A quando la stella gialla?

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Il vescovo emerito di Alba, Sebastiano Dho, inviò a “Settimana” (allora in edizione cartacea) una lettera in cui denunciava senza mezzi termini le derive discriminatorie dell’allora governo di destra. Fu una delle poche voci, in ambito ecclesiale, che manifestarono coraggiosamente il proprio dissenso. La lettera fu ospitata sul n. 6 del 2009 (pag. 2). Vedendo cosa sta accadendo in Italia ai giorni, ha chiesto di pubblicarla tale e quale.

Caro direttore,

la domanda che ho posto come titolo di questo intervento non pare affatto retorica ma terribilmente attuale, pienamente giustificata da una serie progressiva e impressionante di interventi; non semplicemente di opinioni, sia pure preoccupanti, ma a livello di norme legislative già in vigore o in procinto di divenirlo prossimamente, se non modificate a motivo del giusto sdegno provocato.

Ci riferiamo espressamente, per limitarci ai casi più eclatanti, ad alcuni provvedimenti pervicacemente voluti e approvati dalla maggioranza di governo e presentati come parte necessaria del “pacchetto sicurezza”.

Prima le impronte ai bambini rom, ostinatamente volute con chiara sottesa mentalità discriminatoria a livello di innocenti, contro ogni elementare senso di umanità; poi la tassa spropositata, a dir poco, per il rinnovo del permesso di soggiorno, quasi questo fosse un lusso o una grazia ad arbitrio del satrapo di turno; poi ancora l’autorizzazione generale delle “ronde” (già esperimentate in terra padana) che non possono non evocare per chi conosce la storia, almeno del secolo scorso, altre squadre del genere sia pure con camicia di colore diverso. Infine, fuori dubbio la più grave, la recentissima modifica, in peggio addirittura (il che dice tutto!), della legge Bossi-Fini, comportante la possibilità, in pratica l’invito ai medici del pronto soccorso di denunciare, vera delazione di stato, i clandestini che ricorrono alle loro cure.

A questo proposito mesi fa alcuni comuni, sempre della Padania, avevano preceduto per così dire questa impostazione aberrante, fornendo ai loro cittadini un numero verde con un caldo invito alla delazione, denunciando gli immigrati, veri o presunti irregolari, alla faccia di ogni etica non diciamo cristiana ma anche umana semplicemente.

A questo punto viene quasi naturalmente da chiedersi: che ci manca ancora? quale la prossima mossa? la stella gialla con relativi campi?

Fortunatamente, questa volta qualcuno si è mosso o si sta muovendo in maniera meno debole del solito e si fa sentire anche a voce alta.

Primo tra tutti l’ambiente medico, e non solo quello dei cattolici, che ha dichiarato in larghissima maggioranza la più radicale contrarietà a tradire la propria dignità professionale, che da Ippocrate in poi (che era un pagano, ma un uomo innanzitutto) esige di curare il malato chiunque egli sia, pronti ad esercitare se necessario l’obiezione di coscienza riconosciuta o meno.

Anche il mondo ecclesiale (finalmente!) a diversi livelli sembra reagire anche se ancora a voce piuttosto bassa. Così il quotidiano cattolico Avvenire (6 febbraio, p. 11) sintetizza i giudizi e gli atteggiamenti espressi da molte parti, in casa nostra e non solo: «Un vulnus ad un diritto fondamentale. Un boomerang per la salute di tutti, italiani compresi. Un incentivo per gli ambulatori etnici clandestini. Una norma inutile, dannosa, persecutoria, razzista». Non è il caso di aggiungere altro se non due piccole considerazioni:

  1. giustamente proprio in questi giorni la Chiesa, intesa nel senso più completo e vero del termine, pastori e fedeli laici, si è mobilitata come non mai (forse dall’ormai lontana campagna contro l’aborto non si verificava un impegno così forte e generale) per la difesa della vita umana, vedi caso Eluana, e il rischio reale dell’introduzione surrettizia dell’eutanasia; ora, è bene ricordare che i grandi valori quale la dignità della persona, la vita, la salute, la famiglia, per citare solo i maggiori, a ragione detti “non negoziabili”, sono tali a patto di essere indivisibili, per cui una vera difesa, per essere fondata, va sempre fatta per tutti insieme e per tutte le persone senza distinzione; in caso contrario, oltre l’ingiustizia di fondo, ne va di mezzo pure la nostra credibilità nella difesa stessa;

  1. strettamente collegata alla prima considerazione ritorna il solito, inquietante, interrogativo già espresso altre volte e che continua a rimanere senza una risposta accettabile: come è possibile che molti cristiani, almeno quelli che si dicono tali e ci tengono pure ad esibire questa qualità, sostengano in maniera determinante forze politiche ben note che, a chiare lettere, non solo professano ma si gloriano di propugnare e attuare quale programma di governo teorie razziste e xenofobe, chiaramente in diretto contrasto con i principi evangelici? Come mai questa tematica, salvo rare eccezioni, esula quasi del tutto dalle nostre catechesi e dagli incontri pastorali e chi s’azzarda timidamente ad accennarla, chiunque egli sia anche pastore, è subito tacciato di “fare politica”?

Dio non voglia che anche noi non ci carichiamo di gravi responsabilità che ci saranno rinfacciate, ma allora sarà tardi, come sta avvenendo ora per eventi ormai passati. La storia, impietosa, difficilmente perdona.

Sebastiano Dho, vescovo di Alba

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2 Commenti

  1. Patrizia Pane 22 giugno 2018
  2. Roberto Zunazzi 21 giugno 2018

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