Aden (Yemen): uccise 4 missionarie della carità

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Uccise 4 missionarie della carità ad Aden (Yemen)

Credit: Blazl via Flickr (CC BY-NC-ND 2.0)

Aden (Yemen). Almeno 16 persone sono rimaste uccise durante l’attacco portato da due uomini armati al convento e  casa di cura per persone anziane e disabili delle Missionarie della Carità  (Madre Teresa) ad Aden, capitale provvisoria dello Yemen. Quattro delle vittime erano suore. (Catholic News Agency, 4 marzo)

 

 

 

Mons. Paul Hinder, vicario apostolico dell’Arabia del Sud commenta la morte delle quattro suore
(Testo raccolto da Francesco Strazzari).

Carissimo Don Francesco,

mi trovo fuori il vicariato. Ci tornerò martedì.

Stamattina ho ricevuto la triste notizia durante un mio ritiro in un romitorio in Svizzera. Ho incontrato l’ultima volta le suore di Aden in occasione della consacrazione di un nuovo altare nella chiesa di San Francesco d’Assisi a Tawahi (Aden). Tutte le tre chiese a Aden sono state o distrutte o saccheggiate durante gil ultimi dodici mesi. Sapevamo che anche le persone che stavano lavorando per la Chiesa fossero a rischio.

Le suore mi hanno sempre detto che era la loro vocazione di rimanere con i poveri e con il popolo anche durante la guerra. Ora quattro suore hanno di nuovo pagato il prezzo. Possiamo soltanto chiedere al Signore che accetti questo sacrificio e lo faccia parte del Suo. Così sarà seme di pace e di giustizia in mezzo a un mondo di odio e di violenza.

Sono triste guardando al fanatismo di gente che pretende di servire Dio. Sono orgoglioso guardando alla testimonianza di amore e di pace che le suore hanno dato per tanti anni. Sono convinto che la loro morte non è invano.

Cordiali saluti,

+ Paul H.


Agenzia Fides

Quattro Suore Missionarie della Carità, la Congregazione fondata da madre Teresa di Calcutta, sono state trucidate da un commando di uomini armati che ha attaccato questa mattina la struttura dove assistevano anziani e disabili, nella città yemenita di Aden. Lo confermano all’Agenzia Fides fonti del Vicariato apostolico dell’Arabia meridionale. Oltre alle suore, sono rimasti uccisi durante l’attacco terrorista anche l’autista e almeno due altri collaboratori della comunità, mentre è scampata alla morte la superiora del convento. Tra le vittime, anche anziani e disabili assistiti dalla comunità. Il bilancio complessivo, secondo fonti locali, è di almeno 16 vittime, mentre per ora non si hanno notizie del sacerdote salesiano indiano Tom Uzhunnalil, che risiedeva presso il convento delle suore, dopo che la chiesa dove viveva era stata saccheggiata e data alle fiamme da uomini armati non identificati.
Due delle suore uccise erano ruandesi, una era indiana e la quarta veniva del Kenya.
Non si hanno ancora notizie certe sulla matrice dell’aggressione terroristica, ma è noto che nella città portuale yemenita riconquistata mesi fa dalle forze fedeli al presidente Abdel Rabbo Mansour Hadi, in lotta con ribelli houthi, sono radicati gruppi legati alla rete di al Qaida. (GV) (Agenzia Fides 4/3/2016).


Il vicario apostolico per l’Arabia del Nord, Camillo Ballin mccj, scrive a Francesco Strazzari:

Carissimo Don Francesco,

sono molto interdetto che la TV italiana oggi, 5 marzo, Raiuno, non abbia nemmeno menzionato la tragedia dell’uccisione di 4 suore, di altre 12 persone e della scomparsa del sacerdote salesiano, molto probabilmente rapito. Mentre mi dispiace per l’uccisione dei due italiani in Libia e ringrazio il Signore per la liberazione degli altri due, sono molto deluso che non si sia detto assolutamente niente del crimine perpetrato nello Yemen.

