Sono dati quelli resi noti dall’Istituto nazione di statistica spagnolo che non possono non preoccupare sia la Chiesa sia la società civile. Il matrimonio celebrato in chiesa continua la sua decrescita. Soltanto il 27% delle nozze che si sono celebrate nel 2016 ha avuto la benedizione del sacerdote. Basti pensare che nel 2005, il 60% le celebrava in chiesa e, nel 2000, erano sette su dieci le coppie che celebravano il matrimonio sacramento.
I matrimoni in Spagna registrano un leggero aumento del 2%, ma la Chiesa sta perdendo il sacramento del matrimonio che, con il battesimo, la prima comunione, la cresima e il funerale era uno dei capisaldi della vita di un cristiano spagnolo.
Non ci si sposa più in chiesa. Perché? Motivi economici? Fragilità dei giovani? Mancanza di un’adeguata evangelizzazione?
C’è da rilevare, comunque, che le età di matrimonio – secondo i dati dell’Istituto – pongono indubbiamente dei problemi e interrogativi. L’età media dei maschi si aggira su 37,5 anni e quella delle donne su 34,7. Un’età che si vorrebbe matura anche dal punto di vista sacramentale.
Nel 2016 sono stati celebrati 4.259 “matrimoni gay”, un aumento del 15% rispetto al 2015. Il numero più elevato si ebbe nel 2006 – 4.313 – quando il matrimonio egualitario venne legalizzato.
Nel 2016 sono nati in Spagna 408.384 bambini, 11.906 meno del 2015. Dal 2008, quando nacquero 519.779 bambini, il numero delle nascite si è ridotto del 21,4%.
Il numero delle donne tra i 15 e 49 anni, età per diventare mamme, si è ridotto fino a 10,6 milioni nel 2016. La discesa, iniziata a partire dal 2009, continua.
Risposta semplice: la fede sta diventando, ovunque, più autentica e vissuta, meno formale. Quindi i numeri statisticamente, scendono. Non è detto sia una male.