Impeachment?

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Congresso USA e indagini di impeachment

Il pomeriggio di sabato 8 ottobre la Casa Bianca ha mandato una lettera ai membri democratici della Camera dei Rappresentanti in cui si descrive l’indagine di impeachment in corso come «costituzionalmente invalida e come una violazione del giusto processo». Questo è avvenuto dopo la decisione presa nella prima mattinata dello stesso giorno dall’Amministrazione Trump di impedire la testimonianza di Gordon D. Sondland, ambasciatore presso l’Unione Europea, davanti al Congresso in merito ai suoi colloqui con altri diplomatici americani a riguardo del tentativo da parte del presidente Trump di mettere pressione l’Ucraina affinché aprisse una serie di indagini che sarebbero tornate a vantaggio politico del presidente.

Il tentativo massiccio da parte dell’Amministrazione di boicottare l’indagine della Camera dei Rappresentanti non fa altro che rimarcare la necessità delle audizioni, della ricerca di prove e dell’ascolto di testimonianze al fine di stabilire una visione effettiva e complessiva dei fatti. I dettagli della telefonata di Trump con il presidente dell’Ucraina, che ha coinciso con il ritardo della concessione una serie di aiuti di carattere militare autorizzati dal Congresso, fa sorgere serie preoccupazioni su un possibile uso improprio del potere presidenziale, cosa che inquieta non poco. Tale questione può essere risolta solo mediante un’indagine completa su quanto accaduto. Se è vero che molti fatti non sono ancora noti così che la decisione di procedere all’impeachment appare essere ora prematura, è però altrettanto vero che un’indagine adeguata è assolutamente necessaria.

La lettera di ieri, redatta dal consiglio legale del presidente, non contiene alcuna obiezione convincente rispetto a tale indagine. La lettera afferma che un’indagine di impeachment deve essere autorizzata mediante un voto formale; ma un  voto di questo genere non è richiesto, né sul piano costituzionale né su quello legale, alla Camera dei Rappresentanti per  procedere a delle audizioni o per emettere dei mandati di comparizione a testimoniare davanti a essa. Poiché l’Amministrazione si è già spesso rifiutata di collaborare con gli organi congressuali di controllo, anche in questioni senza alcuna connessione a qualsiasi aspetto potenzialmente foriero di un possibile impeachment, e ieri si è rifiutata di impegnarsi a cooperare anche nel caso in cui un’indagine venisse formalmente autorizzata, questa improvvisa affermazione di un immaginario requisito costituzionale suona come falso.

In questa fase preliminare non vi è neanche alcun requisito che imponga di rendere disponibili in anticipo al Presidente delle prove e di contro-interrogare i testimoni durante un procedimento che la Costituzione pone nella mani del «solo potere» della Camera dei Rappresentanti. Le procedure dei comitati della Camera consentono già a entrambi i partiti di rendere note le loro preoccupazioni e posizioni, inoltre un’indagine di impeachment è analoga alle procedure di un gran giurì e non a quelle di un processo in tribunale. Se la Camera dei Rappresentanti, nel corso complessivo dell’indagine, non lasciasse abbastanza spazio affinché il Presidente possa presentare una propria linea di difesa, allora il rimedio adeguato a questo fatto è di procedere in questo senso in occasione del processo in Senato che seguirebbe una votazione di impeachment alla Camera.

Invece, la lettera di ieri accusa i democratici della Camera dei Rappresentanti di cercare di ribaltare le elezioni del 2016, e termina affermando che il Presidente «non può permettere alla  procedura costituzionalmente non legittima della Camera di distrarlo»; per questa ragione egli si rifiuta di cooperare all’indagine. Ma un tale assurdo accantonamento pubblico di una ramo paritario del sistema governativo è già di per sé un preoccupante eccesso del potere esecutivo – che, sostanzialmente, coincide con il rifiuto degli esiti delle elezioni del 2018 che hanno dato ai Democratici la maggioranza nella Camera dei Rappresentanti.

Comunque, anche se il suo potere di esercitare un controllo, di indagare e di convocare testimoni non dipende da esso, la Camera dei Rappresentanti dovrebbe formalmente votare l’apertura di un’indagine di impeachment. Mentre Trump non ha alcuna autorità per pretendere questo dalla Camera o per rifiutarsi di cooperare in assenza di tale voto, una tale risoluzione sarebbe di aiuto e rappresenterebbe un atto di prudenza. Una votazione che coinvolga tutta la Camera nell’autorizzare delle indagini di impeachment metterebbe il caso in questione nel solco di precedenti già determinati dalle indagini di impeachment nei casi Nixon e Clinton. Riaffermando in tal modo la responsabilità costituzionale della Camera nelle procedure di impeachment e, al tempo stesso, rendendo più chiaro il fatto che il rifiuto di collaborare all’indagine è in se stesso un affronto all’ordine costituzionale.

Le ragioni per cui i Democratici non si sono ancora mossi in direzione di un voto formale sono risibili: il desiderio di risparmiare ai membri più vulnerabili del partito un voto politicamente costoso, da un lato, e, dall’altro, la preoccupazione che a loro volta i Repubblicani facciano uso del potere di emettere mandati di comparizione che potrebbero usare per rafforzare la cortina fumogena delle asserzioni di condotta non corretta da parte degli oppositori del Presidente contenute nella lettera dell’Amministrazione.

Questi rischi sono largamente superati dai vantaggi legati all’assunzione del dovere costituzionale del Congresso che chiede a tutti i suoi membri di esprimersi pubblicamente in merito al fatto se il presunto uso di forze di polizia straniere da parte del Presidente Trump a proprio vantaggio politico, e il suo chiaro disprezzo per il sistema di controllo e bilanciamento, richieda un’inchiesta sancita dalla Camera dei Rappresentanti e un possibile impeachment.

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