Chronicon – 25. L’arte di invecchiare

di:

Domenica pomeriggio. Era una vita che non partecipavo all’incontro con la terza età. Terza o quarta? Difficile trovare qualcuno sotto gli ottanta anni e difficile trovare un settantenne che si consideri della terza età. Perfino la Mariella e la Virginia che organizzano il pomeriggio sono molto vicine agli ottanta, ma guai a dire loro che fanno parte del gruppo dei “vecchi”.

Dopo la preghiera iniziale, che mi è stata appaltata e che si è risolta con un fervorino e un Padre nostro, hanno preso il via gli immancabili passatempi pomeridiani: la tombola e il mercante in fiera. I premi sono gli stessi che si riciclano da un ventennio e passano di mano in mano, vengono restituiti alla parrocchia per i mercatini e ridistribuiti per le cinquine e le tombole.  La prossima volta ci sarà un fuori programma: verrà un medico (in pensione) a parlare della malattie della vecchiaia. Sospetto che il pubblico e l’interesse saranno superiori al grado di attenzione riservato alla messa domenicale. Forse anche noi dovremmo saper raccontare di più il Vangelo, parlando del gioco o della malattia, perché poi la vita di un vecchio ruota attorno a questi interessi.

Dopo la preghiera, mi stavo già perdendo in considerazioni sociologiche sull’invecchiamento globale e sul ruolo di quelli che si considerano “scarti” o “rottami”. Ma poi ho pensato che era più bello godermi il pomeriggio; mentre segnavo i numerini della mia cartella della tombola mi sono guardato un po’ intorno con affetto.

C’è Teresa che non riesce a contenere il tratto vorace e compulsivo: mentre mangia una caramella dopo l’altra, continua a chiedere a che ora si fa merenda, senza smettere per altro di inquietarsi perché non escono i suoi numeri e lei, si sa, vuole vincere sempre qualcosa.

Non ho resistito a una considerazione: c’è un tratto compulsivo anche nella religiosità di tante persone anziane. Si barcamenano tra la ripetizione continua di formule e l’ansia di volerle recitare tutte fino all’ultimo, magari aggiungendone ogni giorno qualcuna. Come se l’ansia e la paura potessero essere colmate da un regalo della tombola o da un rosario, da una caramella o da una novena. Eppure penso che il buon Dio conceda loro volentieri e l’una e l’altra.

Poi ci sono quelle come Rosanna, che non sta mai ferma. È la “Marta” della situazione: deve aiutare la vicina a segnare i numeri giusti, correre a vedere se il tè è pronto, aprire la porta alle ritardatarie. Sarà anche l’ultima ad andar via, dopo aver riordinato la sala. È un tratto della sua generazione, quello di una generosità e capacità di servizio senza argini. Encomiabile, qualche volta un po’ invasivo.

Tommaso, invece, è una presenza particolare. Lui e Luigi sono tra i pochi uomini di tutto il gruppo. Non vivono questa condizione di minoranza facendo i “galli del pollaio”: qui comandano le galline. Sono pacifici: al mercante in fiera come quando si siedono nelle panche della chiesa per la messa sono abituati a essere in minoranza. Sanno che, in genere, le donne vivono più a lungo e sono più portate per il “religioso” in senso generico.

Non sono del tutto sicuro che così la pensi anche il Signore: dal mio punto di vista, preferisco un calice di vino al bar con un vecchietto che una lunga e inutile confessione con qualche beghina. Oso immaginare che anche il Signore la pensi non tanto diversamente.

Il grosso del gruppo è composto da persone semplicemente contente di farsi compagnia. Io che le conosco da un po’ so che dietro a ciascuna di loro ci sono storie faticose di solitudine e di isolamento.

C’è quella che ha perso il marito da poco e ha i figli che abitano lontano; quella che non si è mai sposata e vive da sola; quella che ha visto nel suo palazzo cambiare tutti i vicini e si trova estranea anche a casa sua.

La città amplifica l’isolamento che segna questa stagione della vita: ci sono perdite che non si possono evitare ma anche solitudini dovute al venir meno di una rete sociale compatta.

In mezzo a tante storie di isolamento, sono contento che un gruppo come questo resista: al confine tra il sociale e il religioso, tiene insieme vita e Vangelo. Non tutti vengono a messa e qualcuno ci viene solo per abitudine, o per vedere qualche amica. Ma continuo a pensare che, nella trama di queste amicizie, possa passare qualcosa di molto evangelico. In ogni caso, la parrocchia rimane un presidio sul territorio per combattere la solitudine e non può venir meno a questa sua vocazione.

