Un papa attento ai “segni dei tempi”

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fratelli tutti

Diversi giorni fa, notizie sensazionali e sorprendenti dal Vaticano sono apparse sulle prime pagine dei principali quotidiani mondiali. A prescindere dalla forma, la sostanza del messaggio riguardava papa Francesco che ha shoccato il mondo parlando degli omosessuali e del loro diritto ad amare in modo molto umano, come persone normali del 21° secolo che sono tenere di cuore e hanno la testa a posto sulle loro spalle.

Parlava come se non ci fossero stati lunghi secoli di paura, pregiudizi e odio verso le persone non eterosessuali – pregiudizi che hanno causato una quantità di tragedie umane e indotto molti al suicidio. Non molto tempo fa, un certo numero di tragedie di questo tipo sono avvenute nella nostra campagna ceca dovute al timore della reazione di una famiglia cattolica conservatrice al coming out di un adolescente.

Questa volta, il papa non si è accontentato di un semplice riferimento alla posizione pseudo-progressista ma, di fatto, incoerente dei documenti della Chiesa esistenti che raccomandano di trattare le persone LGBT «con comprensione», proponendo tuttavia ai credenti omosessuali l’astinenza per tutta la vita come unica soluzione accettabile.

La gente sta perdendo la pazienza nel leggere documenti della Chiesa, che ricordano una fiaba di una ragazza intelligente che era stata invitata a venire al castello «né nuda né vestita». Non dimenticherò mai gli occhi e la voce di un certo intellettuale cattolico gay che rispose alle mie parole che forse avremmo potuto accettare la sua unione come un “male minore” – parole che io allora bona fide consideravo le più generose e progressiste da parte mia come confessore – con una domanda tranquilla: «Padre, perché dovrei considerare il rapporto di tutta una vita di amore, di fedeltà e di reciproco sostegno con il mio partner come un male?».

Nei decenni successivi ho esperimentato sorprese ancora più grandi rendendomi conto che la percezione di un’alta percentuale di gay nel clero cattolico non è solo dovuta a pettegolezzi malevoli diffusi dai nemici della Chiesa. Ne ho conosciuto una grande varietà: da coloro che hanno vissuto una vita di assoluta castità, proiettando una sorta di maternità delicata e comprensiva nel loro approccio pastorale alle persone, a coloro che negavano del tutto il loro orientamento sessuale, vivendo una doppia vita e compensando i loro conflitti interiori come risultato di questa situazione esercitando un’aggressività ultraconservatrice nei confronti degli omosessuali.

Dietro quasi a tutti i casi dei più zelanti attivisti contro lo “tsunami dell’omosessualità” ho scoperto, grazie alla mia esperienza di pratica psicoterapeutica, un prete che cercava di “soffocare” il suo problema personale.

Reazioni alla dichiarazione del papa

Non è chiaro ciò che ha detto esattamente il papa in quel documentario; il suo sostegno alle «unioni civili» (non il “matrimonio”) delle persone LGBT e un approccio umano ad esse è di vecchia data e ben noto in molte sue precedenti dichiarazioni.

Io mi aspettavo una reazione dei nemici conservatori di papa Francesco alle sue più recenti parole. Ci saranno ancora nuove «correzioni filiali» da parte di un gruppo di teologi conservatori e dubia (dubbi, obiezioni) di alcuni cardinali come in precedenza, quando papa Francesco ha ricordato con sensibilità nella sua enciclica Amoris laetitia che a tutte le persone divorziate risposate non deve essere negata severamente l’eucaristia e imposta l’astinenza sessuale nel loro secondo matrimonio in ogni circostanza e per sempre ma che ogni caso va affrontato con saggezza e gentilezza, tenendo conto anche della loro coscienza?

Ciò che questi oppositori chiedono al papa è la rigida adesione alla lettera della Legge. Questo è esattamente l’atteggiamento a cui Gesù si oppose durante tutta la sua vita nei suoi incontri con alcune élites religiose del suo tempo, invitando i suoi discepoli a guardarsi dal «lievito dei farisei».

