Papa Francesco, Zika e i contraccettivi

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Diversi sono stati gli interventi suscitati dalle parole di papa Francesco in risposta alla domanda di un giornalista, nel corso della conferenza stampa sul volo di ritorno dal Messico, in merito alle misure per combattere il dilagare del virus Zika in sospetta concomitanza con l’aumento dei casi di neonati affetti da microcefalia.

Sull’ultimo numero della rivista dei gesuiti statunitensi, AMERICA, James F. Keenan S.J., docente al Boston College (e conosciuto anche in Italia per aver fatto parte del Comitato organizzatore del Convegno internazionale svoltosi a Trento nel 2010, «Catholic Theological Ethics in the World Church». «In the current of History. From Trent to the Future»), commenta da teologo morale la risposta del papa.

«Evitare la gravidanza non è un male assoluto» ha detto Bergoglio che ha ben distinto aborto e contraccezione. L’aborto «non è un male minore», ma «un crimine», altro discorso è quello della responsabilità di evitare la gravidanza.

Per capire il ragionamento morale del papa, dobbiamo seguire attenerci, spiega Keenan, alla tipologia di domanda e risposta tipica della conferenza stampa. Paloma Garcia Ovejero di «Cope» ha chiesto: «Santo Padre, da qualche settimana c’è molta preoccupazione in parecchi Paesi latinoamericani, ma anche in Europa, per il virus «Zika». Il rischio più grande sarebbe per le donne in gravidanza: c’è angoscia. Alcune autorità hanno proposto l’aborto, oppure di evitare la gravidanza. In questo caso, la Chiesa può prendere in considerazione il concetto di «male minore»?»

Dopo aver distinto tra aborto e contraccezione il papa fa riferimento ad un caso sorto all’inizio degli anni ‘60 all’epoca del pontificato di Paolo VI quando era stato consentito alle suore africane in Congo di usare contraccettivi in ​​caso di stupro.

Invocando il caso di suore che usano contraccettivi nei casi di possibile stupro come riferimento per riflettere sulla contraccezione all’epoca del virus Zika, spiega Keenan, il papa rifiuta non solo l’aborto come una scelta legittima, ma conclude, invitando «i medici a fare tutto il possibile per predisporre dei vaccini contro le zanzare del genere Aedes vettori di Zika.

In primo luogo, il papa, che ha poco tempo per articolare una casistica deduttiva, rispondere alla giornalista, utilizzando la frase «male minore», non come principio, ma come un semplice descrittore del «principio del male minore. «L’aborto non potrebbe mai essere considerato un male minore, perché è sempre un male assoluto; ma evitare la gravidanza non è». E’ chiaro che il Papa quindi invoca induttivamente un caso «permesso» che coinvolge la contraccezione, ben consapevole che la Chiesa insegni che la contraccezione è moralmente sbagliata.

Dobbiamo notare, continua Keenan, che papa Francesco non cambia la dottrina sulla contraccezione, che resta moralmente sbagliata. Ma lui in questo caso è lì ad invocare un permesso in un caso eccezionale per rispondere cioè alla domanda riguardo al controllo delle nascite in concomitanza col rapido diffondersi del virus Zika. Mentre non vi è alcun cambiamento nell’insegnamento della «Humanae Vitae» sulla contraccezione, il papa sta suggerendo un’analogia tra il caso Zika e quello che ha indotto la deroga del Beato Paolo VI alle suore in Africa.

Anche se molti dei più illustri teologi romani hanno pesato positivamente sulla questione (la discussione può essere trovato in Ambrogio Valsecchi: Il controllo delle nascite dibattito 1958-1968 Washington, DC: Corpus Libri, 1967, 26-36; Edward Bayer, stupro all’interno del matrimonio: A Analisi morale ritardato Lanham: University Press of America, 1985 82-92, 114-127), secondo il giudizio di Keenan, la questione non è stata mai risolta in maniera definitiva.

Il caso non era semplicemente se una donna consacrata avesse potuto o meno assumere la pillola. E’accaduto che a queste donne sono stati somministrati farmaci anovulanti da medici missionari. In altre parole, non si è trattato di un’azione privata personale, bensì di una politica di salute pubblica che ha coinvolto medici cattolici in ospedali cattolici che han fornito contraccezione a donne cattoliche, consacrate.

Invocando questo caso pubblico e affermando che è stato approvato dal beato Paolo VI, papa Francesco intende ricordarci che la questione della contraccezione nelle aree di diffusione del virus Zika, non sia semplicemente una questione della decisione di una singola donna, conclude Keenan.

È soprattutto una questione di pratiche quotidiane in strutture sanitarie cattoliche messe a punto da personale medico-infermieristico cattolico con l’unico obiettivo dichiarato della lotta per tutelare le esigenze di salute delle persone sotto la minaccia del virus.

Un’esigenza di responsabilità, tutto qui.

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