Fine della consolazione /12

di:

francesco

Prosegue anche per il 2023 la rubrica «Opzione Francesco», firmata dal teologo Armando Matteo per la rivista Vita Pastorale. Per gentile concessione del direttore, don Antonio Sciortino, la rubrica viene interamente pubblicata in digitale su SettimanaNews.

Il primo ed essenziale contenuto dell’Opzione Francesco riguarda l’urgenza di un cambiamento della mentalità pastorale ovvero delle modalità con cui la comunità dei credenti, di epoca in epoca, porta Gesù a tutti e tutti a Gesù. La mentalità pastorale attualmente in vigore non risulta, infatti, più efficace. Le parole e i gesti attraverso i quali i credenti presentano Gesù ai loro contemporanei e cercano di suscitare nel loro cuore un desiderio di Gesù mancano ormai del tutto di quella appetibilità che li potrebbe spingere verso una tale meta.

Al cuore di questa difficoltà, per l’Opzione Francesco, si trova ora un semplice dato di fatto: i credenti ispirano la loro azione pastorale (le loro parole e i loro gesti) a una categoria che non appare più centrale nell’universo esistenziale odierno: la categoria della consolazione, restituendo pubblicamente l’immagine dell’esperienza cristiana come di uno spazio dove si può accedere ad essa. Se è pur vero ora che un tale modo di presentare la fede cristiana, nel segno della consolazione, ha funzionato egregiamente, oggi risulta del tutto fuori misura. E questo perché sono venute meno le condizioni che avevano portato i credenti in quella direzione.

Usciti dalla «valle di lacrime» 

In gioco vi è qui la condizione adulta del destinatario del messaggio evangelico. In ogni epoca, il cristianesimo si dà sempre come ingrediente essenziale per vivere il tempo dell’adultità al meglio delle possibilità di ciascuno.

Ebbene, è proprio il tempo dell’adultità quello che, con il cambiamento d’epoca, ha subito il più radicale e rapido cambiamento di senso e di segno. Siamo così passati da una vita adulta breve, oppressa dal lavoro manuale, dalla scarsità di risorse materiali, dalla fame, dalle malattie, dalle guerre, dalle frustrazioni quotidiane a una condizione adulta che è sempre più caratterizzata dalla libertà, dalla potenza, dalla possibilità di godimento e di fare continue esperienze.

Ancora per i nostri genitori e per i nostri nonni era pienamente vero quello di questo mondo dice la preghiera della Salve Regina e cioè il suo essere una valle di lacrime. E proprio in una tale valle di lacrime l’esperienza cristiana si proponeva opportunamente quale luogo della consolazione e del contenimento dell’angoscia adulta di essere posti irrimediabilmente dinnanzi al durissimo mestiere di vivere.

Da qui si comprende lo sfondo e il fondamento della mentalità pastorale del passato, con l’importanza attribuita al peccato – originale e dei singoli – nel presentare il tema della salvezza e della fede, con la centralità della sofferenza nella considerazione della redenzione portata da Cristo, con il costante riferimento a Maria modello supremo di prontezza e di obbedienza al disegno divino, con l’ampia devozione dei Santi, molti dei quali specializzati in un particolare ambito sanitario, con il rinvio di ogni ricompensa e di ogni giustizia rispetto ai torti subìti al destino ultraterreno del paradiso che attende coloro che vivono seguendo le indicazioni morali e i precetti della Chiesa.

Ma noi e i nostri contemporanei non siamo più i nostri genitori e non siamo più i nostri nonni.

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Un commento

  1. Fabio Cittadini 28 gennaio 2023

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