Penso che i farisei di oggi stiano ancora deliberando sulla loro azione. Si è sentito dire da alcuni vescovi che il papa frivolmente si è lasciato sfuggire qualcosa di troppo davanti alla telecamera e che le sue parole non hanno autorità dogmatica. «Calmatevi, amici! Il papa non ha detto nulla di importante: tutto e sempre procederà alla vecchia maniera!».

Questo corrisponde esattamente a quanto mi ha riferito un certo prelato ceco poco dopo che papa Francesco era stato eletto: «Mi è stato detto in Vaticano: stai calmo e tranquillo, il papa è vecchio, morirà presto e poi tutto tornerà alla vecchia maniera!».

Allo stesso modo, gli scribi curiali avevano cercato conforto nell’età di papa Giovanni XXIII prima che annunciasse un concilio di riforma che avrebbe cambiato per sempre la storia della Chiesa cattolica.

Uno dei nostri principali rappresentanti della Chiesa ceca ha inventato la teoria più elaborata finora, di una politica del complotto: il regista del film è un omosessuale e il film è stato realizzato per influenzare le elezioni presidenziali negli Stati Uniti!

omosessualita

Francesco e Trump: due mondi opposti

Le teorie del complotto del film con papa Francesco sarebbero certamente adatte alle persone che salutano il cinico politico completamente amorale, bugiardo, arrogante la cui intera vita, azione e atteggiamento mostrano apertamente che il suo unico dio è il denaro che può permettergli di comprarsi i beni più lussuosi¸ i grattacieli più alti, belle mogli (da cambiare come camicie) e, in definitiva, il massimo potere politico in questo pianeta (sebbene la sua personalità sia immatura per detenere qualsiasi responsabilità politica) come il difensore che salva i “valori cristiani”.

Sì, ci sono persone tra alcuni evangelicali e ultras cattolici che si trasformano in automi non umani senza ragione e coscienza non appena si preme il pulsante “Criminalizzare l’aborto” o “Via gli omosessuali, stranieri e immigrati”. Il loro riflesso di Pavlov subito si attiva e sono pronti a ballare al suo ritmo, anche se il suonatore fosse il diavolo in persona. Sono completamente ignari delle qualità morali e intellettuali di un individuo del genere; per lui o lei diventa immediatamente il loro “eroe cristiano”.

Più che per le loro parole, le persone possono essere identificate attraverso il loro linguaggio del corpo. Quando si guardano discorsi politici, è utile disattivare l’audio ed esaminare attentamente la mimica facciale e i gesti del politico. Consiglio di studiare i gesti sopra le righe di Trump, il suo mento in avanti in maniera compiaciuta, i suoi sorrisi artificiali e il suo applaudire a se stesso, e poi riprodurre le attuali registrazioni con i discorsi di Mussolini. Le somiglianze sono sorprendenti!

È del tutto logico che coloro che ammirano Trump abbiano a odiare papa Francesco. Non è una questione di semplice preferenza politica, quanto piuttosto una scelta morale e culturale fondamentale. Se la Chiesa deve essere un «ospedale da campo», i suoi compiti profetici devono includere l’analisi del clima morale e politico della società e fornire una visione critica dei rispettivi protagonisti. Grazie alla sua esperienza di persecuzione, è forse la Chiesa della nostra parte del mondo a non dover essere una “Chiesa silenziosa” in un tempo in cui i simboli religiosi vengono abusati per fini politici dall’estrema destra.

Il papa non riforma dogmi e statuti ma la vita della Chiesa

Torniamo, tuttavia, a papa Francesco e al suo stile di riforma della Chiesa che è già divenuto evidente in più occasioni. Il papa non è un rivoluzionario deciso a cambiare la dottrina della Chiesa. Coloro che l’hanno conosciuto bene da decenni dicono che non è un progressista teologico; piuttosto, è misericordioso. La misericordia è la chiave per comprendere la sua personalità e la sua riforma.

