Francesco tra i Focolari

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Il 10 maggio scorso, papa Francesco è giunto a Loppiano dopo la visita, la mattina di quello stesso giorno, a Nomadelfia. Nella geografia dei luoghi “ispirati”, due nuove tappe per il papa che ama le periferie, ma che, con le sue visite, indica anche come interpretare la risposta che la comunità dei fedeli, secondo lo Spirito di oggi, dovrebbe dare alle molteplici urgenze del nostro tempo.

C’ero anch’io assieme ai 6.000 tra abitanti e ospiti di un giorno.

Il papa veniva per incontrare i Focolari a Loppiano, ma Loppiano, inserita nel tessuto ecclesiale e civile della Valdarno, aveva fatto di tutto per condividere la gioia di questa visita col “territorio”, i comuni, le parrocchie, le scuole, i semplici abitanti…

Tuttavia, il papa si recava a Loppiano soprattutto per incontrare i Focolari e per dire la sua parola all’intero movimento sparso su tutto il pianeta, e del quale Loppiano costituisce, di fatto, il luogo privilegiato per mostrare nella sua ampiezza le variegate realtà di quella che la Chiesa cattolica chiama anche Opera di Maria. E il papa fu ascoltato, anche al di là delle verde colline della Valdarno, se è vero che lo streaming quella mattina segnava 70.000 unità e la Rai comunicava un milione di share per la sua trasmissione…

Una sosta brevissima, ma intensa

Difficile qualificare in una parola la ricchezza di quelle due ore scarse. In qualche modo, non solo per Loppiano e per i suoi 850 abitanti ma per tutto il Movimento dei Focolari c’è ora un prima e un dopo. Lo riconoscevano all’unisono la presidente dei Focolari, Maria Voce, e Jesus Moran, il co-presidente.

A dieci anni della scomparsa della fondatrice (2008) e di un periodo di assestamento, le parole di Francesco, in quel preciso momento, mi sono risuonate come quando, nelle corse di F1, dopo una difficoltà sul circuito, c’è da fermarsi e da ripartire, uno stop-and-go. Si è trattato di una sosta brevissima, ma questa volta è stata la Chiesa ad interpretare quel carisma che ha visto nascere ed evolvere al suo interno.

Con la sua autorevolezza, il papa ha ricavato dal tesoro di vita e di pensiero proprio dei Focolari alcune linee da sviluppare e, nello stesso tempo, ha fatto vedere con chiarezza la sintonia della realtà dei Focolari con la riforma che egli vuole imprimere alla Chiesa. Come se, con la sua esperienza e la sua sapienza secolare in fatto di carismi, questa volta Pietro volesse richiamare i Focolari, ormai alle soglie dei 75 anni – sono nati nel 1943 –, alla loro identità, spronandoli e incoraggiandoli fortemente nell’interpretare l’oggi della Chiesa.

I papi dei focolarini

Il 10 maggio, il carisma di Pietro incontrava un carisma dell’era moderna. Papa Bergoglio non ha mai incontrato Chiara Lubich, ma sembrava averle letto nell’anima al fine di spronare i suoi figli ad una fedeltà creativa.

Quando Paolo VI ricevette per la prima volta Chiara Lubich (31 ottobre 1964), la Chiesa viveva i Focolari come un’energia nuova al suo interno, un piccolo gregge che aiutava e spronava la grande Chiesa ad osare e ad esplorare con audacia nuovi orizzonti.

Paolo VI aveva notato come i giovani Focolari avessero saputo allacciare rapporti cordialissimi, molto promettenti, con il mondo della Riforma, e intendeva chiedere alla Lubich, in quell’udienza, se si poteva lanciare i Focolari anche nella direzione dei non credenti. Era a conoscenza, infatti, della presenza dei primi focolarini nel territorio della Germania Est, unica realtà cattolica che allora si era mossa da Ovest verso Est, nell’Oltrecortina.

I Focolari avevano, in quel tempo, anche fama di disturbatori della quiete della Chiesa (italiana) prima del Concilio. Ci penseranno gli sviluppi conciliari (1962-65) a scombussolarla ulteriormente.

Paolo VI li incoraggerà in tanti modi ma non visiterà mai Loppiano, nata (1965) sulla scia del concilio Vaticano II come una scuola per imparare ad attuare il Concilio, come si espresse allora il cofondatore dei Focolari, il toscano don Pasquale Foresi.

Giovanni Paolo II visiterà il Centro dei Focolari a Rocca di Papa nel 1984 e il papa coetaneo dalla fondatrice troverà i Focolari attivissimi su tanti fronti, ma forse in nessun ambito li trovò al suo fianco come nel tentativo di spostare le frontiere della Chiesa verso l’apertura alle grandi religioni. Non per niente, dopo l’incontro memorabile di Assisi 1986 con i leaders delle grandi religioni, Chiara Lubich gli scrisse che quel giorno segnava l’apice del suo pontificato, anche se poi conoscerà altri momenti significativi.

