I pasti di Gesù e l’ultima cena

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Mazza, copertinaIl grande specialista dello studio delle preghiere eucaristiche ha insegnato per oltre vent’anni alla Cattolica di Milano, al Sant’Anselmo di Roma, alla FTIS e allo Studio teologico di Reggio Emilia. Egli riprende in mano il dossier della celebrazione eucaristica, per individuarne le fonti nel NT e le sue caratteristiche essenziali. Nel c. I (pp. 9-48) egli va al origine della celebrazione eucaristica discutendo il racconto dell’Ultima Cena, il racconto dell’istituzione e le parole della consacrazione.

Alla luce dell’esistenza di due calendari, quello ufficiale e quello esseno, Mazza discute la data dell’Ultima Cena, propendendo con Annie Jaubert (a differenza del teologo Joseph Ratzinger) per una cena con amici esseni, nel quartiere esseno di Gerusalemme, il martedì sera. Paolo menziona il calice prima di quello del pane (tipico degli esseni, cosa ripresa in Cor 11,24-25, dove in 1,23 Paolo dice di averla ricevuta dalla tradizione), mentre la menzione del pane prima del rito del calice è tipico della comunità corinzia da lui fondata, che rispecchierebbe l’usanza giudaica ufficiale. La successione dei riti dell’Ultima Cena seguirebbe quindi l’usanza essena.

Nel c. II (pp. 49-84) Mazza esamina le due tradizioni dell’Ultima Cena, mettendo a confronto Marco come testo più arcaico con la trazione riportata da Paolo e da Luca. Nel c. III (85-108) egli esamina la moltiplicazione dei pani e la traversata del mare di Galilea. Quella raccontata in Gv 6 sembra reinterpretare Didaché e avere al centro il grande tema del raduno. Il c. IV (pp. 109-150) è dedicato all’esame del tema del pane di vita in Gv 6, facendone una lettura midrashica, cercando l’origine dell’espressione “pane di vita”. Il c. V (pp. 151-188) ha come tema l’Ultima Cena e i discorsi dell’addio del Vangelo di Giovanni. Non si può dire che Giovanni non narri l’istituzione dell’eucaristia, perché il servizio è il suo contenuto fondamentale e il mandato perpetuo di Gesù alla sua Chiesa.

Importante e innovativo è collegare lo studio dell’istituzione dell’eucaristia con la serie dei pasti prepasquali del Signore e anche con quello con il Risorto. È il tema del c. VI (pp. 189-220). Questi pasti, con la sequenza di verbi tipici dell’istituzione dell’eucaristia, sono tutti prefigurazioni dell’Ultima Cena e soprattutto della morte in croce di Gesù, sorgente di unità. Gesù presidente del banchetto è il messia che salva dal giudizio e al banchetto dovrebbero partecipare tutte le persone, come lo è stato al tempo di Gesù. Il c. VII (pp. 221-236) raccoglie sinteticamente i dati raggiunti. Segue la bibliografia (pp. 237-250) e l’indice degli autori citati (251-252).

Un testo fondamentale, di studio e di consultazione, che diventerà senz’altro un punto di riferimento per studiosi di varie discipline e per il rinnovamento della celebrazione eucaristica stessa.

Enrico Mazza, Il Nuovo Testamento e la Cena del Signore, collana «Studi e ricerche di liturgia», EDB, Bologna 2017, pp. 264, € 26,50.

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