Giovanni XXIII: biografia interiore

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Intervista ad Aldo Basso, prete di Mantova, per molti anni docente di scienze psicologiche. Qui presenta il suo volume Ritratto di Angelo Giuseppe Roncalli. Una biografia interiore, edizioni Velar.

  • Don Aldo, quali sono i motivi che l’hanno spinta ad affrontare una figura così nota e studiata come quella di Angelo Roncalli?

La figura di Roncalli è stata veramente oggetto di tanti studi e ricerche, come per pochi altri papi: anche a sessant’anni dalla sua scomparsa si continua a pubblicare libri di vario genere che lo riguardano. Io ho avuto la possibilità, nel corso di diversi decenni, di leggere tanti testi di Roncalli o su Roncalli, mi sono però reso conto che mancava un libro che presentasse in modo abbastanza dettagliato e approfondito i tratti della sua straordinaria personalità.

Ho voluto quindi dedicarmi a raccogliere in modo ordinato e documentato le annotazioni personali di Roncalli sparse nei suoi scritti e che illustrano i diversi aspetti della sua personalità, convinto che la verità del personaggio stia fondamentalmente in quelle sue parole insostituibili che ci aiutano a cogliere come egli guardava a sé stesso, alle persone, alla vita e ai diversi avvenimenti che l’hanno segnata.

L’ha affermato chiaramente anche mons. Capovilla, suo segretario particolare: «Chi vuol parlare e scrivere di Roncalli deve necessariamente accostarsi ai suoi scritti che hanno il pregio della stringatezza e della sintesi».

  • All’interno della monumentale ricerca storica su questo personaggio della Chiesa cattolica, dove si colloca il suo lavoro?

Il mio studio della figura di Roncalli si propone in particolare di far emergere la sua fisionomia interiore. Non si tratta quindi di una ulteriore biografia che si aggiunge alle tante che sono già state pubblicate, né vengono richiamati i contenuti più del suo magistero o i tratti salienti della sua santità o della sua spiritualità o il significato che il suo passaggio ha avuto nella storia della Chiesa.

Neppure mi sono soffermato ad analizzare la sua “impresa” più grande e che più sarà ricordata nei secoli: il Concilio Vaticano II.

Su questi e diversi altri aspetti della sua vita sono ormai disponibili numerosi studi e ricerche, sia pure di diverso valore scientifico, che li hanno ampiamente analizzati. Personalmente mi sono riproposto di far emergere la straordinaria saggezza che contraddistingue Roncalli, quella sapientia cordis [la sapienza del cuore] che già Giovanni Paolo I riconosceva a papa Giovanni quale dono per eccellenza del suo umile passaggio e che aiuta a guardare alla vita con serenità, con coraggio e con fiducia.

Anche Letizia Roncalli – una dei quattro nipoti viventi di papa Giovanni e che ha avuto la possibilità di leggere il volume – ha espresso il suo apprezzamento in una lettera personale che mi ha mandato, dove scrive tra l’altro: «Fra i tanti scritti su di lui [Roncalli] ci voleva proprio uno specifico sull’interiorità e sulla psicologia di papa Giovanni. Non ho che da complimentarmi per il lavoro ampio, faticoso e importante svolto. I risultati però ci sono tangibili e concreti».

Psicologia di un papa
  • Nella sua introduzione lei parla di un’analisi anche psicologica di Papa Giovanni: quali ne sono i tratti più caratteristici?

Ogni tratto della personalità di Roncalli preso in esame è preceduto da alcune brevi considerazioni che hanno lo scopo di precisare il significato e l’importanza che ciascuno di essi ha nella realizzazione della maturità personale: si tratta di sottolineature di carattere che permettono di abbozzare una sorta di “profilo psicologico” che con questo studio ho tentato di realizzare.

Naturalmente diversi tratti della personalità di Roncalli sono stati analizzati e illustrati in diverse pubblicazioni, come ad esempio la sua bontà, la sua pazienza e mitezza, il suo stile colloquiale semplice e facilmente comprensibile.

Altri tratti che finora non sono stati messi particolarmente in evidenza e sui quali ho cercato di soffermarmi sono ad esempio il suo amore per lo studio e la sua vasta cultura, l’arguzia e l’umorismo, l’autonomia e la sicurezza emotiva, il suo modo di esercitare l’autorità e il suo stile educativo, il suo modo di rapportarsi con la donna (segnato in modo molto evidente dal tipo di formazione che veniva offerto ai seminaristi e ai preti tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento).

  • Nell’agiografia popolare e non di questo Santo, quali elementi si sente di confermare e quali di correggere o smentire?

