Armi nucleari e fake news

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“no” agli armamenti

Papa Francesco e i partecipanti al Simposio internazionale sul disarmamento nucleare in Vaticano, 10 novembre 2017 (L’Osservatore Romano/Pool Photo via AP).

Lo sviluppo dev’essere “integrale”, quindi “no” agli armamenti che distraggono risorse, accentuano le disuguaglianze tra popoli e nazioni, portano l’umanità sulla strada della distruzione e della cultura della morte. È stato netto e deciso il discorso del papa al simposio “Prospettive per un mondo libero dalle armi nucleari e per un disarmo integrale”. Un’iniziativa alla quale hanno partecipato studiosi e premi Nobel, preceduto in Italia dalla fantasiosa notizia di una possibile mediazione vaticana tra Stati Uniti e Corea del Nord. Un esempio di giornalismo che strumentalizza in chiave politica qualsiasi iniziativa della Santa Sede.

In ogni caso il discorso di papa Francesco è stato di alto livello, netto e deciso. «Le relazioni internazionali – ha osservato – non possono essere dominate dalla forza militare, dalle intimidazioni reciproche, dall’ostentazione degli arsenali bellici. Le armi di distruzione di massa, in particolare quelle atomiche, altro non generano che un ingannevole senso di sicurezza e non possono costituire la base della pacifica convivenza fra i membri della famiglia umana, che deve invece ispirarsi ad un’etica di solidarietà. Insostituibile, da questo punto di vista, è la testimonianza degli hibakusha, cioè le persone colpite dalle esplosioni di Hiroshima e Nagasaki, come pure quella delle altre vittime degli esperimenti delle armi nucleari: che la loro voce profetica sia un monito soprattutto per le nuove generazioni!».

Sostieni SettimanaNews.itE ha aggiunto che «gli armamenti, che hanno come effetto la distruzione del genere umano, sono persino illogici sul piano militare. Del resto, la vera scienza è sempre a servizio dell’uomo, mentre la società contemporanea appare come stordita dalle deviazioni dei progetti concepiti in seno ad essa, magari per una buona causa originaria. Basti pensare che le tecnologie nucleari si diffondono ormai anche attraverso le comunicazioni telematiche e che gli strumenti di diritto internazionale non hanno impedito che nuovi Stati si aggiungessero alla cerchia dei possessori di armi atomiche. Si tratta di scenari angoscianti, se si pensa alle sfide della geopolitica contemporanea come il terrorismo o i conflitti asimmetrici».

Papa Francesco ha poi collegato diverse tematiche in un filo unico: ricordando che, nel 2017, ricorre il 50° anniversario della Populorum progressio, che ha posto in risalto la nozione di sviluppo umano integrale contro la “cultura dello scarto”. È necessario «avere cura delle persone e dei popoli che soffrono le più dolorose disuguaglianze, attraverso un’opera che sappia privilegiare con pazienza i processi solidali rispetto all’egoismo degli interessi contingenti. Si tratta, al tempo stesso, di integrare la dimensione individuale e quella sociale mediante il dispiegamento del principio di sussidiarietà, favorendo l’apporto di tutti come singoli e come gruppi. Bisogna, infine, promuovere l’umano nella sua unità inscindibile di anima e corpo, di contemplazione e di azione. Ecco dunque come un progresso effettivo ed inclusivo può rendere attuabile l’utopia di un mondo privo di micidiali strumenti di offesa, nonostante la critica di coloro che ritengono idealistici i processi di smantellamento degli arsenali».

“Naturalmente”, si potrebbe svolgere una conclusione di sociologia dei media. Infatti, il grande rilievo dato dai media italiani, e poi internazionali, alla “non-notizia” della mediazione vaticana – quando si è saputo del convegno con i premi Nobel – ha fatto registrare un singolare scarso rilievo dato al discorso del papa, che pure è stato di alto profilo e va annoverato tra i momenti più significativi del suo magistero.

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