Elezioni: politica e immigrazione

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migranti

Carlo Melegari – già redattore di Nigrizia e di altre autorevoli testate del mondo cattolico e non – sociologo e fondatore del CESTIM (Centro Studi Immigrazione) di Verona, membro de l’ASGI, Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione, è da più di trent’anni autorevole riferimento italiano per il profilo legislativo dell’immigrazione.

ASGI ha rivolto un appello (qui) alle forze politiche in lizza elettorale, qui sintetizzato in 11 istanze che possono ben fungere da parametri di valutazione dei lettori-elettori rispetto ai programmi dei partiti e delle coalizioni.

Chiediamo di:

  1. Non rinnovare l’accordo Italia-Libia del 2017 che scadrà a novembre 2022. Questo accordo ha reso l’Italia complice di gravissimi crimini contro l’umanità, quale la tortura e la morte di centinaia di migliaia di esseri umani che sono stati arrestati dalle autorità libiche, grazie agli aiuti e ai finanziamenti offerti dall’Italia, in forza di detto accordo.
  1. Introdurre effettivi canali di ingresso in Italia. a) abbandonando l’anacronistico sistema del Decreti flussi che nasconde l’enorme ipocrisia per cui la persona straniera già irregolarmente presente in Italia e di fatto già introdotto, in qualche modo, nel mercato del lavoro, deve nascondersi e fingere di non esistere e attendere che il Governo emani un decreto flussi, appunto, per poi sperare di rientrare in una delle quote di ingresso previste: dunque uscire dall’Italia e rientrare in patria solo per acquisire il visto; b) ripristinando il visto di ingresso per ricerca di lavoro, di durata annuale, con la possibilità, al termine dell’anno, di ottenere il permesso per motivi di lavoro o, in mancanza di lavoro, la possibilità di rientrare volontariamente nel Paese di origine tramite un programma di supporto.
  1. Riformare l’Amministrazione pubblica che si occupa di persone straniere. a) semplificando le procedure per il rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno, allungandone la durata e uniformando su tutto il territorio nazionale la documentazione necessaria; b) introducendo procedure di regolarizzazione permanente che consentano il rilascio del permesso di soggiorno per chi trova lavoro, come già avviene in altri Paesi dell’Unione Europea; c) trasferendo le competenze in materia di permesso di soggiorno agli Enti locali, come richiesto anche dai sindacati maggiormente rappresentativi delle forze di polizia.
  1. Garantire il rispetto del principio di non discriminazione e parità di trattamento. a) garantendo il rispetto del principio di uguaglianza e non discriminazione nell’accesso alle prestazioni sociali e agli alloggi pubblici da parte delle persone straniere, eliminando barriere determinate dal titolo di soggiorno o dalla durata della pregressa residenza, in particolare per quanto riguarda il reddito di cittadinanza e altri sussidi; b) eliminando le restrizioni di accesso delle persone straniere al pubblico impiego e semplificando il riconoscimento dei titoli di studio conseguiti all’estero e consentendo la piena messa a frutto delle competenze; c) intervenendo nei settori ad alta concentrazione di lavoratori stranieri – appalti, logistica, agricoltura, servizi alla persona ecc. –, garantendo condizioni di lavoro eque volte ad evitare la generazione delle sacche di sfruttamento a cui stiamo assistendo. d) istituendo un’Agenzia nazionale antidiscriminazione autonoma e indipendente, con effettivi poteri di indagine e sanzionatori.
  1. Garantire processi equi e unitari a tutte le persone straniere. a) attribuendo esclusivamente al giudice ordinario la competenza per tutti i procedimenti relativi alla condizione giuridica delle persone straniere; b) ripristinando il doppio grado di giudizio di merito in materia di protezione internazionale e protezione speciale, così contribuendo ad alleggerire il carico di lavoro che grava sulla Corte di Cassazione.
  1. Riformare la legge sulla cittadinanza e sul diritto di voto. a) riconoscendo il diritto di voto nelle elezioni comunali per le persone straniere residenti in Italia dopo 5 anni di soggiorno, ratificando il Capitolo C della Convenzione di Strasburgo del 1992; b) riconoscendo il diritto di acquisire la cittadinanza italiana in tempi brevi e con procedure rapide e trasparenti, adeguando la legge ai mutamenti sociali intervenuti a seguito del fenomeno migratorio e al radicamento nelle comunità territoriali, valorizzando il principio dello ius soli e agevolando l’acquisizione della cittadinanza ai minori stranieri.