Questo papa non cambia standard scritti, né abbatte le strutture esterne; tuttavia, trasforma la prassi e la vita. Non cambia la Chiesa dall’esterno. Piuttosto, la trasforma molto in maniera più profonda – spiritualmente, dall’interno. La trasforma mediante lo spirito del vangelo; è una rivoluzione della misericordia. Nel suo caso, queste parole non sono semplici pie frasi vuote. Perciò, la sua riforma ha un potenziale per cambiare la Chiesa e riportarla al cuore del messaggio di Gesù più profondamente di molte riforme del passato.

Per contrastare Francesco, sulla scena cattolica ceca dei “detentori della verità” è apparso un pamphlet intitolato con la suggestiva domanda: Misericordia senza verità? Io ho deciso di non rispondere all’opuscolo, confidando che per il lettore critico lo stesso titolo avrebbe immediatamente suscitato la contro domanda: Verità senza misericordia?

L’enfasi sulla convinzione che il cambiamento del comportamento è qualcosa di più del cambiamento della lettera della legge e delle strutture ha ispirato non solo la Chiesa primitiva ma anche, per esempio, la filosofia del dissenso politico nell’era comunista.

Nella lettera a Filemone leggiamo una storia paradigmatica. L’apostolo Paolo si prese cura dello schiavo in fuga Onesimo, lo battezzò e lo rimandò dal suo padrone cristiano, Filemone, con l’aggiunta che lo schiavo continuerà a servirlo. Tuttavia, Filemone ora deve ricordare che Onesimo è suo fratello in Cristo.

Il cristianesimo non raccomanda un violento rovesciamento rivoluzionario del sistema di schiavitù come la ribellione di Spartaco. Piuttosto, chiede di creare un clima morale di fratellanza umana e il rispetto reciproco del valore di ogni essere umano in cui il sistema di schiavitù deve alla fine tirare il suo ultimo respiro. Tuttavia, è necessario aggiungere che la Chiesa ha fatto molto poco per adottare questa posizione sulla schiavitù nella sua storia successiva. Questa enfasi sarà ripetutamente evocata disperatamente da figure profetiche come Bartolomé de las Casas e altri.

Trovo una certa analogia con l’etica politica nel dissenso anticomunista, in particolare nel movimento Carta 77 in Cecoslovacchia. I firmatari della Carta non hanno chiesto un rovesciamento rivoluzionario del governo comunista nel periodo dell’occupazione sovietica (1968-89). Al contrario, hanno accompagnato una sfida al governo invitandolo a rispettare le sue leggi (una sfida che ben sapevano non sarebbe stata accettata dal governo) con una sfida rivolta ai cittadini a iniziare ad agire come persone libere, cioè come se le leggi fossero state vigenti.

Inoltre, i firmatari della Carta sono diventati dei modelli di comportamento di questo tipo, anche se dovevano attendersi come risposta intimidazioni e repressioni. Tuttavia, questo esempio di resistenza morale nonviolenta e di comportamento alternativo era diventato una “scuola di coraggio” che, nelle specifiche circostanze economiche, politiche estere e culturali alla fine degli anni ’80, portò a proteste di massa e alla rapida capitolazione con apparente «incredibile facilità» del regime comunista.

È senza dubbio utile enumerare una quantità di varie influenze nell’annus mirabilis del 1989, ma sarebbe cinico dimenticare che molti individui iniziarono allora – almeno per un breve periodo – a comportarsi come persone veramente libere.

Preghiera papa controcoronavirus

Sì, la mentalità di un certo tipo di “cattolicesimo senza cristianesimo” (che considera oggi Donald Trump come suo idolo) ci ricorda davvero non solo gli scribi e farisei del tempo di Gesù ma anche il regime burocratico comunista nella sua fase finale. Come si potrebbe vivere con questo peso della storia della Chiesa, mantenere il rispetto per la Chiesa, sentire cum ecclesia e la fedeltà al Vangelo e attingere la forza nella promessa di Dio di darci un “futuro pieno di speranza”?

