Bassetti, Mieli e Francesco

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Il sostegno di papa Francesco alla politica migratorio dell’Italia e della Grecia è emerso nell’intervista durante il ritorno dal viaggio in Colombia (11 settembre).

Il 25 agosto postavamo su questa pagina un titolo a nomi invertiti: “Francesco, Bassetti e Mieli”. Riguardava la presa diposizione del card. Gualtiero Bassetti a favore delle politiche migratorie elaborate qualche settimana prima dal ministro Minniti del governo Gentiloni. «Non possiamo correre il rischio – diceva il cardinale – neanche per una pura idealità che si trasforma drammaticamente in ingenuità, di fornire il pretesto, anche se falso, di collaborare con i trafficanti di carne umana».

Il combinato disposto del “codice di comportamento” alle organizzazioni non governative (Ong), degli aiuti alla Libia, dell’azione di controllo della guardia costiera del paese e della nave militare italiana inviata in appoggio aveva prodotto in luglio e in agosto un calo significativo degli sbarchi. Premessa di un impegno più efficace dell’ONU e degli organismi umanitari internazionali nel controllo dei luoghi di raccolta e di detenzione in Libia. Condizione per avviare una politica europea di sostegno verso i paesi sub-sahariani più interessati al fenomeno migratorio.

Le affermazioni del cardinale erano del 10 agosto. Cinque giorni dopo usciva il messaggio pontificio per la giornata mondiale dei migranti (prevista per il 14 gennaio 2018). Il testo conferma la profezia e il realismo di papa Francesco in ordine al fenomeno, qualificato come «segno dei empi» e il «più vasto movimento di persone, se non di popoli, di tutti i tempi». In esso si intrecciano affermazioni assertorie («il principio della centralità della persona… ci obbliga ad anteporre sempre la sicurezza personale a quella nazionale») a indicazioni pratiche e viabili come i visti umanitari, i programmi di sponsorship privata e comunitaria, corridoi umanitari, visti temporanei speciali.

Il 24 agosto, Paolo Mieli sul Corriere della sera suggeriva di prendere nota del ruolo rilevante di due personalità pubbliche sul problema, indicando il fondatore di Medici senza frontiere, B. Kouchner, e, appunto, il card. Bassetti. E ricordava il suo «notevole discorso» in cui richiamava la comunità cristiana a una lotta senza quartiere contro la tratta e la schiavitù, in un contesto di responsabilità istituzionale.

La risposta del papa nell’intervista citata all’inizio mostra la coerenza dei massimi riferimenti ecclesiali. «Sento il dovere di gratitudine verso l’Italia e la Grecia, perché hanno aperto il cuore ai migranti. Ma non basta aprire il cuore. Il problema dei migranti è, primo, cuore aperto, sempre. È anche un comandamento di Dio, di accoglierli, “perché sei stato schiavo, migrante in Egitto” (cf. Lv 19,33-34): questo dice la Bibbia. Ma un governo deve gestire questo problema con la virtù propria del governante, cioè la prudenza. Cosa significa? Primo: quanti posti ho? Secondo: non solo riceverli, ma anche integrarli. … In un altro volo – quando tonavamo dalla Svezia, credo – ho parlato della politica di integrazione della Svezia come un modello, ma anche la Svezia da detto con prudenza: “il numero è questo, di più non posso”, perché c’è il pericolo della non integrazione. Terzo: c’è un problema umanitario, quello che lei diceva (l’interlocutore accennava alle condizioni disumane dei migranti in Libia, ndr). L’umanità prende coscienza di questi lager, lì? Delle condizioni di cui lei parlava, nel deserto?».

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