La squadra di Ursula

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A Bruxelles sta per iniziare la stagione Ursula. La nuova presidente-designata della Commissione europea – la tedesca Ursula von der Leyen, per l’appunto – si insedierà tra poche settimane all’ultimo piano del palazzo Berlaymont, sede centrale dell’esecutivo europeo. Salvo sorprese clamorose, il 1° novembre si concluderà infatti il mandato della Commissione Juncker e inizierà l’era di Ursula.

I 27 Commissari nominati sono ora alle prese con la preparazione delle audizioni in Parlamento, che confermeranno o meno il loro ruolo. È prevedibile che qualcuno verrà bocciato: succede ad ogni tornata. È il modo dell’Europarlamento – istituzione parlamentare incompiuta, priva della possibilità di proporre iniziative legislative, che a livello europeo è prerogativa esclusiva della Commissione – di far sentire il suo peso.

Epica – perché subìta da un candidato proposto da un grande stato membro – fu, ad esempio, la bocciatura di Buttiglione nel 2004 per le sue controverse posizioni sull’omosessualità («un peccato», la definì di fronte a un’attonita commissione parlamentare per le libertà e i diritti civili). Buttiglione venne poi sostituito dal più digeribile Frattini.

Da quel momento l’Italia ha imparato la lezione e ha sempre presentato Commissari globalmente accettabili. Anche stavolta il nostro Gentiloni non rischia. Più problematica è invece la posizione di altri candidati, in particolare dell’Europa orientale, col passato macchiato da presunte storie di corruzione.

Mentre i Commissari si danno allo studio matto e disperatissimo per non farsi trovare impreparati dalle audizioni parlamentari, i loro più fedeli collaboratori ricevono decine di candidature per entrare a far parte dei potentissimi gabinetti. Ogni Commissario ha infatti diritto a un piccolo team – che per regola deve essere multinazionale – che detta la linea politica a centinaia di funzionari.

Si tratta di posti molto ambìti, per quanto estremamente impegnativi e stressanti (non pochi finiscono in burn out). Pare che alcuni capi-gabinetto designati abbiano dovuto addirittura staccare i telefoni dei loro uffici per le troppe chiamate di funzionari in cerca dell’agognato posto al sole.

Insomma, la macchina della nuova Commissione si sta mettendo in moto. Per fare cosa? Leggendo tra le righe dei discorsi e dei documenti ufficiali, si intravedono le linee politiche dell’era Ursula.

Alcune sono esplicite, come la rivoluzione verde e un accento più marcato verso un’Europa più partecipativa e democratica – il che include anche qualche concessione di poteri, almeno di facciata, al Parlamento europeo.

Vi è poi l’intenzione di rafforzare la giustizia sociale, chiaro segnale delle richieste dei socialisti, parte contraente fondamentale del nuovo esecutivo.

Meno esplicita, ma altrettanto chiara, è l’intenzione di responsabilizzare sempre di più le grandi piattaforme online – come Google e Facebook – su questioni come gli abusi di posizione dominante del mercato e la tassazione, ma anche su temi più prettamente politici come quello delle fake news.

Sulla questione dei migranti poi, von der Leyen si è espressa a favore di una maggiore solidarietà tra stati membri, in particolare verso Italia, Spagna e Grecia, e di meccanismi di gestione dei flussi migratori che siano al tempo stesso «efficaci e umani».

C’è poi, ovviamente, la gestione della Brexit, su cui, da parte UE, si mantiene ancora una certa calma. D’altra parte, la situazione politica britannica – tra dimissioni a catena, chiusura del Parlamento e documenti interni che indicano addirittura rischi di scaffali vuoti nei negozi e problemi di ordine pubblico in caso di assenza di accordo –mostra il governo di Boris Johnson per quello che è: un interlocutore tanto stravagante quanto tragicamente debole. Certo, anche da Bruxelles si cercherà di evitare “il no-deal”, ma non ad ogni costo, anzi con la consapevolezza di avere, di fatto, il coltello dalla parte del manico.

Insomma, le questioni sul fuoco sono molteplici.

Nello specifico, cosa deve aspettarsi l’Italia dalla Commissione von der Leyen? Al netto della questione migranti, su cui tradizionalmente la Commissione, a differenza della maggioranza degli stati membri, è attenta alle criticità che solleva nel nostro paese – e che, come si notava poc’anzi, appare confermata dalle prime dichiarazioni di von der Leyen, l’atteggiamento della Commissione sarà essenzialmente il riflesso di quello del governo nazionale.

Se, come sembra, vi sarà da parte del nuovo esecutivo Conte disponibilità al confronto, in particolare sulle questioni finanziarie (notare la posizione chiave ma, al tempo stesso delicatissima, di Gentiloni, che sarà responsabile per gli affari economici), la Commissione risponderà con aperture e dialogo.

Le nomine non solo di Gentiloni, ma anche di Sassoli – ora presidente del Parlamento europeo – e di Irene Tinagli – presidente della Commissione per gli affari monetari ed economici nello stesso Parlamento, sono significative a riguardo, così come lo è il progressivo avvicinamento dei deputati M5S, oggi senza casa in Europa, al gruppo politico dei Verdi.

In caso, invece, di una rinnovata ostilità da parte italiana verso le istituzioni comunitarie, l’atteggiamento di queste ultime potrebbe tornare meno benevolo.

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Un commento

  1. Giampaolo Centofanti 24 settembre 2019

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