Papa Francesco non cambia i dogmi, e non sfida nemmeno quelle sezioni dei documenti della Chiesa che rappresentano, sperando che tutti le conoscano, i “prodotti” scaduti da tempo e che ora sono velenosi e nocivi. Allo stesso modo, neanche il concilio Vaticano II ha ufficialmente annullato, ad esempio, gli indifendibili anatemi di Pio IX riguardanti la libertà di coscienza, di stampa e di religione (il famigerato Sillabo degli errori). Piuttosto, ha pubblicato un documento vincolante (la costituzione Gaudium et spes) che ha trasformato questi valori, fino ad allora rifiutati dalla Chiesa, in una parte integrante del suo insegnamento. I cambiamenti di stile di comportamento e di approccio pastorale (il Vaticano II ha inteso essere un «concilio pastorale»), ha portato tuttavia numerose strutture e formulazioni ufficiali semplicemente prima o poi al loro declino.

Con il suo esempio personale di coraggio cristiano, papa Francesco ci ispira a non essere né intimiditi né scoraggiati da alcuni eventi nella Chiesa. Ci invita piuttosto ad agire come liberi figli di Dio, vivendo responsabilmente la libertà con cui Cristo ci ha liberati e a non lasciarci imporre di nuovo il giogo della schiavitù della religione della legge, come ci ammonisce Paolo apostolo nella lettera ai Galati.

«Non sta succedendo niente, tutto rimarrà come prima!», gridano gli esagitati affossatori della Chiesa, i seguaci di una religione morta. Sì, non c’è in realtà nulla che potrebbe intrappolare papa Francesco o lapidarlo come volevano fare gli abitanti di Nazareth con Gesù. Francesco non è un eretico, e nemmeno lo sono coloro che hanno accolto il suo invito al rinnovamento spirituale della Chiesa. È necessario continuare in questo spirito confidando nel potere rivoluzionario della misericordia di Dio che è l’alfa e l’omega della teologia di Francesco, anche se il papa stesso ha perso il potere di portare avanti la riforma necessaria.

All’inizio dell’Anno della Misericordia alcuni di noi avevano certi dubbi teologici sul fatto che la nozione di misericordia non interpretasse l’amore di Dio troppo “dall’alto”. Tuttavia, si è visto chiaro il motivo per cui il papa ci chiama alla misericordia attraverso la quale noi invitiamo Dio dentro le relazioni umane complesse e dolorose, non come garante di principi immutabili ma come un potere amabile, cortese, generoso, comprensivo, indulgente e risanante capace di trasformare l’essere umano, la Chiesa e la società.

La linea orizzontale della “fratellanza umana” di cui ha parlato il papa nella recente enciclica Fratelli tutti ha bisogno della linea verticale dell’amore come misericordia infinita che supera ogni confine umanamente concepibile; è l’amore senza confini verso il quale possiamo solo dirigerci come obiettivo che non sarà pienamente realizzato finché non saremo accolti tra le braccia di Dio. Questo ideale non deve diventare una “legge”, secondo gran parte delle parole importanti di Gesù. Piuttosto, deve rimanere un impulso costantemente provocatorio e profeticamente ispiratore con cui nessun cristiano potrà mai “giungere alla fine”.

All’inizio della pandemia alcuni cristiani tentarono nuovamente di giocare la loro carta di un dio malvagio e vendicativo con il quale potevano spaventare coloro che si erano già disimpegnati dall’influenza della Chiesa. La paura è sempre stata un terreno fertile per gli imprenditori di una falsa religione. Ogni dolore umano si presta per loro come presunta prova delle loro visioni apocalittiche. Come Giovanni Paolo II, anche papa Francesco ripete sottolineando le parole di Gesù piene di speranza e di forza: Non abbiate paura! Non lasciatevi intimidire!

La pandemia del fondamentalismo e un nuovo ecumenismo

Devo ammettere che anche in questi giorni in cui il coronavirus sta uccidendo molta gente nel mio paese, personalmente non posso non preoccuparmi di un’altra pandemia, cioè quella del fondamentalismo e del bigottismo. Guardando ai sostenitori cattolici di Donald Trump, combatto contro la forte tentazione dello scetticismo: «il dialogo ecumenico all’interno della Chiesa cattolica è ancora possibile?».