Oltretutto, dal gruppo si stacca qualche personaggio di altissimo profilo. Roberto è stato per anni l’animatore del gruppo. Adesso, che è molto malato, vi partecipa soltanto da “fruitore”, ma la sua presenza continua ad avere un sapore particolare. Senza fare nulla, rimane lui la persona di riferimento: con la gentilezza e la discrezione, con l’incoraggiamento e l’attenzione. Roberto è invecchiato bene: prega di più e con qualità, può fare di meno ma non è diminuita la sua attenzione alle persone.

Oreste e Nunzia, invece, non li puoi pensare separatamente. Arrivano faticosamente, reggendosi a vicenda, nodosi e contorti come due ulivi. Eppure felici; sorridono e si tengono per mano. Io mi commuovo quando li vedo e so che in tanti li guardano con affetto.

E che cosa dire di Antonietta? Ormai ha quasi cent’anni, e vive in una casa senza ascensore. La sua bandante la deve portare quasi in braccio per tre piani di scale e caricare sulla carrozzina. Eppure non manca mai ad un appuntamento domenicale. La passione per l’incontro con il Signore e l’affetto per la parrocchia non l’hanno abbandonata. Io la prendo in giro con affetto e lei è tutta contenta, non aspetta altro.

Mi accorgo che parlare dei vecchi mi prende la mano. E sono tentato di andare avanti a descriverli per non so quante pagine ancora. Sono tirato fuori dal mio osservatorio contemplativo dal fatto che la compagnia comincia a cantare.

È sempre più raro anche nei nostri ambienti – perfino in chiesa – sentire cantare in coro un gruppo di persone. Quand’ero bambino, c’erano i canti popolari o quelli degli alpini. Da giovane, non potevano mancare una chitarra e un canzoniere. Oggi trovare canti che sappiano cantare tutti è sempre più difficile. Così mi ritrovo ad unirmi al coro di Romagna mia e Piemontesina bella cantate a squarciagola, azzardando perfino una seconda voce che mi viene malissimo. Ma nessuno se ne accorge.

Anche questa è una foto del cristianesimo della mia parrocchia. Che dire? Molti si lamentano di assemblee fatte di capelli bianchi o teste pelate. Io ho imparato a non farmene un cruccio: la media non potrà essere diversa di quella del nostro paese.  E poi sono convinto del bene che anche un’assemblea di vecchi sa comunicare. Attraversare la parte finale della vita mantenendo la fede, la voglia di vivere, la capacità di relazioni a volte è un vero miracolo, un segno del Vangelo

Certo arriva un punto nel quale molti di loro aspettano solo di morire. E anche questo oggi sembra sempre più difficile. Da loro capisco meglio la preghiera del vecchio Simeone:  «Ora lascia, Signore, che il tuo servo vada in pace».

don Giuseppe

Print Friendly, PDF & Email

Lascia un commento

Questo sito fa uso di cookies tecnici ed analitici, non di profilazione. Clicca per leggere l'informativa completa.

Questo sito utilizza esclusivamente cookie tecnici ed analitici con mascheratura dell'indirizzo IP del navigatore. L'utilizzo dei cookie è funzionale al fine di permettere i funzionamenti e fonire migliore esperienza di navigazione all'utente, garantendone la privacy. Non sono predisposti sul presente sito cookies di profilazione, nè di prima, né di terza parte. In ottemperanza del Regolamento Europeo 679/2016, altrimenti General Data Protection Regulation (GDPR), nonché delle disposizioni previste dal d. lgs. 196/2003 novellato dal d.lgs 101/2018, altrimenti "Codice privacy", con specifico riferimento all'articolo 122 del medesimo, citando poi il provvedimento dell'authority di garanzia, altrimenti autorità "Garante per la protezione dei dati personali", la quale con il pronunciamento "Linee guida cookie e altri strumenti di tracciamento del 10 giugno 2021 [9677876]" , specifica ulteriormente le modalità, i diritti degli interessati, i doveri dei titolari del trattamento e le best practice in materia, cliccando su "Accetto", in modo del tutto libero e consapevole, si perviene a conoscenza del fatto che su questo sito web è fatto utilizzo di cookie tecnici, strettamente necessari al funzionamento tecnico del sito, e di i cookie analytics, con mascharatura dell'indirizzo IP. Vedasi il succitato provvedimento al 7.2. I cookies hanno, come previsto per legge, una durata di permanenza sui dispositivi dei navigatori di 6 mesi, terminati i quali verrà reiterata segnalazione di utilizzo e richiesta di accettazione. Non sono previsti cookie wall, accettazioni con scrolling o altre modalità considerabili non corrette e non trasparenti.

Ho preso visione ed accetto