Noi comboniani abbiamo più di una ventina di confratelli uccisi in missione, oltre a due suore comboniane. Io chiamo questi confratelli e consorelle “martiri della missione”, perché avrebbero potuto abbandonare il paese ma hanno preferito restare accanto a chi soffriva e non era aiutato da nessuno. Anzi, due sono morti proprio nel tentativo di salvare un ragazzo. Ma, in genere, non mi sembra che la loro uccisione sia stata causata soprattutto da odio alla loro fede.

Mentre mi sembra chiaro che queste quattro suore di Madre Teresa siano state uccise in odio alla loro fede cristiana. Quindi le chiamerei semplicemente “martiri”. Esse vanno ad aggiungersi alle tre loro consorelle uccise, sempre nello Yemen, a bastonate nel 1998. Ho visto le foto dei loro volti massacrati dall’orrenda esecuzione. La congregazione di Madre Teresa ha nello Yemen ben sette suore che credo si possano qualificare semplicemente come “martiri”.

Madre Teresa è morta, è già beata e presto sarà canonizzata. Come va avanti la sua congregazione dopo di lei? Il martirio di queste sorelle ci conferma che la loro congregazione continua ad essere vicina a Gesù, perché chi si avvicina a Gesù è sempre coinvolto nella sua passione e morte, seguita dalla risurrezione. La via del cristiano è quella di Cristo, cioè della croce, morte e risurrezione. Questi fanatici che hanno perpetrato un crimine così orribile hanno, in fondo, dichiarato al mondo intero che queste suore erano molto vicine a Gesù, fino al punto che hanno fatto la sua stessa fine, essere uccise. Quando un cristiano nota che non ha nessuna croce, deve chiedersi se stia veramente seguendo Gesù.

La morte di queste suore non è la fine, come la morte di Gesù non è stata la sua fine. Ne è seguita la risurrezione. Così è anche per queste suore. Il loro sacrificio non è solo per la loro risurrezione personale ma è anche per la loro Congregazione, per i loro assistiti, per lo Yemen e per i loro uccisori. Solo Dio può entrare nei cuori di questi fanatici disumani e sono convinto che il sacrificio delle suore è stato prezioso anche per questi cuori di pietra che continuano a spargere odio e malvagità. Queste suore davano pane agli Yemeniti musulmani anziani o handicappati ricoverati in quella struttura e hanno ricevuto in cambio fucilate. Ma Dio non è assente, vede tutto e sa quello che fa.

+ Camillo Ballin, mccj


Tom Uzhunnanil

P. Tom Uzhunnanil sdb

Dal segretario ispettoriale salesiano di Bangalore (India) arriva il seguente comunicato:

«Al momento non abbiamo informazioni circa la sorte di padre Tom Uzhunnanil che si trovava anche lui ad Aden quando l’incidente è avvenuto. Sembra che sia stato portato via, ma questo è ancora da confermare. Abbiamo ricevuto una chiamata da padre M.K. George, che è attualmente in Hodeidah.
Stiamo cercando di accertare i fatti da varie fonti».

Don Valarkote Mathew, sdb

Il vicario del rettor maggiore dei salesiani, don Francesco Cereda, comunica la sua apprensione per la delicata situazione:

«La situazione è ancora incerta e non siamo in grado di fornire dettagli più specifici su quello che possa essere capitato al nostro confratello e dove si trovi in questo momento. Siamo comunque in costante contatto con le autorità locali e con la sua ispettoria di riferimento per ricevere gli aggiornamenti relativi alle indagini con nel cuore il sentimento di poter presto riabbracciare il nostro confratello. La preghiera sentita e profonda è per padre Tom Uzhunnalil nella speranza che possa essere rapidamente tra noi a continuare il prezioso servizio che svolgeva presso la sua missione; il nostro ricordo è per le quattro Missionarie della Carità ed i civili che hanno visto la loro vita stroncata da una violenza insulsa, nella speranza fondata che in Cristo ogni goccia di sangue versato sia seme di frutti di pace per il popolo che stavano servendo. Come don Bosco e Madre Teresa hanno fatto del servizio agli ultimi la missione della propria vita e la strada per la propria santità, così il nostro restare in luoghi segnati dalla divisione e dalla povertà testimonia la fede nel messaggio cristiano che da ogni croce sgorga la Risurrezione».

Il vicario del rettor maggiore dei salesiani, don Francesco Cereda

 

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