Trovo che il dialogo interreligioso, e in particolare con persone istruite e riflessive al di fuori della Chiesa, è molto più facile di qualsiasi comunicazione con le persone che mescolano la religione con gli sforzi populisti e nazionalisti. Per mezzo secolo ho vissuto un grande sogno di unire tutti coloro che credono in Cristo. Oggi, per me, questo sogno è andato in fumo. Ci sono differenze che considero insuperabili – e queste differenze non sono tra le Chiese ma piuttosto in mezzo a loro.

Non posso davvero marciare sotto la stessa bandiera con persone che affermano con sicurezza di sapere che Dio ha creato il mondo in sei giorni; che Mosè è l’autore dei Cinque libri di Mosè (compresi i passaggi sulla sua morte); che i reperti dell’Arca di Noè furono recuperati sul Monte Ararat; con coloro che sono contrari all’ordinazione delle donne affermando che Gesù non ha scelto nessuna donna come suo apostolo (dopotutto, non ha scelto nessuno di noi, nemmeno i gentili incirconcisi. Seguendo questa logica, non possiamo perciò ordinare alcun non ebreo?); con coloro che ignorano che la vittoria acclamata dei gruppi “pro-vita” in Polonia, la criminalizzazione dell’aborto, incoraggerà il “turismo dell’aborto” delle donne polacche nella Repubblica Ceca e in Slovacchia, contribuendo ben poco alla proclamata protezione del non nato, non riuscendo a fermare effettivamente il male dell’aborto. Non è forse chiaro che molte proteste “pro-famiglia” hanno poco a che fare con il sostegno alle famiglie?

Queste sono, di fatto, proteste contro i diritti degli omosessuali, in Polonia a volte anche collegate ad aggressioni fisiche contro di essi. In Polonia è attualmente in corso il processo di secolarizzazione più veloce d’Europa; se alcuni vescovi sostengono a volte con miopia i politici autoritari nazionalisti che abusano cinicamente del cristianesimo per i loro fini, sono complici del fatto se una parte importante della società polacca, compresa specialmente la giovane generazione, si allontanerà definitivamente dalla Chiesa e la “Polonia cattolica”, come la “cattolica Irlanda”, finirà per essere storia.

Un cristianesimo diventato ideologia

Per un gran numero di cristiani di oggi, il contenuto positivo della fede si è svuotato. Pertanto, sentono il bisogno di fondare la loro “identità cristiana” su “guerre culturali” contro i preservativi, l’aborto, il matrimonio tra persone dello stesso sesso ecc. Papa Francesco è stato sufficientemente coraggioso da riferirsi a questo cattolicesimo ridotto e negativamente definito come “ossessione nevrotica”.

Io non ho assolutamente intenzione di lasciare la Chiesa dove continuerò a incontrare persone con tali vedute e convinzioni morali all’unica mensa eucaristica. Sono ben consapevole di essere anch’io una persona umana fallibile e incline all’errore. Tuttavia, lotto con un grande dubbio: non è forse il momento di lasciarsi alle spalle l’obiettivo dell’ecumenismo di “tutti i cristiani” e invece concentrare tutte le energie sull’approfondimento di un fecondo ecumenismo (condivisione, sinergia e reciproco arricchimento) tra le persone dotate di raziocinio, sia credenti che non credenti? Dobbiamo continuare a sprecare tempo ed energie in inutili tentativi di dialogare con persone esagitate che si mettono sulla difensiva quando viene usata la stessa parola dialogo – anche se possiamo forse capire la motivazione soggettiva della loro posizione?

Uno dei portavoce della destra cattolica ceca, un ex presidente della loro organizzazione e accanito attivista contro l’Unione Europea ha posto «ecumenismo e omosessualità» uno accanto all’altro nell’elenco dei nemici della vera Chiesa nel suo manifesto molto tempo fa.

