Francesco e la “sua” America Latina

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Piena “immersione” di papa Francesco nei problemi della Colombia e dell’America Latina, indicando strade di convivenza per la società civile e quella ecclesiale, nelle prime 48 ore di questo viaggio internazionale. Segnato da almeno due eventi: gli incontri con le vittime di un conflitto durato oltre 50 anni – e la cui fine è ancora una strada non irreversibile – e la marea umana che lo ha atteso, ascoltato, acclamato.

problemi della Colombia

Papa Francesco si rivolge ai disabili durante la sua seconda sera in Nunziatura a Bogotà, Colombia, il 7 settembre 2017 (AP Photo/Ivan Valencia)

Giovani e donne

Importanti le indicazioni sul piano ecclesiale. «La speranza in America Latina ha un volto giovane», «ha un volto femminile», «passa attraverso il cuore, la mente e le braccia dei laici». Papa Francesco lo ha detto nella Nunziatura apostolica di Bogotà al Comitato direttivo del CELAM, il Consiglio episcopale latino-americano.

A proposito dei giovani ha sottolineato che «alcuni riportano notizie sulla loro presunta decadenza e su quanto siano assopiti, altri approfittano del loro potenziale come consumatori, non pochi propongono loro il ruolo di manovalanza dello spaccio e della violenza». «Non lasciatevi catturare da simili caricature sui giovani – ha affermato –. Guardateli negli occhi e cercate in loro il coraggio della speranza. Non è vero che sono pronti a ripetere il passato. Aprite loro spazi concreti nelle Chiese particolari a voi affidate, investite tempo e risorse nella loro formazione. Proponete programmi educativi incisivi e obiettivi da realizzare, chiedendo loro, come i genitori chiedono ai figli, di mettere in atto le loro potenzialità ed educando il loro cuore alla gioia della profondità, non della superficialità».

Affermazioni che rappresentano quasi un programma sullo sfondo del Sinodo 2018 dedicato ai giovani.

Sul «ruolo della donna nel nostro continente e nella nostra Chiesa», ha osservato che «dalle sue labbra abbiamo imparato la fede; quasi con il latte del suo seno abbiamo acquisito i tratti della nostra anima meticcia e l’immunità di fronte ad ogni disperazione. Penso alle madri indigene o “morenas”, penso alle donne delle città con il loro triplo turno di lavoro, penso alle nonne catechiste, penso alle consacrate e alle così discrete “artigiane del bene”». «Senza le donne la Chiesa del continente perderebbe la forza di rinascere continuamente. Sono le donne che, con meticolosa pazienza, accendono e riaccendono la fiamma della fede. È un serio dovere comprendere, rispettare, valorizzare, promuovere la forza ecclesiale e sociale di quanto realizzano», ha proseguito. «Se vogliamo una fase nuova e vitale della fede in questo continente, non la otterremo senza le donne».

Il vero bene

Secondo Francesco, la Chiesa, «rispettosa del multiforme volto del continente, che considera non uno svantaggio ma una perenne ricchezza, deve continuare a prestare l’umile servizio al vero bene dell’uomo latinoamericano». «Deve lavorare senza stancarsi – ha aggiunto – per costruire ponti, abbattere muri, integrare la diversità, promuovere la cultura dell’incontro e del dialogo, educare al perdono e alla riconciliazione, al senso di giustizia, al ripudio della violenza e al coraggio della pace. Nessuna costruzione duratura in America Latina può prescindere da questo fondamento invisibile ma essenziale».

Colombia e pace

Dal continente alla Colombia, papa Francesco ha messo al centro delle prime riflessioni il futuro del Paese dopo la guerra civile, secondo un percorso che ha attribuito sì al presidente Santos il Nobel per la pace, e tuttavia ancora non è irreversibile. Se è vero che la ex guerriglia delle FARC si sta trasformando in partito politico, è tutta da costruire l’intesa con l’altro gruppo dell’ELN che ha “soltanto” proclamato un cessate il fuoco.

Ed è tutto da vedere il tragitto della pacificazione in un Paese che ha vissuto una generazione e mezza di violenza e dove la riconversione dell’industria illegale della cocaina in una industria legale trasformando le coltivazioni non è facile e neppure scontata.

Il papa ha espresso «l’apprezzamento per gli sforzi compiuti, negli ultimi decenni, per porre fine alla violenza armata e trovare vie di riconciliazione». «Nell’ultimo anno – ha detto sull’accordo di pace, senza però citarlo – certamente si è progredito in modo particolare; i passi avanti fanno crescere la speranza, nella convinzione che la ricerca della pace è un lavoro sempre aperto, un compito che non dà tregua e che esige l’impegno di tutti». Per il papa «occorrono leggi giuste che possano garantire tale armonia e aiutare a superare i conflitti che hanno distrutto questa nazione per decenni; leggi che non nascono dall’esigenza pragmatica di ordinare la società bensì dal desiderio di risolvere le cause strutturali della povertà che generano esclusione e violenza».

Indicazioni. E poi?

Queste le prime indicazioni, importanti per capire l’orizzonte sociale ed ecclesiale di papa Francesco, proprio mentre esce in Francia un libro del noto ricercatore sociale Dominique Wolton intitolato Politique et Societé, che contiene una raccolta di conversazioni sul tema della dottrina sociale, svoltesi l’anno scorso a Santa Marta.

Sul piano ecclesiale sarà da vedere in che modo la Chiesa colombiana e del continente saprà tradurre le indicazioni in piani pastorali concreti.

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