I love you baby!

di:

I giorni passano lenti
Se li conti uno per volta aspettando una svolta, baby
Bisogna che non ci pensi
Non guardare cosa fa l’altra gente, non lo sa, credi
Pare che di questi tempi
Tutti cercano di dare una colpa per spiegare cosa
Succede alle loro menti
Che si intrecciano a pensare e non riescono a volare
Senti
C’è una canzone di tanti anni fa
Che sembra scritta ora
Non mi ricordo neanche più come fa
Ma il testo dice
Qualcosa come
I love you baby
Più chiaro di così non c’era
I love you baby
Lo canterò per te
Stasera
Domani
E finché non vedrò
La luce dei tuoi occhi tornare nei tuoi occhi

(Riccardo Onori-Lorenzo Cherubini)

coppie omosessuali

Ascoltando la nuova canzone di Jovanotti ci avviciniamo al porto canale di Cesenatico e ci ricordiamo che a scuola abbiamo studiato che si insabbiava facilmente e impediva così alle barche di entrare.

La storia narra che, su incarico del Duca Valentino, Leonardo da Vinci visitò il porto, lo osservò dall’alto, e ne propose qualche modifica e, così, il porto tornò navigabile e accogliente. Forse non è un caso, allora, che il primo evento nazionale delle coppie cristiane omosessuali si sia svolto in questa caratteristica località della riviera romagnola.

Per poter navigare e pescare, ogni barca ha bisogno di un porto sicuro, dove trovar riparo, riposare e curarsi. Per poter navigare e andare al largo e pescare buoni frutti, ogni persona ha bisogno di un luogo protetto, ogni coppia ha bisogno di una comunità alla quale appartenere, in cui trovare protezione, cura e nuove energie.

Anche le coppie omosessuali hanno bisogno di un attracco in cui sostare, sentirsi voluti bene, per dare e a volte ri-dare la vela al Signore. Ogni figlio e figlia di ogni porto del mondo è stato creato per il bene, per la luce, per essere contento e contenta di sé perché creatura di Dio.

“C’è una canzone di tanti anni fa, che sembra scritta ora”: Gesù ha, infatti, creato una comunità di discepoli con una logica differente da quella degli uomini, con uno altro sguardo che dice “I love you baby, più chiaro di così non c’era”. Il Signore ha valorizzato ciò che la gente disprezzava, ha fatto rifiorire la vita dove prima c’erano solo rovine e pietre scartate, e lo ha fatto fino a quando “non vedrò la luce dei tuoi occhi, tornare nei tuoi occhi…”. E lo ha fatto anche qui in Romagna.

Con questo desiderio, un’équipe composta da operatori pastorali e coppie LGBT, ha organizzato e vissuto dal 2 al 4 aprile 2022, la prima tre giorni residenziale nazionale delle coppie omoaffettive cristiane, con la voglia di incontrarsi, di gioire del dono che si è, consapevoli di poter essere un regalo per tutta la comunità, con il sogno di offrire il proprio carisma.

La consapevolezza della fragilità e dei comuni sentimenti di inadeguatezza, ha fatto sperimentare l’amore misericordioso e l’appartenenza ad una Chiesa che “eppur si muove”, anche se “Tutti cercano di dare una colpa per spiegare cosa succede alle loro menti”. È stato possibile sperimentare una comunità dinamica, inclusiva, sinodale, che si muove animata dallo Spirito che non ci abbandona mai (Gv 14,16).

Vi stiamo raccontando di piccoli passi, che ci paiono giganti. Abbiamo messo a disposizione le nostre competenze e la nostra umanità a servizio dell’unicità di ognuno, sostenendo ogni coppia ad entrare nella Vita, consapevoli che noi umani possiamo sbagliare ma Dio non sbaglia!

E, se si è qui, è per fare la nostra parte per un progetto che, senza il nostro consenso, non si potrebbe realizzare. Siamo “un pezzo di cielo”, un pezzo di Chiesa, anche quando non ce ne accorgiamo. Non permettiamo a noi stessi e agli altri di trattarci come una cosa da “pochi denari”, perché ogni persona, ogni coppia vale il sangue del Figlio di Dio. E se Lui ritiene che ne è valsa la pena, siamo importanti, preziosi ai suoi occhi.

Le coppie presenti hanno in più modi espresso il bisogno di essere riconosciute, di stare nella verità dell’amore che sentono e vivono, anche nella loro sofferenza. Il Risorto si presenta ai discepoli che fanno fatica a riconoscerlo: vedete, sono proprio io, non vedete le ferite nelle mani e nel costato? (cf. Lc 24,38ss). E poi mangia davanti a loro.

Le coppie omosessuali cristiane porgono alla comunità una doppia sofferenza: quella legata alla loro condizione omosessuale e alla loro vita di coppia incompresa.

Le coppie omosessuali cristiane offrono alla comunità una doppia opportunità: aprirsi al riconoscimento della diversità sessuale (che non si riduce alla semplice differenza maschio/femmina), e aprirsi alla profondità e complessità della relazione fra i sessi: “forse è giunto davvero il momento (teologico/canonico) di riconoscere la piena legittimità dell’esistenza di persone umane strutturate omosessualmente e sottrarre di conseguenza il vissuto della sessualità all’egemonia del modello eterosessuale procreativo. Si noti bene: non alla normatività della carità, ma solo all’egemonia di una modalità di pensare la sessualità, il suo senso e, di conseguenza, la sua pratica” (B. Petrà, Una futura morale sessuale cattolica. In/fedeltà all’apostolo Paolo, Cittadella editrice, p. 126).

Le coppie omosessuali cristiane si presentano alla comunità cristiana e dicono: guardate, siamo noi, passate (e non ancora del tutto) dalla sofferenza del rifiuto, della condanna, della flagellazione; siamo noi, mangiamo davanti a voi e vorremmo mangiare con voi.

Gli apostoli fecero fatica a credere a Gesù risorto per la troppa gioia e lo stupore nel vederlo vivo.

Chissà se anche la comunità cristiana farà fatica ad accettare le coppie omoaffettive per la troppa gioia e lo stupore di vederle viventi e gioiose?

Dopo queste giornate, scritto sul corpo di questa nostra Chiesa, c’è un codice segreto visibile solo in certe condizioni di luce, come sulla riva del mare di Cesenatico, in un cammino di fede in cui tutto concorre al bene (Rm 8,28) e il Padre di noi tutti realizza il suo disegno d’amore in quanti si fidano e si affidano a Lui. Una meraviglia! Di cui siamo testimoni e ringraziamo.

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