André Perroux scj: memoria di un uomo saggio

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Il 18 maggio è morto in Francia p. André Perroux, una delle figure centrali della Congregazione dehoniana negli anni del post-concilio. Lo ricordiamo con affetto e gratitudine.

memoria“Se n’è appena andato”, si dice da queste parti dell’Appennino Tosco-emiliano.

Magari non ricordo bene, ma devo avere letto a suo tempo che in francese si possa usare un’espressione tipo “vient de s’en aller” che, però, serve anche per dire che qualcuno è andato in pensione, oltre che per dire che è morto. Dipende dal contesto, in fondo anche la morte è, a suo modo, una sorta di pensionamento. 

Dal contesto prendono il loro senso pieno anche le cose nobili che ad André Perroux sono state già dedicate in sua memoria, non per un puro dovere di ufficio, di certo non  nel caso di Joseph Famerée, Provinciale dell’Europa Francofona, e neppure nel caso del Superiore generale. A maggior ragione credo si debba escludere che tale abbia inteso essere il saluto/ricordo commosso di José Ornelas Carvalho, vescovo dehoniano di Leiria-Fátima.

L’Ufficio di Comunicazione della Congregazione ha pensato di provare a interrompere il quieto mio vivere da pensionato scrivendomi: «So che tu hai vissuto con p. Perroux e sarebbe bello se potessi scrivere un articolo non tanto e non solo su di lui, ma sul suo lavoro al Centro Studi cosi come tu lo ricordi: il suo stile, il suo apporto agli studi dehoniani e anche una visione più critica eventualmente. Con molta semplicità e nella modalità che sai…».

Perroux, abile narratore

Tra me e me, mi son detto che accettare l’impegno non sarebbe equivalso a raccontare di quella volta in cui lui, ufficiale di artiglieria, con un tiro di obice aveva procacciato alla sua compagnia un lauto pasto, a suo dire a base di selvaggina, a dire di qualche maligno invece a base soltanto di certi “poulaille et lapins” (polli e conigli) di una “ferme” (azienda agricola) vicina al luogo delle manovre militari…

Ogni tanto a tavola, sollecitato ad arte, raccontava il fatto infiorettandolo “comme il faut” (come dovrebbe essere). Si sa come vanno queste cose tra gli umani… lo ho persino scritto a suo tempo in un libro su Vizi, vezzi e virtù: l’invidia – la si immagini come dipinta da Giotto agli Scrovegni di Padova o da Callot nelle sue allegorie – ha a che fare con il  rammarico per il bene altrui, secondo san Tommaso, per Kierkegaard è forma di segreta e dolorosa ammirazione, per Nietzsche frutto della distorta versione di una morale troppo intrisa di umiltà e senso della rinuncia, in nome di un egualitarismo universale, che pareggia  talenti e meriti (Annalisa Barbier).

Pensatela come volete, ma sappiate che è diffusa in alto e in basso, tra piccoli e grandi, studenti e docenti, professionisti e religiosi, sacerdoti e vescovi… no, il violetto delle vesti non c’entra: l’invidia è verde, senonché anche il verde è colore episcopale.

Un amico biblista mi ha giurato sul Qoelet (cf. 4,4 o 9,3) di averlo sentito dire addirittura da papa Francesco… non ne sarei certissimo, credo però che, quando ha trattato delle derive del clericalismo, qualche aggancio si intravvede. Immagino che qualcuno dei vecchi collaboratori del Centro Studi del periodo della mia presidenza, se mi legge, si chiederà cosa abbia a che fare questo con Perroux, oppure no, qualcuno intuirà che qualcosa c’entri. “Ça suffit” (Basta così) avrebbe bofonchiato Perroux…

Servitore della Congregazione e della memoria di p. Dehon

Quando se ne è andato, sollecitato da sorella morte, trotterellava ormai con il suo caratteristico passo verso i 92 anni che avrebbe compiuto il prossimo 31 agosto. Il suo odierno Provinciale lo ha graziosamente ricordato come «grande servitore della Congregazione e della memoria di p. Dehon», annunciandone la morte a Dauendorf  in Alsazia dove lui, nativo della Savoia, era ospite dal 2017 della Casa di Ritiro delle Suore ancelle del Sacro Cuore, a una trentina di chilometri da Illkirch-Graffenstaden (Strasburgo) dove EUF ha una comunità.

