Il papa in Bulgaria e Macedonia del Nord

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Tre giorni, due paesi, 2000 chilometri di viaggio, 12 discorsi in 14 incontri diversi: sono gli impegni del primo viaggio del papa, dal 5 al 7 maggio, in Bulgaria e nella Macedonia del Nord. Si tratta di un programma estremamente denso. Non solo come programma in sé, ma anche per i contenuti di questo viaggio pastorale. Riguarderà l’Europa, l’ecumenismo – in questo caso particolarmente delicato con l’ortodossia –, la vita delle comunità cattoliche di minoranza e una santa di fama mondiale.

A Skopje, il 7 maggio il papa visiterà il luogo natale di Madre Teresa di Calcutta, originaria dell’Europa del sud-ovest, ma diventata grande in India. Prima si fermerà due giorni in Bulgaria e visiterà, oltre Sofia, anche la piccola città di Rakowski, l’unica nel paese con una popolazione a maggioranza cattolica.

Questo è il 29° viaggio all’estero di papa Francesco e, dopo le visite in Albania (2014) e nella capitale bosniaca Sarajevo (2015), sarà il terzo nella regione balcanica. Dal 31 maggio al 2 giugno, si recherà anche in Romania.

Il motto della visita di dieci ore nella Macedonia del Nord è tratto dal Vangelo di Luca dove è scritto: «Non temere piccolo gregge». Nella Macedonia del Nord i cattolici costituiscono una minoranza in mezzo a un popolazione in maggioranza ortodossa, così come anche in Bulgaria. Il motto scelto dal papa per questo è “Pacem in terris”, un’allusione all’omonima enciclica di papa Giovanni XXIII. Papa Roncalli fu nunzio apostolico in Bulgaria dal 1925 al 1934. L’unica visita finora di un capo della Chiesa cattolica in Bulgaria fu quella di papa Giovanni Paolo II nel 2002, con il suo viaggio nei Balcani.

Secondo i dati del Dipartimento di Stato USA, i cattolici della Bulgaria costituiscono l’0,8% della popolazione; il 75% sono ortodossi, in gran parte appartenenti alla Chiesa ortodossa bulgara. Il secondo maggior gruppo è costituito dai musulmani, con il 10%.

Nella Macedonia del Nord circa il 65% appartiene alla Chiesa orientale ortodossa; i musulmani sono il 10%, mentre i cattolici non arrivano all’1%.

Le tappe in Bulgaria

A Sofia, papa Francesco sarà ricevuto in apertura, il 5 maggio, dal presidente bulgaro Rumen Radev e dal primo ministro Boyko Borisov, prima di parlare ai rappresentanti del governo, ai diplomatici e ai rappresentanti della società civile.

Quindi ci sarà il momento più cruciale di questo viaggio: la visita al Santo Sinodo, organo direttivo della Chiesa ortodossa bulgara. Francesco sarà accolto con freddo distacco. In una dichiarazione dei primi di aprile, il Sinodo ha precisato che a invitare il papa – come di consueto – sono stati il presidente e la Chiesa cattolica; l’aggiunta “non noi” si poteva cogliere chiaramente tra le righe. Le “Sante Leggi” del Sinodo proibiscono di pregare insieme, e più ancora di celebrare un culto ecumenico.

Il coro patriarcale non è autorizzato a cantare e anche un diacono ortodosso solo all’interno di un edificio ecclesiastico può far da traduttore al papa. Tuttavia il patriarca bulgaro ortodosso Neofit (73 anni) ha successivamente espresso la speranza che il suo incontro con il papa avvenga «in uno spirito di comprensione e di buone relazioni».

I rapporti ecumenici tra i semplici fedeli, stando alle affermazioni di un sacerdote cattolico in Bulgaria, sarebbero buoni. Ma colpisce il fatto che la più grande Chiesa del paese sia assente alla programmata preghiera del papa per la pace, a Sofia, il pomeriggio del 6 maggio, con i rappresentanti delle diverse confessioni.

Tuttavia Francesco, il giorno prima, potrà recarsi nella cattedrale patriarcale di Sant’Alessandro Newski e qui potrà pregare “in forma privata” davanti al cosiddetto trono di Cirillo e Metodio, gli apostoli slavi, patroni d’Europa. Successivamente, nella piazza davanti alla cattedrale ortodossa, reciterà la preghiera mariana del Regina coeli. C’è una grande attesa per ciò che Francesco dirà all’omelia durante la messa pomeridiana sulla piazza del principe Alessandro.

Nella mattina di lunedì 6 maggio, il papa si recherà a visitare un campo profughi, prima di prendere il volo per Rakowski, a 150 chilometri di distanza. Questa piccola città di 15.000 abitanti è considerata il centro cattolico del paese ed è la sola città bulgara a maggioranza cattolica.
Il papa nella chiesa locale del Sacro Cuore amministrerà la prima comunione a 150 bambini del luogo. Rakowski sarà quindi sotto i riflettori del media bulgari.

Un denso programma a Skopje

Martedì mattina, 7 maggio, Francesco volerà da Sofia alla capitale della Macedonia del Nord, Skopje. Rimarrà una decina d’ore in questo paese che recentemente ha acquisito il suo nome internazionalmente riconosciuto. Avrà un programma molto denso che si svolgerà secondo lo schema consueto: accoglienza e visita al direttivo dello Stato, discorso ai politici e alla società, una messa, una preghiera ecumenica con i giovani e un incontro con i sacerdoti e i religiosi del paese.

A Skopje, Francesco sarà ricevuto dal presidente uscente Djordje Ivanov. Due giorni dopo, gli elettori della Macedonia sceglieranno il suo successore in un ballottaggio tra il candidato socialdemocratico Stevo Pendarovski e la conservatrice Gordana Siljanovska. È previsto anche un incontro con il capo del governo Zorean Zaev, forza motrice del recente regolamento nel conflitto con Atene riguardante il nome. Il papa nel palazzo presidenziale terrà il consueto discorso ai rappresentanti della politica, della società e della diplomazia.

Nel logo del viaggio del papa nella Macedonia del Nord il Vaticano commemora la figlia più celebre di Skopje, la fondatrice di un ordine religioso, insignita del premio Nobel per la pace, Madre Teresa di Calcutta (1910–1997). Il soggetto riproduce le strisce blu del bordo del tradizionale sari della santa nativa col nome di Agnès Gonxha Bojaxhiu.

La visita alla casa memoriale di Madre Teresa, che il papa compirà martedì mattina assieme ad altri rappresentanti religiosi, sarà certamente seguita con la massima attenzione. Qui, dopo la preghiera, avrà luogo un incontro con alcuni poveri.

Il vescovo cattolico di Skopje, Kiro Stojanov, spera che la visita di Francesco porti frutti oltre che religiosi anche sociali. «Penso che questa visita darà un grande contributo alla stabilità della regione in cui continuano ad esserci tensioni e paure», ha dichiarato in un’intervista al portale online macedoniano “katolici.mk”.

Pubblicato su Kathpress il 26 aprile 2019.

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