Chiesa-abusi: una restituzione

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Francesco protezione minori Internet

Dopo la drammatica stagione delle denunce degli abusi sui minori nella Chiesa se ne va aprendo una seconda, più propositiva. L’avvio di una sorta di restituzione: la Chiesa come parte attiva e propositiva nella difesa dei bambini. Parlando ai convegnisti di Promoting Digital Child Dignity  (Roma, 14-15 novembre), papa Francesco ha ricordato come il dramma delle denunce “subite” e delle sofferenze provocate obblighi la Chiesa «a guardare in avanti con speranza». In particolare partecipando a garantire l’accesso sicuro dei minori alle tecnologie.

Non si tratta solo di contrastare gli abbietti abusi su minori a distanza (i “fruitori” telematici danno ordini agli “operatori” nei paesi asiatici o africani), ma anzitutto di percepire la crescita vertiginosa della pornografia nel mondo digitale. «Il fenomeno è ancora più drammatico per il fatto che tale materiale è largamente accessibile anche ai minori via Internet e soprattutto tramite i dispositivi mobili», con conseguenze psichiche e comportamentali «che dureranno per tutta la loro vita, con fenomeni di grave dipendenza, propensioni a comportamenti violenti, relazioni emotive e sessuali profondamente turbate».

Uno tsunami improvviso e imprevisto, la cui gravità è ancora largamente incompresa. P. Lombardi, in un articolo su Civiltà Cattolica (16 febbraio 2019, pp. 329 ss.) ricordava come un solo, seppur il più grande, sito pornografico (PornHub) vantasse 24,5 miliardi di visite, 81 milioni di visitatori al giorno, e che, secondo gli esperti, i minori di 18 anni vedono pornografia per il 90% sui loro dispositivi mobili. «Nessuna generazione prima dell’attuale ha mai avuto un così facile accesso alla pornografia, tramite il pulsante di uno strumento che tiene in tasca». Dati che il papa ha preso nel suo discorso al termine del convegno mondiale del 21-24 febbraio scorso (Roma, “La protezione dei minori nella Chiesa”, cf. SettimanaNews).

La lunga nota 3 ricorda che gli abusi sessuali riguarderebbero 120 milioni di bambine e che un miliardo di minori avrebbe subito violenze fisiche, emotive o sessuali. Secondo le ONG in difesa dei bambini, sarebbero 270.000 le immagini di abusi sessuali su minori caricate su Internet ogni giorno.

D’improvviso: il porno per tutti

Il convegno del 14-15 novembre 2019 ha dei precedenti importanti: quello svolto presso l’Università gregoriana nell’ottobre 2017 concluso con una impegnativa Dichiarazione di Roma sulla dignità del minore nel mondo digitale e quello interreligioso di Abu Dhabi del novembre 2018 che ha approvato la dichiarazione Alleanza tra le fedi in favore di comunità più sicure per la dignità dei minori nel mondo digitale.

Tornando al discorso più recente del papa, è possibile indicare tre punti decisivi: il rapporto libertà-privacy e bene comune, la responsabilità delle autorità civili e quella delle grandi compagnie del settore digitale. «Uno snodo cruciale del problema riguarda la tensione – che alla fine diventa una contraddizione – fra l’idea del mondo digitale come spazio di illimitata libertà di espressione e comunicazione, e quella dell’uso responsabile delle tecnologie e quindi dei suoi limiti». «Bisogna quindi trovare un bilanciamento adeguato fra l’esercizio legittimo della libertà di espressione e l’interesse sociale ad assicurare che i mezzi digitali non siano utilizzati per commettere attività criminose a danno dei minori». Le società che forniscono i servizi web non possono considerarsi mere fornitrici di piattaforme tecnologiche. «Il potenziale degli strumenti digitali è enorme, ma le eventuali conseguenze negative del loro abuso nel campo del traffico degli esseri umani, nell’organizzazione del terrorismo, nella diffusione dell’odio e dell’estremismo, nella manipolazione dell’informazione e – dobbiamo insistere – anche nell’ambito dell’abuso sui minori possono essere ugualmente notevoli».

Stato – multinazionali – religioni

Nasce quindi un’esigenza precisa per le autorità amministrative. La libertà e la tutela della privacy devono fare i conti con il bene comune della società. «Le autorità devono poter agire efficacemente, avvalendosi di strumenti legislativi e operativi appropriati, nel pieno rispetto dello stato di diritto e del giusto processo, per contrastare le attività criminali che ledono la vita e la dignità dei minori».

Le grandi multinazionali del settore, i cui rappresentanti erano presenti al convegno, non possono esimersi dalla loro responsabilità, «non possono considerarsi completamente estranee all’uso degli strumenti che mettono in mano dei loro clienti. È ad esse quindi che rivolgo oggi il più impellente appello alla responsabilità nei confronti dei minori, della loro integrità e del loro futuro». Senza il coinvolgimento delle grandi compagnie del settore, ogni sforzo rimarrebbe  parziale e non decisivo. «Esse sono non solo tenute a rispettare le leggi, ma anche a preoccuparsi delle direzioni in cui si muove lo sviluppo tecnologico e sociale da loro promosso e provocato».

Qualche timido passo si sta facendo. Il governo australiano attraverso una commissione ha chiesto all’industria digitale di assumere un approccio proattivo e coerente con la sicurezza del cliente. Nel Regno Unito il Parlamento ha approvato l’avvio di una prassi che, rispettando la privacy, comporti l’identificazione dell’età degli utilizzatori dei dispositivi mobili con la possibilità di bloccare la navigazione nel caso dei minori.

Vi è l’esigenza di affiancare ai potenti algoritmi anche una algor-etica del mondo digitale che coinvolge enormi interessi economici. Come avviene nella sensibilità pubblica nel campo ambientale e nel rispetto della dignità del lavoro, così è necessario provocare un movimento globale in ordine alla protezione dei minori e alla lotta alla pornografia. Un compito che la Chiesa condivide con tutto il cristianesimo e con le altre religioni.

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