Loppiano non accolse mai Giovanni Paolo II perché un incidente domestico gli impedì di essere presente nella data programmata. Ma forse fu un bene, perché non avrebbe visto ancora Loppiano completata, come si presenta oggi.

Il papa argentino è venuto in un momento che, per varie ragioni, è sembrato felice. Ormai Loppiano ha attinto il suo pieno sviluppo, il programma iniziale datole dalla Lubich ha raggiunto, al dire dei responsabili, la pienezza di quel ch’era previsto sin dalla nascita.

La Loppiano di oggi

Ci sono gli abitanti stabili (quasi 400) e 450 che sostano per un periodo limitato per frequentare una delle 11 scuole di formazione.

C’è una chiesa-santuario diocesano che dice l’inserimento di questa realtà di dimensione internazionale nella Chiesa locale e, il 10 maggio, tutta la diocesi di Fiesole si è schierata, fino al limite della capienza, con i Focolari per festeggiare il papa.

C’è ora anche un “polo industriale” che esprime la visione sul lavoro e l’economia che la Lubich ha voluto arricchire con l’iniziativa dell’economia di comunione – una pratica che oggi ispira tanti imprenditori e che sostiene lo sviluppo di un’economia politica solidale chiamata economia civile. Il papa aveva incontrato ed elogiato queste realtà nella Sala Nervi nel 2017.

Ma, nel 2005, non c’era ancora la terza realtà, l’ultima creatura che Chiara Lubich fece nascere quattro mesi prima della sua morte: l’Istituto universitario Sophia, una realtà che un acuto osservatore della vita ecclesiale come padre Lorenzo Prezzi aveva qualificato come un primo frutto maturo della stagione dei nuovi movimenti e delle comunità ecclesiali.

I Focolari, realtà da conoscere

Lavoro, studio, formazione, sono però solo tre cardini del ricco ventaglio che si presenta a chi visita Loppiano (località situata a 25 chilometri da Firenze nella Valdarno).

Nella percezione di molti, la realtà dei Focolari rimane spesso difficile da cogliere, e per giuste ragioni, perché in questo caso si deve probabilmente parlare non tanto di un carisma ma di un grappolo di carismi.

I Focolari si esprimono con una spiritualità ma anche con una università. Sono un movimento chiaramente laico ma con una presenza non indifferente nel mondo sacerdotale e religioso, senza parlare delle parrocchie.

È un movimento solidamente ancorato alla Chiesa cattolica, ma i suoi membri sono artigiani di tante iniziative nell’ecumenismo non solo dentro le altre Chiese cristiane ma anche nel dialogo interreligioso, tanto che in un paese del Maghreb si parla di un Movimento dei Focolari musulmano. I focolarini sono nella grande maggioranza cattolici ma anche buddisti, ebrei ecc. Sono credenti ma, da decenni, sono presenti Focolari di non credenti, spesso molto attivi.

I focolarini sono sì portatori di una spiritualità ma sono presenti anche in tante attività sociali, come nell’ambito pre-politico e nella politica vera e propria. Sono una grande agenzia di formazione con varie diversificazioni per favorire le nuove generazioni e si muovono nel mondo dei media…

Cosa poteva dire un papa che oggi dedica le sue migliori energie alla trasformazione del cattolicesimo nel senso voluto dal Concilio, quando ha incontrato una realtà che ha sempre voluto incarnare lo spirito conciliare, mostrandosi aperta, inclusiva, attenta alle tante iniziative che la Chiesa sta realizzando sotto la sua guida?

Chi legge il linguaggio del corpo avrà visto un papa a suo agio, contento di queste due ore di incontro col popolo di Dio, un popolo che, pur nei suoi limiti, si dedica alle periferie, ai dialoghi, ai migranti, alla formazione delle nuove generazioni. Toccando vari dettagli, il papa, ripetendo e commentando a braccio il testo scritto, si sentiva a casa sua. Questa è, comunque, la genialità di questo papa dovunque si rechi.

Quindi, è nel suo discorso che si devono cercare gli accenti propri, l’originalità di quella mattinata. Ogni carisma ha le sue peculiarità, ripeteva sempre la Lubich: ogni carisma è uguale agli altri carismi, ma è anche più grande o più piccolo degli altri carismi. È originale in ciò che dà, ma deve anche saper ricevere, perché Dio ha parlato anche attraverso altri carismi, e tutti i carismi hanno la loro dignità.

Cosa ha detto papa Francesco?

Ci chiediamo allora: il carisma di Pietro che cosa ha detto al carisma di Chiara nel dopo-Chiara?

