Venezuela: una fase nuova

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Caracas, 20 giugno 2019

A partire dal 17 maggio, la situazione politica del Venezuela è entrata in una nuova fase con l’accettazione da parte delle autorità norvegesi, di fare da mediazione a un processo di negoziati per uscire dalla crisi. Sia Juan Guaidó, sia Nicolás Maduro hanno accettato di incontrarsi a Oslo per cercare in modo pacifico, concertato e mediato, un percorso alternativo alla violenza che favorisca tutti i venezuelani.

Nessuno dei due protagonisti che si riconoscono come presidenti del Venezuela si trova nel suo migliore momento perché nessuno dei due gode di un fermo sostegno delle forze armate, molti paesi riconoscono Guaidó, ma nessuno intende avventurarsi in un intervento militare o in un appoggio ad una guerra civile. La comunità internazionale si attende una soluzione diplomatica e nessuno dei due può contare su un sostegno popolare incondizionato.

C’è molta incertezza nel popolo venezuelano riguardo al potere effettivo di Guaidó per ottenere l’uscita di Maduro e c’è un totale scetticismo nei riguardi della gestione di Maduro per risolvere la situazione.

Tra frustrazione e speranza

Il gioco politico si svolge ora attorno ad un tavolo negoziale in cui la maggioranza dei venezuelani non ha fiducia. In uno studio pubblicato nel mesi di giugno dall’agenzia dei sondaggi DATINCORP, il 66% dei venezuelani ritiene che il processo negoziale fallirà e solo il 21% lo considera positivamente.

La ragione dell’atteggiamento negativo nel considerare positivo il processo di dialogo è dovuta al fallimento nel passato di almeno tre tentativi. In due di essi, la Chiesa ha svolto un ruolo da protagonista, come quello esercitato dal nunzio apostolico Aldo Giordani e successivamente dall’inviato del papa, mons. Claudio Maria Celli.

Un terzo tentativo di dialogo ha avuto come mediatori Leonel Fernández, ex presidente della Repubblica Dominicana, José Luis Zapatero, ex presidente della Spagna, e Martín Torrijos, ex presidente di Panama.

In tutti questi dialoghi, il regime di Maduro si presentò sapendo che la continuità del suo potere era seriamente minacciata. Il risultato dei tre procedimenti, stando all’impressione dei venezuelani, non raggiunse niente di positivo per il bene del paese e dei suoi cittadini, mentre Maduro ne uscì rafforzato nel suo potere

La Norvegia esige totale discrezione e silenzio da parte dei due protagonisti politici che sono seduti al tavolo dei negoziati. In effetti, non abbiamo notizie di ciò che lì si cucina e confidiamo nei buoni uffici del governo della Norvegia.

Con l’inizio di questo processo la violenza politica e le proteste nelle strade sono diminuite del 90%. Ci sono delle concentrazioni di appoggio a Guaidó, nei settori che egli visita, ma il suo discorso è più conciliante e lascia intravedere la sua scommessa su una soluzione pacifica. Lo stesso avviene da parte del regime di Maduro. Ci sono sì alcune voci altisonanti che vogliono continuare a mostrare la forza, ma non hanno un’eco mediatica importante.

I punti di un possibile accordo

A cosa ha portato il processo negoziale? È vero che non si può divulgare ciò che viene detto là dentro, tuttavia è possibile individuare dei segni di cambiamento che io interpreto come degli accordi a cui si è arrivati. Enumero qui di seguito alcuni di questi aspetti:

  1. È stato eliminato il controllo cambiario, cosa che ha consentito alle imprese di effettuare gli investimenti necessari alla produzione di beni e servizi senza essere soggetti a un controllo dei prezzi.
  2. È evidente in tutto il paese un maggior rifornimento di alimenti e di medicine. Difatti, è significativo trovare in tutto il paese e in tutti i supermercati il famoso marchio “Harina Pan”, una farina di mais usata dai venezuelani per fare delle focacce, loro alimento base che era scomparso dai supermercati da cinque anni.
  3. L’inflazione continua ad essere alta e il salario ufficiale è insufficiente, tuttavia il regime di Maduro ha smesso di fare aumenti salariali come misura populista.
  4. I soldati russi e le fabbriche di armi russe in Venezuela hanno iniziato a ritirarsi dal paese.
  5. Il governo degli Stati Uniti, che ha maggiormente sostenuto Juan Guaidó, in una dichiarazione pubblica ha confermato il ritiro dei militari russi dal Venezuela e ha accettato come valida la nuova fase politica di negoziati ad Oslo.
  6. Non ci sono stati altri arresti di politici dell’assemblea nazionale, anche se sono corse voci di nuovi attacchi all’immunità dei politici del parlamento venezuelano.
  7. Nelle ultime settimane sono stati liberati diversi prigionieri politici.
  8. Bachelet, incaricata dei diritti umani da parte delle Nazioni Unite inizia una visita al paese. La presenza e il giudizio dell’ONU in Venezuela è permanente da alcuni mesi, e ciò sembra abbia a che vendere con la garanzia dell’attuazione degli accordi definiti nei negoziati.
  9. Si sta permettendo l’ingresso di aiuti umanitari attraverso l’ONU, la Croce Rossa internazionale e le ambasciate.
  10. Tutti i forum accademici e politici danno per scontato il cambiamento del paese e mirano alla ricostruzione del tessuto istituzionale e sociale.