  1. Assicurare l’effettivo esercizio del diritto di asilo. a) Consentendo la presentazione della domanda di visto di ingresso per asilo, evitando alle persone viaggi pericolosi e ingressi irregolari a rischio della vita nelle mani dei trafficanti di esseri umani; b) rendendo effettivo il diritto di accesso al sistema di asilo fin dall’ingresso sul territorio nazionale, comunque avvenga, eliminando le prassi illegittime che avvengono negli hotspot; c) riformado il sistema di accoglienza, nel rispetto del diritto europeo, rendendo obbligatoria da parte dei Comuni l’attivazione del SAI (Sistema Accoglienza Integrazione); d) ripensando l’ingiusto automatismo delle inammissibilità delle domande d’asilo a seconda del Paese di origine, tenuto conto degli sconvolgimenti che stanno attraversando il mondo intero, per cui nessun Paese può essere definito, a priori, sicuro per legge.
  1. Tutelare le vittime di tratta, violenza e grave sfruttamento lavorativo. a) garantendo il rilascio del permesso di soggiorno alle vittime di tratta, violenza e sfruttamento lavorativo, indipendentemente dalla collaborazione con l’autorità giudiziaria, e la non imputabilità per i reati commessi durante la fase di sfruttamento; b) contrastando il fenomeno del grave sfruttamento lavorativo, prevedendo una modifica dell’art. 22 comma 12bis e seguenti del Testo Unico Immigrazione, col rilascio del permesso di soggiorno indipendentemente dalla collaborazione prestata alle forze dell’ordine.
  1. Impegnarsi per effettive e razionali riforme del diritto dell’Unione Europea. a) sostenendo in sede europea la riforma del Regolamento Dublino 3 e prevedendo l’introduzione di criteri vincolanti di redistribuzione dei profughi richiedenti asilo tra gli Stati membri dell’UE, tenendo conto dei legami significativi dei migranti con un dato Stato membro, in ragione di vincoli familiari e parentali, precedenti soggiorni, conoscenza della lingua ecc.; b) non andando a sostenere le proposte di riforma dei regolamenti UE che sono orientate ad estendere le procedure accelerate di esame delle domande di protezione internazionale alle frontiere, volte a produrre un’ulteriore grave compressione delle garanzie fondamentali del diritto di asilo.
  1. Attuare una profonda revisione della normativa in materia di espulsioni e chiudere i Centri di rimpatrio. a) limitando il ricorso al provvedimento di espulsione solo in relazione alle violazioni più gravi e solo oltre ad ogni ragionevole possibilità di regolarizzazione del soggiorno dello straniero, accompagnando con programmi di rimpatrio volontario; b) prevedendo che ogni accordo di riammissione con Paesi terzi sia sottoposto alla previa approvazione del Parlamento; c) garantendo che ogni forma di limitazione della libertà personale sia disposta da un giudice togato – non più dai giudici di pace – al pari di quanto previsto per tutti i cittadini italiani; d) chiudendo i CPR (centri di permanenza per i rimpatri) in quanto l’attuale disciplina del trattenimento sta violando le norme costituzionali, internazionali ed europee.
  1. Modificare la disciplina penale del favoreggiamento dell’ingresso irregolare, in modo da mettere definitivamente fine alla criminalizzazione della solidarietà ai migranti. L’attuale formulazione dell’art. 12 del Testo Unico Immigrazione, rendendo punibili con severe pene detentive anche le condotte di aiuto all’ingresso irregolare motivate da ragioni solidaristiche, ha reso possibile l’apertura di molti procedimenti penali a carico delle ONG che lavorano nell’ambito del salvataggio in mare o sui confini terrestri: la sanzione penale deve rimanere solo per condotte di favoreggiamento caratterizzate da profitto e finalità lucrativa.

Per farsi un’idea dell’accoglienza piena o parziale, implicita o esplicita, chiara o ambigua, di uno o l’altro, di alcuni, di tutti o di nessuno di questi punti nei programmi elettorali dei partiti e/o delle coalizioni ammesse al voto del 25 settembre, basta accedere ai testi (brani e righe) già selezionati ed evidenziati dal prof. Paolo Bonetti (qui) o alla lettura critica che ne ha fatto su Avvenire del 21 agosto scorso il prof. Maurizio Ambrosini (qui).

Ogni lettore può rendersi conto personalmente di quanto i nostri futuri legislatori siano da ritenere vicini o lontani dalla concretezza delle presenti istanze.

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