Aveva insegnato Patrologia ed era stato al lavoro in libreria “en prêtre ouvrier “(come prete operaio) o, come si diceva negli anni 1940-1950 dei preti dediti al lavoro salariato, “prêtre au travail” (prete al lavoro).

Per amore della verità storica

Il suo cursus honorum religioso rimanda alle voci “governo”, “visite” e “studi dehoniani”.  Per quanto riguarda gli studi dehoniani, p. Perroux impegnato dall’allora superiore generale, Albert Bourgeois, nella riformulazione delle Costituzioni, divenute Règle de Vie, aveva approfondito la conoscenza degli scritti di Dehon. In seguito, messo da noi alle strette per amore di verità storica di fronte a qualche singolarità della Règle, ammise che all’epoca della stesura non aveva grande conoscenza del Fondatore.

Utile in proposito la lettura di un’intervista rilasciata a p. S. Tertünte,[1] e, presso il Centro Studi, la documentazione di un carteggio nel 2014 a proposito dell’assenza nella Règle de vie della parola misericordia, in Dehon ricorrente. Lui stesso in seguito scrisse sul tema in Le Père Dehon: Un témoin de la miséricorde? (Editions SCJ, Clairefontaine 2016).

Fu dunque logico per lui continuare e ampliare questi studi collaborando con il Centro di Roma, dove aveva avviato una preziosa frequentazione della Comunità di Sant’Egidio.

Il lavoro di ricerca: imperfezioni – esperimenti

Di Dehon approfondì la conoscenza soprattutto della corrispondenza, come provano Studia Dehoniana 46 1 e 2, del 2003. Quella raccolta aiuta a rimediare lacune delle agiografie e sciogliere interrogativi di chi studia Dehon. Una manchevolezza ricorrente nei suoi lavori erano i suoi interventi sugli originali autografi, quando esistono, o in copia; io li evidenziavo e contestavo prima di pubblicarli online.

Meno felici altri esperimenti di cui è traccia al Centro Studi e che insieme a lui si concordò di lasciare cadere soprattutto perché alteravano gli originali. Quella dell’intervento sui testi fu una pecca ricorrente in Perroux ed è presente anche nel suo lavoro su materiale d’archivio del dossier su Dehon al Sant’Ufficio.

Nella mia Presentazione dei testi dehoniani sul sito, si legge che «L’iniziale scelta editoriale del CSD di rendere disponibile una vera e propria nuova edizione degli scritti […] ha permesso migliore leggibilità …, ma insieme a maggiore lavoro redazionale, ha comportato la (opinabile) alterazione grafica degli originali».

L’eredità di un uomo saggio

Perroux aveva prodotto anche un archivio di schede scritte a mano delle citazioni bibliche negli scritti del Fondatore. Durante la mia presidenza al Centro Studi, G. Pisarek lo fotocopiò in loco grazie alla disponibilità di Perroux e delle suore che lo ospitavano. A oltre otto anni da quelle fotocopiature non si è purtroppo né digitalizzato né fatto altro…

Senza qui elencare libri articoli e conferenze, con la raccolta della corrispondenza di cui sopra, menziono alcuni importanti lavori: la riedizione de La Rénovation sociale chrétienne. Conférences données à Rome, 1897-1900, Roma, CGS, 2001 e il prezioso Le Témoignage d’une vie. Le Père Jean-Léon Dehon (1843-1925), Fondateur des prêtres du Sacré Cœur de Jésus (de Saint-Quentin). STD 59, Roma, 2014. Per questa pubblicazione io stesso mi impegnai a elaborare una dettagliata scheda editoriale.

Il Centro Studi gli deve molto e se qui si è fatto capire di non avere condiviso talune sue scelte operative, non per questo non applicheremo anche a lui Siracide 44,1s.: «Facciamo dunque l’elogio degli uomini illustri,/ dei nostri antenati per generazione./ Il Signore ha profuso in essi la gloria,/ la sua grandezza è apparsa sin dall’inizio dei secoli… /uomini rinomati per la loro potenza;/ consiglieri per la loro intelligenza/ annunziatori nelle profezie».


[1] S.  Tertünte, «Une règle pour la vie – Une règle à vivre», Dehoniana 2 (2014) 93-111.

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