Nicaragua: le violenze, il governo, i vescovi

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Il Nicaragua è sull’orlo della guerra civile. La scintilla è scoccata il 28 aprile scorso dopo che il presidente Ortega aveva annunciato la riforma della previdenza sociale e pensionistica. È bastato questo per muovere la piazza. Le proteste pacifiche, inizialmente abbastanza ridotte, si sono subito intensificate estendendosi nelle varie città e dipartimenti, e si sono trasformate in manifestazioni contro l’autoritarismo di Ortega.

Le città di León, Managua, Masaya, Matagalpa, Jinotegua, Sebaco e Estelí si sono rese protagoniste a turno di blocchi stradali, scioperi di massa, cortei. Le risposte delle autorità non si sono fatte attendere: i morti, i desaparecidos, le persone imprigionate sono aumentati.

I vescovi della conferenza episcopale hanno cercato di farsi promotori di una mediazione attraverso un tavolo nazionale di dialogo. Ma il tavolo, iniziato ad aprile con i rappresentanti del governo da una parte e quelli dei movimenti e della società civile dall’altra, interrotto e ripreso numerose volte, non ha portato ad alcun accordo. Nel frattempo, le violenze della polizia e dei paramilitari non sono cessate e, nel mese di giugno, il bilancio provvisorio della repressione contava 212 morti, 1.337 feriti e 507 arresti arbitrari. E le proteste non si sono fermate. La gente gridava “Que se vayan” – “Che se ne vadano” – e altri slogan come: “Solo el pueblo salva el pueblo! Ni un paso atrás! Viva Nicaragua libre!” – “Solo il popolo salva il popolo! Non un solo passo indietro! Viva il Nicaragua libero!”.

Azioni contro beni e persone della Chiesa

La rivolta si è riaccesa in questi ultimi giorni. Ad essere presi di mira sono stati ora anche alcuni vescovi. Tra questi, anzitutto Juan Abelardo Mata Guevara di Estelí. L’aggressione conto di lui è avvenuta il 15 luglio a un posto di blocco della polizia a Nindiri, a circa 15 miglia a sud-est di Managua, mentre il vescovo stava tornando dopo aver celebrato una messa. I paramilitari hanno sparato contro l’auto su cui viaggiava, danneggiando le gomme e i finestrini. Mons. Mata, assieme al suo autista, si sono rifugiati in una casa che è stata subito circondata dai sostenitori di Ortega i quali lo hanno maltrattato per circa un’ora e mezza.

Il vescovo ha potuto lasciare la casa solo dopo l’intervento dell’arcivescovo di Managua. Mata ha potuto poi tornare ad Estelí col favore delle tenebre. Tra l’altro, questo vescovo è uno dei mediatore e dei testimoni nel dialogo nazionale tra il governo e l’opposizione.

Un altro episodio è avvenuto nello stesso giorno, quando «la polizia e alcuni paramilitari» hanno fatto irruzione nella canonica del card. Leopoldo José Brenes Solorzano, di Managua, portando via vari oggetti appartenenti alla parrocchia e a p. Jairo Velasquez che è rimasto incolume.

Il cardinale ha ribadito il suo invito al governo e alla polizia a sospendere gli «attacchi contro la popolazione» e a rispettare «le chiese e le canoniche e gli oggetti personali dei sacerdoti che vengono impiegati per scopi umanitari».

Due giorni prima, il 13 luglio, a Managua circa 150 studenti che protestavano si erano rifugiati nella parrocchia della Divina Misericordia da cui hanno potuto uscire dopo un intervento dei vescovi del paese.

La parrocchia è vicina all’Università autonoma nazionale del Nicaragua dove gli studenti avevano manifestato durante uno sciopero nazionale. Attaccati dai paramilitari, avevano cercato rifugio in chiesa, ma sono stati presi d’assedio e due studenti sono morti dentro l’edificio sacro colpiti dal fuoco degli assalitori. Gli altri studenti si stati poi trasferiti, il 14 luglio, nella cattedrale dell’Immacolata Concezione di Managua dove sono state prestate loro le cure mediche necessarie.

Il dittatore Ortega, innamorato del potere

Ortega è presidente del Nicaragua dal 2007. Nel 2014 fece approvare l’abolizione del limite di durata della carica presidenziale. La Chiesa ha chiesto che le elezioni, attualmente non previste fino al 2021, siano tenute nel 2019, ma Ortega lo ha escluso.

Ortega è stato anche il leader del Fronte nazionale di liberazione sandinista che ha messo fine alla dittatura di Somoza nel 1979 e ha combattuto i controrivoluzionari di destra sostenuti dagli Stati Uniti negli anni ’80. Ortega è già stato capo del Nicaragua dal 1979 al 1990.

Nicaragua è sull’orlo della guerra civile

Messaggio della Conferenza episcopale

Di fronte al continuo deteriorarsi della situazione, il 14 luglio la Conferenza episcopale ha scritto il seguente messaggio:

«1. Noi vescovi accettiamo di buon animo di essere mediatori e testimoni del dialogo nazionale chiamando a garanti il popolo del Nicaragua e la comunità internazionale solidale con il nostro dolore. La nostra missione non sta solo nell’essere mediatori e testimoni al tavolo del dialogo, ma anche, data la dimensione profetica del nostro ministero, nella necessità urgente di assistere i luoghi di conflitto per difendere la vita degli indifesi, portare consolazione alle vittime e mediare allo scopo di giungere ad una soluzione pacifica dalla situazione. Affermiamo che, per realizzare quest’opera di carità, la Chiesa nicaraguense continuerà a mettere a disposizione tutti i mezzi che sono a sua disposizione. La nostra missione di pastori e di profeti non è in contrasto con il nostro ruolo di mediatori e di testimoni, poiché ciò che cerchiamo è la pace e la giustizia come nicaraguensi.