A quasi 75 anni dalla fondazione, i Focolari possono sentirsi ricchi di tutto il patrimonio che la Lubich ha lasciato loro. Ma è proprio davanti a questa ricchezza di doni che è normale provare un sentimento di piccolezza, di limitatezza, di inadeguatezza da parte dei membri più consapevoli. San Paolo confermerebbe che questo è il giusto atteggiamento, perché è un Altro il Signore della storia.

Papa Francesco ha colto molto bene questa situazione lanciando un messaggio ricchissimo (un osservatore commentava che 14 pagine di testo sono più della media dei messaggi papali).

Tra le tante affermazioni, quella che più mi ha colpito è stata: «Siete appena all’inizio di questa esperienza». Spalancava così il nostro orizzonte, infondeva speranza davanti al parterre di giovani di 60 paesi che hanno la vita davanti, dando loro una prospettiva concreta. E, con il tipico equilibrio bergogliano, proponeva le sue riflessioni dopo aver ricordato con parole elogiative i pionieri di Loppiano e il dovere della memoria.

Davanti alla ricchezza del patrimonio lasciato ai suoi eredi, quale piste privilegiare? Era una delle tre domande ufficiali poste al papa.

Ed ecco Francesco parlare di discernimento comunitario, di camminare con uno stile sinodale, come popolo di Dio. Particolare l’invito a rileggere con frequenza gli Atti degli apostoli.

E non poteva il gesuita educatore non parlare della franchezza nel confrontarsi ma anche della necessità di sopportare e di perseverare. Toccante anche l’argomento dell’umorismo, «l’atteggiamento umano che più si avvicina alla grazia di Dio». O il suo accenno ad una spiritualità del “noi”, riallacciando il suo testo ad un’espressione ripresa dalla Evangelii gaudium ma caro anche alla sensibilità dei Focolari: «Gesù ha redento non solo il singolo individuo, ma anche la relazione sociale».

E dal figlio di sant’Ignazio di Loyola non poteva mancare l’apprezzamento della presenza di scuole di formazione per tante realtà (giovani, famiglie, vita consacrata, sacerdoti…). Chiara Lubich aveva parlato di Loppiano anche come di una città-scuola. Papa Bergoglio ripeteva con grande enfasi: «È una grande ricchezza poter disporre a Loppiano di tutti questi centri di formazione», suggerendo di dare ad essi un nuovo slancio aprendoli su orizzonti più vasti e proiettandoli sulle frontiere della storia.

La Lubich si era sempre dedicata a sviluppare una spiritualità laica per laici. Oggi essa viene percepita come una vera spiritualità ecclesiale Ma, quando anche fedeli delle grandi religioni e non credenti l’hanno apprezzata, Chiara ha stimolato uno sforzo di traduzione e di confronto con la cultura moderna o postmoderna che sia. Strategica, in questo senso, la sua ultima creatura, che il papa qualificava come «l’esperienza accademica di frontiera dell’Istituto universitario Sophia, eretto dalla Santa Sede». E aggiungeva, con un sorriso da intenditore: «Di essa una sede locale – e me ne rallegro vivamente – sarà presto attivata in America Latina. Una università che, secondo lo spirito del recente documento sulla missione delle università cattoliche (Veritatis gaudium), vuole offrire «un contributo competente e profetico alla trasformazione missionaria della Chiesa e alla visione del nostro pianeta come un’unica patria e dell’umanità come un unico popolo, fatto di tanti popoli, che abita una casa comune».

Ma, arrivato a questo punto, il papa ancora non si fermava. Vedendo la folla internazionale che aveva davanti, ha parlato della sfida epocale di costruire «una cultura condivisa dell’incontro e una civiltà globale dell’alleanza», toccando il cuore dell’esperienza di Loppiano.

Parlando di fedeltà creativa e del coraggio dei discepoli di Gesù «di fare tante pazzie», come si narra negli Atti degli apostoli, Francesco spronava i Focolari «ad andare avanti con il soffio dello Spirito. (…) non con il buon senso, non con le nostre capacità pragmatiche, non con i nostri modi di vedere sempre limitati».

Chiudendo il suo discorso, non finiva di sorprendere riscuotendo un ampio consenso quando dichiarava che Maria «era laica, era una laica» e dicendo che qui c’era una intuizione grande. Commentava poi: «È un bell’esercizio che possiamo fare, io vi sfido a farlo…, è prendere [nel Vangelo] gli episodi della vita di Gesù più conflittuali e vedere – a Cana, per esempio – come Maria reagisce. (…) Questa è una vera scuola per andare avanti».

Il papa parlava ai focolarini? Comincio a dubitarne. Egli sembrava parlare alla Chiesa intera, anzi agli uomini di buona volontà di tutte le periferie del mondo. Forse i focolarini erano semplicemente il pretesto perché papa Francesco ponesse nuovi accenti su quel cammino secondo il soffio dello Spirito di oggi che egli intende proporre a tutto il popolo di Dio.

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Un commento

  1. Arnaldo D. 23 maggio 2018

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