Dio danza… col cuore pieno di terre e di mari

di:

fine anno

Proprio nella notte del mondo e nel dramma del vivere il cristianesimo è chiamato a essere fedele a se stesso – e non lo può fare che osando “storie di salvezza” in questo tempo e per questo tempo. Un amico, morto di Covid poche settimane fa, durante il suo ricovero in ospedale ha detto “mi sento in croce, eppure danzo…” – poche parole, che accendono la luce di una possibile storia di salvezza consegnata alla vita di tutti. Sono storie che ci introducono al nuovo anno invitandoci a entrare in esso seguendo il passo di danza del Dio che in Gesù ha camminato con noi.

Ha sospirato! Dio ha sospirato! Le stelle ballavano di contentezza, le montagne e le rogge ballavano, i fringuelli e i lucherini ballavano. (…)

Dio ha camminato per terra e sotto il Suo piede l’erba, e sotto il suo piede l’erba, e Dio, sotto il suo piede l’erba.

Dio ha camminato tra i germogli, e un usignolo gridava, e un usignolo gridava, e gridavano gli usignoli. Dio ha riso, e la pioggia sulle viole, la pioggia sulle viole, e la pioggia ballava sulle viole! (…)

I contadini vecchi come la terra bestemmiano, e Dio balla fra i muri e i broli, col sole di Aprile e i giovincelli scalzi, ballano i giovincelli fra i muri e i broli, ballano i giovincelli con un piede nella roggia, ballano i giovincelli con la brezza di Aprile, e Egli balla in mezzo ai peschi e i ciglioni, coi contadini che vivono da mille secoli, e vola bianco un colombo appena nato, balla Dio sul fango e l’erba calda, le nubi splendono sui monti della Carnia, e verso il mare sulle paludi tra Caorle e Trieste, Dio fra i muri e i broli antichi balla, col cuore pieno di terre e di mari (P.P. Pasolini).

Ho voluto provare veramente a danzare. Ho messo una cassetta di musica nel registratore e ho cominciato a danzare. Non è un grande spettacolo vedere danzare un incrocio fra un gorilla e un sacco di patate, però questa scena, per quanto spudorata, mi è stata istruttiva. Mentre danzavo dicevo a me stesso: “che cosa sto facendo?” E rispondevo: “io sto obbedendo a tre comandi”: Sciogli le mani. Muovi i piedi. Segui la musica.

Sciogli le mani
Quando uno danza non deve tenere le mani strette attorno a sé, deve lasciarle ‘sfarfallare’ attorno alla ricerca di altre mani. Vuol dire uscire dalla propria assoluta privatezza, vuol dire lasciare che la propria persona cerchi altre mani. In questo sciogliere le mani è alluso il mistero dell’alterità, dell’altro che mi cerca e che io debbo cercare. Sciogli le mani vuol dire “custodisci il fratello”, scopri e conserva nella sua inviolabile alterità il mistero dell’uomo che ti sta accanto.

Muovi i piedi
Cammina, non restare fermo, non essere rigido, va avanti. Va’ dove la danza ti conduce. Le mani che cercano altre mani, le cercano non per fermarsi nell’intreccio, ma per trovare insieme un bene più profondo, un bene più vero. Non fermarti, cammina verso il mistero, custodisci il mistero.

Segui la musica
Il mistero non è rimasto muto, la notte non è rimasta eternamente buia, la notte ha parlato attraverso l’alba, il mistero di Dio non è rimasto nell’ombra indistinta, ma si è rivelato. Ha fatto risuonare un nome, ha detto Gesù Cristo, ha prodotto una musica. Il mistero di Dio è diventato suono, parola, musica, luce nella vita di Gesù. Ascolta la musica, custodisci la croce, custodisci la parola del Signore, custodisci il comando dell’Amore che Gesù ti ha dato. Quand’anche fossi inchiodato come Cristo alla croce, non posso restare immobile. Se mi metto nella prospettiva della croce di Cristo, posso sempre ricominciare da capo (L. Serenthà).

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