2. Negli ultimi giorni si è inasprita la repressione e la violenza da parte dei paramilitari pro-governativi verso le persone che protestano civilmente. Deploriamo vivamente tanta morte, dolore e sofferenza del nostro popolo: le persone ferite, processate ingiustamente, minacciate, intimidite e le prepotenze contro coloro che avevano partecipato a manifestazioni pacifiche. Denunciamo i sequestri e le detenzioni arbitrarie di cui è oggetto la popolazione civile. Oggi, come non mai, i diritti umani sono calpestati in Nicaragua. Alcuni membri del tavolo del dialogo nazionale e alcuni difensori dei diritti umani e dei mezzi di comunicazione indipendenti sono oggetto di campagne di stigmatizzazione da parte del governo.

3. È nostro dovere informare la nazione che, durante questi mesi, siamo stati testimoni della mancanza di volontà politica del governo di dialogare sinceramente e di cercare dei processi reali che ci incamminino verso una vera democrazia, rifiutandosi ripetutamente di affrontare le tematiche centrali dell’agenda di democratizzazione e disattendendo le raccomandazioni della CIDH (Commissione Interamericana dei Diritti Umani), specialmente l’urgenza di smantellare i gruppi armati filogovernativi. I rappresentanti dello Stato hanno travisato l’obiettivo principale per il quale è stato costituito il tavolo del dialogo nazionale.

4. Sono da condannare, dal punto di vista giuridico e morale, gli attacchi perpetrati dalla polizia nazionale, da gruppi paramilitari filogovernativi e da folle aizzate per aggredire e seminare terrore tra il popolo che manifesta civilmente. Ugualmente condannabile è ogni atto di profanazione sacrilega contro la Chiesa, sia contro i suoi consacrati sia nei suoi edifici sacri. Allo stesso modo sono da condannare le aggressioni contro giornalisti nazionali e internazionali, difensori dei diritti umani e membri della società civile.

5. Ricordiamo che è dovere del governo proteggere e rispettare la vita dei nicaraguensi, compresi coloro che manifestano civilmente: “Ogni persona ha diritto: 1) alla sua vita privata e a quella della sua famiglia. 2) all’inviolabilità del suo domicilio, della sua corrispondenza e delle sue comunicazioni di ogni genere. 3) al rispetto del suo onore e della sua reputazione. 4) a conoscere ogni informazione che hanno registrato a loro riguardo le autorità statali così come il diritto di sapere perché e quale scopo ha questa informazione” (Costituzione del Nicaragua, art. 26).

6. San Paolo ci ricorda che “la nostra battaglia non è contro la carne e il sangue, ma contro i principati e le Potenze, contro i dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti” (Ef 6,12). Pertanto ai fedeli cattolici e agli uomini e alle donne di buona volontà chiediamo di unirsi a noi in:

a) un giorno di digiuno (venerdì 20 luglio) in atto di riparazione per le profanazioni compiute in questi ultimi mesi contro Dio. In questo giorno si reciterà la preghiera di esorcismo a san Michele arcangelo.

Questo giorno sarà un invito rivolto a tutti i nicaguarensi, specialmente alla polizia, ai militari e agli altri impiegati pubblici e a coloro la cui coscienza indica ad essi di non continuare ad appoggiare direttamente o indirettamente queste azioni del governo o del partito governativo, affinché abbiano a riflettere seriamente sulla grave e urgente situazione storica che viviamo, prendano le decisioni che suggerisce loro la coscienza e si impegnino a difendere la vita, la verità e la giustizia. Ricordiamo loro che, sul piano della coscienza, nessuno è obbligato ad eseguire un ordine contrario ai comandamenti della legge di Dio, in particolare quello di “non uccidere”.

b) Un mese di intercessione (dal 15 luglio al 15 agosto):

  • Giovedì (19 e 26 luglio, 2 e 9 agosto): giorni di adorazione al Santissimo.
  • Venerdì (20 e 27 luglio, 3 e 10 agosto) giorni di digiuno.
  • Sabato (21 e 28 luglio, 4 e 11 agosto): giorni di consacrazione al Cuore immacolato di Maria.
  • Domeniche (15, 22 e 29 luglio, 5 e 12 agosto): rinnovazione delle promesse battesimali.

c) Questi momenti di riparazione e di intercessione sono un invito alla conversione per tutti, un tempo di riconciliazione con Dio, con noi stessi e con i nostri simili. Per questo chiediamo ai cristiani cattolici di viverli con intensità frequentando il sacramento della riconciliazione.

7. Ricordiamo che “la pace è un bene prezioso ma precario che dobbiamo custodire, educare e promuovere nel nostro paese”. Come sappiamo, la pace non si riduce a un’assenza di guerra, ma alla promozione di una “cultura di pace” (cf. Documento di Aparecida 542).

8. Rivolgiamo un invito agli uomini e alle donne di buona volontà a non rispondere con la violenza alle diverse provocazioni di cui sono oggetto. Il male ha forza quando noi lo permettiamo. Come Cristo affrontò la tentazione del maligno nel deserto con una fede incrollabile in Dio Padre suo (cf. Mc 1,12-13; Mt 4,1-11; Lc 4,1-13), così noi, come suoi seguaci, siamo chiamati a far fronte al potere del male con la stessa fede perché solo così passiamo vincerlo e vivere in una società di giustizia e di pace. Non dobbiamo essere complici del male.

9. Che Maria, nella sua gloriosa Assunzione e la sua materna intercessione ottenga dal suo divin Figlio il dono della giustizia e della pace per la Chiesa pellegrina in Nicaragua e per tutti i nicaraguensi».

14 luglio 2018

Conferenza episcopale del Nicaragua

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