Questo non è il paese che vogliamo

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Alcuni avvocati torinesi e il Coordinamento nazionale del Comitati “Se non ora quando?” hanno inviato nei giorni scorsi un appello (sottoscritto da numerose associazioni e da numerosissimi semplici cittadini) al Presidente della Repubblica, al Parlamento italiano e al Consiglio superiore della magistratura, dopo il caso Sea Watch e gli insulti alla capitana Carola Rackete. 

Al Presidente della Repubblica

Al Parlamento Italiano

Al Consiglio Superiore della magistratura

Abbiamo assistito attonite e attoniti allo sbarco di quanti si trovavano a bordo della Sea Watch, accompagnato non da un sospiro di sollievo per le vite salvate, ma da insulti sessisti, minacce e ingiurie non degne di un Paese civile.

I toni, ma soprattutto i contenuti, esulano dal lessico politico e sono totalmente estranei alla democrazia; non è stato offeso soltanto l’onore e il decoro della capitana della Sea Watch – con frasi irripetibili e sessiste –, non solo a lei e alle mogli e figlie dei parlamentari che si trovavano a bordo è stato augurato lo stupro, ma quelle frasi sono una ferita profonda a tutti e a tutte coloro che si riconoscono nei valori fondanti del nostro Paese.

Quelle frasi – di cui vi è ampia documentazione video – sono un insulto allo stato di diritto e alla Costituzione della Repubblica, oltre a costituire ipotesi delittuose perseguibili d’ufficio quali la minaccia e l’ingiuria aggravate, l’istigazione all’odio razziale.

I responsabili sono agevolmente identificabili in quanto ripresi in numerosi video e, per loro stesso rivendicare, appartenenti ad un partito di governo.

Nello stigmatizzare ogni comportamento volto a calpestare diritti costituzionalmente garantiti, ci opponiamo con fermezza all’odio, razziale o di genere che sia, perché venga riaffermato il primato della legge che prevede come reato i comportamenti minacciosi, ingiuriosi e lesivi della dignità delle persone.

Nel compimento delle sue attribuzioni, la Magistratura ha indagato la capitana Carola Rackete e nei suoi confronti applicherà la legge con il rigore e l’indipendenza che le è propria; ci aspettiamo che il medesimo rigore venga applicato nell’esercitare l’azione penale anche nei confronti di coloro che, all’alba del 29 giugno, nel porto di Lampedusa, con gli auguri di stupro, gli apprezzamenti volgarmente sessisti, hanno offeso tutti quegli uomini e quelle donne che si riconoscono nei principi della Costituzione.

Ci appelliamo alle forze politiche perché il Parlamento faccia chiarezza sull’episodio e, con la sua azione, sappia opporsi alla barbarie; al Presidente della Repubblica, quale garante della Costituzione e presidente del CSM, perché tuteli i diritti delle vittime di reato, in special modo della capitana Carola Rackete.

1° luglio 2019

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4 Commenti

  1. Nadia Mazzanti 5 luglio 2019
  2. MariaTeresaPontara Pederiva 5 luglio 2019
  3. Claudio Bargna 4 luglio 2019
    • Davide 11 luglio 2019

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