattimento di tendenze divergenti. Insieme per l’Europa è un libero convergere di comunità e movimenti cristiani di diverse Chiese, che mantenendo la propria autonomia agiscono in rete per scopi condivisi, portando il contributo del proprio carisma, in una varietà di culture, lingue, regioni dell’Europa, che stabiliscono fra loro rapporti di comunione nel rispetto delle diversità.

«Parliamo di un sogno, di un’utopia? No. Parliamo della nostra esperienza. Abbiamo fatto l’esperienza che c’è qualcosa che ci lega: è l’Amore di Dio che ha spalancato i nostri occhi e il nostro cuore per abbracciare le paure, le lacrime, le speranze di questo continente. Ciò che possiamo offrire è la novità del Vangelo». Con queste parole Maria Emmaus Voce, Presidente del Movimento dei Focolari, sottolinea dunque il valore e il senso dell’impegno di Insieme per l’Europa, la profezia di cristiani autentici che mettono in gioco se stessi – con tutta la loro personale ricchezza, dono di Dio – perché sanno che il Dio fatto uomo ha assunto su di sé ogni divisione e lacerazione ed è morto per tutti.

Se, dunque, la portata di ogni movimento e comunità si esprime all’interno della comunità cristiana vivificando e rinnovando la vita delle Chiese, il mettersi insieme, il provare a superare le differenze esistenti anche tra cristiani per una condivisione più larga e profonda, ha la conseguenza di incidere sulla società cristiana e non, agendo dal di sotto come il lievito nella pasta. La politica da sola non ha la capacità di mettere insieme, almeno non fintanto che continui a far leva sulle individualità e arroccarsi dietro i nazionalismi per difendere le proprie ricchezze, ignorando il senso del dialogo tra esse. Continuare ad affermare il proprio recinto di certezze non porterà l’Europa e tantomeno il resto del mondo ad un futuro di pace e prosperità per tutti.

Anche la sociologia guarda oggi alle comunità e ai movimenti come vie quasi uniche e privilegiate per raggiungere sviluppi sociali positivi che diano speranza per un futuro migliore, come ha sottolineato durante il congresso il sociologo e docente di pensiero post-moderno Michael Hochschild. Nell’analisi del sociologo la società odierna è in crisi e i movimenti mostrano un futuro possibile dando un’alternativa al modello attuale attraverso il segno della riconciliazione tra chiese. Se questa avviene è possibile anche la riconciliazione ad altri livelli della società, proponendo modelli culturali alternativi.

I movimenti e le comunità cristiane di Insieme per l’Europa rappresentano la sfida del Nuovo Millennio: vivificare le strutture ecclesiastiche e socio-politiche puntando al messaggio centrale del Vangelo, che pur nel ventaglio delle sue possibili espressioni concrete e sottolineature spirituali, resta la risposta di Dio all’umanità in cammino. Siamo tutti figli dello stesso Padre e quindi fratelli tra noi: è questa la chiave per il futuro dell’Europa e del mondo che hanno scoperto i movimenti e le comunità di Insieme per l’Europa. Essi hanno sperimentato che il messaggio del Vangelo è non solo realizzabile, ma sorprendentemente arricchente, perché un cristianesimo autentico non nega le multiformi espressioni umane, ma le esalta nel loro vero essere radicandole in quella profonda esigenza umana di infinito che tutti accomuna, cristiani e non. Allora le differenze non sono più motivo di paura, scontro e allontanamento, bensì tutte espressioni del Dio incarnato, fonti da esaltare e portare alla loro massima potenza e armonia reciproca.

L’evento di Insieme per l’Europa 2016 ha rimesso in luce questi aspetti invitando tutti alla comunione e alla fraternità perché solo insieme si superano le difficoltà, solo insieme si va all’incontro dell’altro oltre le paure, solo insieme si guarda al di là del proprio recinto alle esigenze dell’altro realizzando così la regola d’oro presente in tutte le grandi religioni. Scriveva Chiara Lubich ancora negli anni ’50: “Se un giorno i popoli sapranno posporre loro stessi, l’idea che essi hanno della propria patria (…), per quell’amore reciproco fra gli Stati che Dio domanda come domanda l’amore reciproco fra i fratelli, quel giorno sarà l’inizio di una nuova era”.

A Monaco è stato gettato un seme in questa direzione.

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