Oggi, persone con una mentalità del genere trovano il sostegno di una certa parte della gerarchia ecclesiastica per le loro nomine nei comitati dei media nel nostro paese.

orban e salvini

In Ungheria e Polonia, questi aderenti alla “democrazia illiberale” (lo stato autoritario) eliminano passo passo la libertà e l’indipendenza dei media, la giustizia, le organizzazioni non governative e le università.

Sì, recitiamo la stessa preghiera del Signore e lo stesso Credo insieme a queste persone. Non nego che ci siano persone buone e oneste tra loro. Tuttavia, temo che viviamo in universi paralleli non collegabili.

Ascoltando un certo discorso apocalittico sul mondo depravato che non contiene la minima scintilla del vangelo, della fede, dell’amore e della speranza e il cui autore non poteva essere scusato per la sua semplicità di mente, ho perso la convinzione di essere veramente legato attraverso la medesima religione con persone di tale mentalità, anche se possiamo formalmente appartenere alla stessa Chiesa.

Sono pienamente d’accordo con le parole di uno dei più grandi leader cristiani del XX secolo, il cardinale Martini: non ho molta paura delle persone che non hanno fede; quello che mi disturba sono le persone che non pensano. Mi sono reso conto, tuttavia, che la linea di demarcazione tra le persone che pensano e quelle che non pensano non è affatto identica alla differenza che c’è tra le persone istruite e quelle non istruite; il mio appello non è per una “religione elitaria degli intellettuali”. La differenza sta molto più in profondità – nel “cuore” delle persone.

Io mi sento sullo stesso piano delle persone che seguono le conoscenze scientifiche in tutti i campi in cui la scienza è competente, ponendo allo stesso tempo domande etiche e spirituali profonde.

La via tra il fondamentalismo religioso di un numero considerevole di cristiani e l’altrettanto arrogante fondamentalismo scientista degli atei militanti è spesso stretta ed esigente. Ma sono convinto che è la via per seguire Cristo oggi.

Potremmo forse ancora evitare uno scisma pensando a una specie di “Concilio Apostolico di Gerusalemme” di cui si parla negli Atti degli Apostoli, dividendo i compiti: alcuni si occupino dei bisogni dei credenti che aspirano alle certezze del passato, mentre altri ascolterebbero le chiamate di Dio che si manifestano nei “segni dei tempi”.

Rifletto spesso se oggi possiamo trovarci nella situazione simile a quella dell’apostolo Paolo che lasciò che Giacomo, Pietro e gli altri venerandi apostoli continuassero il loro ministero tra gli ebrei cristiani (che è, tra parentesi, l’espressione di una Chiesa che presto giunse alla sua fine) e condusse il coraggioso giovane cristianesimo dallo spazio limitato del giudaismo di allora nell’ecumene – in un contesto culturale completamente diverso. La missione di Paolo diede origine al fenomeno che oggi chiamiamo cristianesimo; un fenomeno che molto probabilmente anticipa un simile coraggio per varcare le attuali frontiere.

Oggi, papa Francesco forse ci mostra – e non solo nella sua dichiarazione più recente – una tale comprensione del Vangelo e un tale atteggiamento nei confronti del creato e delle persone, specialmente quelle ai margini, che indicano profeticamente ciò che possiamo chiamare il cristianesimo di domani.

L’identità cristiana non è radicata nell’immobilismo, ma nel movimento dello Spirito che opera nella storia per condurre i discepoli di Gesù sempre più in profondità nella pienezza della verità. Non sto sostenendo un culto a-critico della personalità e delle vedute di papa Francesco. Piuttosto, ciò che chiedo è una cultura di discernimento spirituale e la promozione di quei valori che portano al cuore del Vangelo e a una risposta coraggiosa e creativa ai “«segni dei tempi”.

  • Mons. Tomáš Halík ThD (1948) è professore di Filosofia e Sociologia della Religione alla Charles University di Praga e presidente dell’Accademia cristiana ceca. Durante l’era comunista, ha lavorato come sacerdote clandestino o prete della cosiddetta “Chiesa sotterranea”. Ha ricevuto il Premio Templeton e dottorati onorari dalle Università di Oxford ed Erfurt. I suoi libri sono stati tradotti in venti lingue.
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