Assemblea autunnale Comece 2018

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L’assemblea autunnale 2018 della Comece si è svolta all’insegna di un giro d’orizzonte a tutto tondo, dal passato al futuro, dalla commemorazione del centenario della fine della prima guerra mondiale alle prospettive future dell’Unione Europea, passando per gli impegni che tale sguardo comporta per la Commissione stessa e per gli episcopati nazionali.

Tener viva la memoria

La giornata di commemorazione a Ypres, luogo simbolo della prima guerra mondiale, con i suoi cimiteri e i monumenti che conservano memoria degli innumerevoli caduti delle due parti in conflitto provenienti da diverse nazioni, ha rappresentato una sosta di severa riflessione e di commossa preghiera. Solo uno sfondo storico così drammatico è in grado di dare giusto risalto alla coscienza che dovrebbe avere al presente una Unione Europea che da molti decenni conosce una convivenza pacifica, ma forse non è abbastanza inquieta e avvertita che tale condizione non è irreversibile ma ha bisogno di essere costantemente custodita e attivamente promossa.

La perdita di quella memoria ha il potere, semplicemente, di mettere a repentaglio il futuro dell’Europa ed è, forse, la spiegazione sconsolata dell’assenza di progettualità condivisa da parte di non poche forze politiche ripiegate dentro ottiche di corto raggio e azioni di breve respiro. Davvero l’UE non può guardare avanti senza risvegliare e conservare la memoria del suo passato e senza tenere viva la lezione della storia che ha alle spalle.

La serie di incontri con Luca Jahier, presidente del Comitato economico e sociale europeo, con Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza, e con Michel Barnier, capo negoziatore dell’UE per la Brexit, ha consentito di delineare un quadro aggiornato della situazione in questa fase di conclusione di mandato per parlamento e commissione e, ai vescovi, di esprimere preoccupazioni e proposte.

Le iniziative messe in campo dall’UE

L’immagine dell’UE diffusa sotto l’influsso di movimenti populistici e sovranisti rischia di far perdere di vista le iniziative messe in campo su molti fronti dalle istituzioni europee nel cercare un equilibrio tra le istanze nazionali e le esigenze del cammino comune, come pure tra le differenti condizioni sociali ed economiche che dividono le nazioni tra loro e che le attraversano al loro interno.

Sul piano interno, uno dei temi più caldi è il cambiamento del mondo del lavoro, in modo particolare per effetto dei processi di digitalizzazione, la cui influenza è destinata ad estendersi a tutti gli ambiti della vita sociale. In tale contesto ai vescovi sta a cuore la protezione e la promozione del lavoro e la centralità della persona umana, la cui tutela richiede un’assidua vigilanza, non ultimo di fronte agli sviluppi dell’intelligenza artificiale.

Uno sguardo all’azione internazionale dell’UE mostra il livello di efficacia che essa ha raggiunto, a volte anche senza troppo clamore, in vari scenari geopolitici del panorama globale. Ciò non toglie che si rende sempre più necessario far crescere la consapevolezza di tale ruolo e la capacità politica di giocarlo con maggiore coerenza e incisività, in proporzione al potenziale economico e politico che l’UE è ancora in grado di sprigionare.

Il caso della Brexit, in modo particolare, deve rendere consapevoli delle conseguenze che essa è destinata inevitabilmente ad avere sulla vita dei cittadini di entrambe le parti; per un verso, essa non può fare a meno di mettere in guardia sui rischi della dissoluzione del legame con l’Unione e, per altro verso, chiede un accresciuto senso di responsabilità in questa fase e anche per il futuro delle relazioni tra le parti.

I vescovi vedono con favore l’azione internazionale dell’UE, soprattutto laddove essa espande la sua azione in favore della pace globale e della solidarietà, e dove si impegna per un radicamento e per la diffusione della forza del diritto e della giustizia a favore di tutti i popoli e in modo speciale delle minoranze.

Il movimento migratorio è uno dei fenomeni su cui è grande lo sforzo di trovare unità tra le diverse nazioni in un equilibrio tra difesa dei confini e determinazione delle condizioni di accoglienza e integrazione.

Le prossime elezioni europee

Le elezioni europee della prossima primavera sono considerate dai vescovi come occasione di un appello alla responsabilità di tutti i cittadini, verso i quali non deve mancare il contributo della loro voce. Ciò che sta loro a cuore è quello che si potrebbe racchiudere nell’espressione “bene comune europeo”, tratteggiato dagli elementi costitutivi della dottrina sociale della Chiesa – che papa Francesco ha attualizzato nei suoi ormai cinque discorsi dedicati all’Europa – e dalle sue prospettive lette in un’ottica cristiana realmente interessata al bene di tutti i suoi cittadini.

C’è bisogno di far crescere, nei mesi che ci separano dal voto, il senso di discernimento e di responsabilità per una più matura partecipazione alla vita politica in orizzonte europeo.

Una partecipazione che non può essere isolata dal contesto nazionale, ma deve cercare e promuovere a tutti i livelli il bene comune, costruendo ponti di dialogo e iniziative di promozione per una società inclusiva, in cui le persone, le famiglie e le comunità possano adeguatamente crescere.

L’assemblea ha visto confermato e accresciuto il ruolo della Comece nel dialogo con le istituzioni europee, e perciò nel servizio volto a segnalare il contributo della dottrina sociale della Chiesa non solo alla formazione della coscienza dei suoi cittadini, ma anche all’accompagnamento dei processi che presiedono alla formazione della legislazione e delle decisioni delle istituzioni dell’UE per una loro matura e completa realizzazione.

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