Non posso assicurare che tutto questo sia il risultato di accordi all’interno del processo dei negoziati, ma tutto fa pensare che sono tuttavia la conseguenza di un processo che – a mio modo di vedere – è più serio di quelli precedenti per il modo con cui avviene. Si tratta di un processo a cui guardano i governi che desiderano un’uscita dalla crisi del Venezuela. Speriamo che ora ci sia la volontà politica di ricostruire il paese in una sana democrazia.


Caracas, 20.06.2019

Desde el 17 de mayo la situación política venezolana ha entrado en una nueva fase con la aceptación de las autoridades noruegas como mediadora en un proceso de negociación pasa salir de la crisis venezolana. Tanto Juan Guaidó como Nicolás Maduro, aceptaron encontrarse en Oslo para buscar de modo pacífico, concertado y mediado un camino alternativo a la violencia que favorezca a todos los venezolanos.

Mediazione norvegeseNinguno de los dos actores que se reconocen como presidentes de Venezuela se hallan en su mejor momento, pues no hay un apoyo firme de la fuerza armada a ninguno de los dos mencionados, muchos países reconocen a Guidó, pero ninguno quiere aventurarse en una intervención militar o en el apoyo a una Guerra Civil, la comunidad internacional espera una solución diplomática y ninguno de los dos posee un  apoyo popular irrestricto. Hay mucha incertidumbre en el pueblo venezolano respecto al poder efectivo de Guaidó para lograr la salida de Maduro y hay un completo escepticismo respecto a la gestión de Maduro para resolver la situación.

El juego político se juega ahora en una mesa de negociación, en la cual no confían la mayoría de los venezolanos. En un estudio publicado en el mes de junio por la empresa encuestadora DATINCORP, el 66% de los venezolanos considera que el proceso de negociación fracasará, mientras que solo un 21%  lo ve como bueno. El motivo de la negativa a ver como positivo el proceso de diálogo es debido al fracaso en el pasado de al menos tres intentos. En dos de ellos la Iglesia tuvo un rol protagónico, como el conducido por el Nuncio Apostólico Aldo Giordani y luego por el enviado del papa Mons. Claudio María Celli. Un tercer intento de diálogo fue mediado por Leonel Fernández, expresidente de República Dominicana, José Luis Zapatero, expresidente de España y Martín Torrijos, expresidente de Panamá. En todos estos diálogos el régimen Maduro acudió sabiendo que su continuidad en el poder estaba seriamente amenazada. El resultado de los tres procesos, según la percepción de los venezolanos, fue que no se logró nada positivo para el bien del país y de sus ciudadanos, mientras que Maduro salió fortalecido en su poder.

Noruega exige total discreción y silencio por parte de los actores políticos que están en la mesa de negociación. En realidad no tenemos noticias de lo que allí se cocina y todos confiamos en los buenos oficios del gobierno de Noruega. Con el inicio de este proceso la situación de violencia política y protestas en las calles ha disminuido en un 90%. Hay concentraciones de apoyo a Guaidó en sectores que él visita, pero su discurso es más conciliador y muestra su apuesta por una solución pacífica. Lo mismo ocurre del lado del régimen de Maduro. Hay sí algunas voces altisonantes que quieren seguir mostrando fuerza, pero no tienen resonancia mediática importante.

¿A qué nos ha conducido el proceso negociador? Es verdad que no se puede divulgar lo que al interno se habla, sin embargo, es posible individuar signos de cambio que yo interpreto como acuerdos a los que se han ido llegando. Enumero a continuación alguno de estos aspectos:

  1. Se eliminó el control cambiario lo que ha permitido a las empresas adquirir insumos necesarios para la producción de bienes y servicios sin estar sometidos a un control de precios.
  2. Es evidente un mayor abastecimiento en alimentos y medicinas en todo el país. De este hecho, resulta significativo encontrar en todo el país y en todos los supermercados la famosa marca “Harina Pan”, una harina de maíz usada por los venezolanos para hacer arepas, su alimento básico, y que estaba desaparecida de los supermercados desde hace 5 años.
  3. La inflación sigue siendo alta y el sueldo oficial es insuficiente, sin embargo, el régimen de Maduro ha dejado de hacer aumentos salariales como medida populista.
  4. Los militares rusos y las empresas de armamento ruso en Venezuela han iniciado su proceso de retiro del país.
  5. Gobierno de los Estados Unidos, el que más ha apoyado a Juan Guaidó, en una declaración pública confirma retiro de militares rusos de Venezuela y aceptó como válida la nueva fase política de negociaciones en Oslo.
  6. No han habido más detenciones a políticos de la Asamblea Nacional, aunque hubo rumores de nuevos allanamientos a inmunidad a políticos del parlamento venezolano.
  7. Se han liberado varios presos políticos en las últimas semanas.
  8. Bachelet encargada de los DDHH por parte de la ONU inicia una visita al país. La presencia y opinión de la ONU en Venezuela es permanente desde hace algunos meses, lo cual parece tener que ver con la garantía del cumplimiento de acuerdos de las negociaciones.
  9. Se está permitiendo el ingreso de ayuda humanitaria a través de la ONU, Cruz Roja internacional y embajadas.
  10. Todos los foros académicos y políticos apuntan dan por hecho el cambio del país y apuntan a la reconstrucción de las institucionalidad y del tejido social.

No puedo asegurar que todo esto es resultado de acuerdos al interno del proceso de negociación, pero todo hace pensar que si no son resultados de acuerdos, sí son consecuencia de un proceso que a mi modo de ver es mucho más serio que los anteriores por el modo como se realiza. Es un proceso en la que está puesta la mirada de los gobiernos que desean una salida a la crisis venezolana. Esperemos que ahora sí halla voluntad política de reconstruir el país en una sana democracia.

 

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