Tra gli aspetti che, nella vita di Roncalli, sono stati particolarmente richiamati e illustrati vi è senz’altro la sua bontà (il “papa buono”), la grande capacità di dialogo anche con le persone di altre confessioni religiose, il suo grande amore per la Chiesa, l’atteggiamento eminentemente pastorale con il quale egli ha vissuto il servizio diplomatico.

Nel mio libro ho però voluto mettere in evidenza anche aspetti meno noti di Roncalli o rettificare certe immagini che nell’immaginario collettivo si hanno di lui. Così, ad esempio, ho voluto evidenziare anzitutto le doti intellettuali e la preparazione culturale di Roncalli – Melloni afferma che Roncalli era più intelligente che buono! – ho richiamato testimonianze di persone che hanno visto in lui un uomo buono ma niente affatto ingenuo e anche furbo.

Ho evidenziato la grande capacità di autonomia e sicurezza interiore coniugate ad un atteggiamento di costante e non raramente sofferta obbedienza ai superiori. Ho messo in luce anche una certa “severità” di Roncalli come educatore dei giovani.

  • Secondo i tratti da lei delineati, quali sono, a suo parere, i grandi meriti di questo Papa nella storia della Chiesa e, perché no, nella storia mondiale?

Roncalli ha tenuto sempre lo sguardo diritto verso Dio, imparando da lì la vera umanità. Egli ci fa comprendere che si avrà sempre bisogno di uomini il cui intelletto sia illuminato dalla luce di Dio e a cui Dio apra il cuore, in modo che il loro intelletto possa parlare all’intelletto degli altri e il loro cuore possa aprire il cuore degli altri.

Roncalli appartiene a questo tipo di uomini, uno di quelli che aiuta a discernere il luogo in cui sorge la luce. Nella tradizione sapienziale ebraica la sapienza è l’arte di saper dirigere la vita e il sapiente è colui che insegna a tener saldo il timone della nave della vita.

Roncalli ha testimoniato uno stile nuovo e originale nell’esercizio del servizio diplomatico, ha favorito processi di riavvicinamento e di maggior stima tra confessioni religiose e culture che fino ad allora si confrontavano con diffidenza e paura, ha creato le condizioni affinché uomini di Chiesa potessero esprimersi con maggiore libertà e offrire così un servizio prezioso alla Chiesa stessa (ricordo, ad esempio, Mazzolari o certi teologi come Congar, De Lubac, Chenu).

In particolare, si riconosce a Roncalli il merito di aver impedito lo scontro diretto e certamente tragico tra Russia e Stati Uniti nella questione dei missili a Cuba. Infine, e soprattutto, tutti riconoscono a Roncalli il merito di aver favorito una svolta profonda nella vita della Chiesa con l’avvio del Concilio Vaticano II: “impresa” che lo consacrerà tra i grandi papi della storia.

Quello che ci lascia
  • Cosa ha lasciato in lei, come uomo e sacerdote, questo lungo lavoro?

Come scrivo nell’Introduzione, il libro è nato da una sorta di “incantamento” provato da chi ha avuto la fortuna e la gioia di conoscere Roncalli attraverso la lettura dei suoi scritti o la testimonianza offerta da diversi studiosi che si sono occupati di lui.

Roncalli è stato un uomo che ha scelto di essere pienamente e semplicemente sé stesso e che ha esercitato su milioni di persone un fascino straordinario: un fascino che, come è ben evidenziato nel libro, suppone ascesi, distacco da sé e quasi una non coscienza del fascino stesso.

Sento che sono vere anche per me le parole del card. Montini, che uscendo un giorno da una udienza con Giovanni XXIII, confidò a Capovilla: «Quest’uomo ha il dono di toglierti l’affanno dal cuore». Rileggere gli scritti di Roncalli significa – come ancora il card. Montini ricorda – «provare quel gaudio non piccolo nel delibare le sue succose sentenze» e sperimentare la verità delle parole bibliche: «Tra gli insensati bada al tempo, ma tra i saggi fermati a lungo» (Sir 27,12).

Non so che ne sarà di questo mio libro – Manzoni ricorda che Da tante cose dipende la celebrità de’ libri[1]; rimango comunque convinto che chi leggerà queste pagine sarà contento di aver conosciuto più da vicino una figura straordinaria, che ha segnato la storia; mi auguro anche che possa vedere a poco a poco sorgere lentamente dalla penombra il volto di Roncalli, che lo guarda con il suo viso così buono.

 Lascio con queste pagine un ricordo per l’amato papa Giovanni, che spero di incontrare di persona – al mio approdo sull’altra riva – ove penso mi attenda con il suo benevolo sorriso.


[1] Alessandro Manzoni, I Promessi Sposi, c. XXXIII.

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