Cina: qualcosa di nuovo?

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Un clima molto positivo, senza le tante titubanze del passato, è emerso dalla conferenza sul cristianesimo tenutasi il 22 e il 23 novembre all’Università del Popolo di Pechino, l’ateneo del partito comunista cinese.

Alla conferenza, a cui hanno partecipato studiosi dalla Cina e da Hong Kong ma anche protestanti e cattolici (sacerdoti e suore), tutti si sono augurati una pronta normalizzazione dei rapporti tra Santa Sede e Pechino.

Nei documenti distribuiti alla conferenza c’era anche la traduzione completa in cinese dell’intervista del papa sulla Cina.

L’elemento di grande novità è l’analisi politica presentata da alcuni studiosi cinesi. Una normalizzazione delle relazioni conviene a Pechino per due ordini di motivi:

1) la presenza dei cattolici aiuta a ottenere quell’armonia sociale che, da oltre un decennio, è diventata una supplica quotidiana per la situazione interna cinese;

2) un rapporto positivo con la Santa Sede aiuterebbe a sciogliere i nodi di tensione politica, ideologica e culturale che alcune forze in Europa e in America stanno creando intorno alla Cina.

Tale visione è certamente Pechino-centrica e trascura di considerare cosa il governo centrale o locale hanno fatto per creare queste tensioni sociali all’interno e le tensioni politiche a livello internazionale. Ma è anche assai importante, perché mostra una nuova linea di pensiero che sta emergendo in Cina per cui la Cina ha bisogno di un alleato politico-culturale, e questo alleato può essere il Vaticano. Inoltre, questo “alleato” non serve per schierarsi “contro” forze ostili, ma a sciogliere problemi interni e internazionali.

Si potrebbe così cominciare ad aprire un nuovo, delicato capitolo nei rapporti bilaterali (Vaticano-Cina) e multilaterali (Cina-Vaticano e resto del mondo).

Il ruolo della Santa Sede, secondo questa nuova percezione di Pechino, potrebbe aiutare a riallineare visioni e interessi cinesi con visioni e interessi del resto del mondo e viceversa. E questo potrebbe essere molto importante per fermare o per prevenire un capitolo della nuova guerra mondiale “a pezzi” in corso nel mondo.

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3 Commenti

  1. João Manoel 25 novembre 2016
  2. michele 25 novembre 2016
  3. Pier Luigi Zanatta 24 novembre 2016

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