Benno Malfer, un abate carico di umanità

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L’annuncio ai bolzanini è giunto martedì scorso attraverso il suono della campana grande di Gries, lo storico monastero benedettino – il nucleo più antico è del 1200 – nella circoscrizione nord della città sudtirolese: l’abate Benno Malfer a 70 anni aveva terminato il suo pellegrinaggio terreno e rinasceva in cielo. Una partenza improvvisa perché a nulla era valso il ricovero d’urgenza nella notte all’Ospedale San Maurizio e a molti suoi concittadini il pensiero è andato a quell’agosto 2008 quando le campane del duomo avevano suonato a distesa per la morte altrettanto improvvisa dell’allora arcivescovo Wilhelm Egger ofc (68 anni).

Malfer era nato a Bolzano il 20 dicembre 1946 (nome di battesimo Christian), ha frequentato il ginnasio-liceo dai francescani, negli stessi anni di Alexander Langer, per poi entrare nel seminario dei benedettini e nel 1966 emettere la professione religiosa nell’abbazia di Muri-Gries (il 29 giugno del 1971 l’ordinazione sacerdotale). È stato cooperatore nella parrocchia di Sant’Agostino a Gries per poi essere inviato a studiare filosofia e teologia prima a Monaco di Baviera e poi a Roma presso l’Ateneo Sant’Anselmo dove nel 1981 divenne professore di teologia morale e pastorale. Nel 1991, eletto abate dell’abbazia di Muri-Gries a Bolzano successore dell’abate Dominikus Löpfe, lascia l’insegnamento per tornare definitivamente nella sua terra.

«Lo affido alla misericordia e all’amore del Padre e lo ringrazio per il suo lungo servizio di abate, per la sua collaborazione con la nostra diocesi, e soprattutto nel servizio svolto dalle parrocchie sotto la guida del convento Muri di Gries. Grande è stato il suo servizio nell’amministrare la cresima a molti giovani della nostra diocesi» è stato il commento del vescovo di Bolzano-Bressanone appena ricevuta comunicazione: mons. Ivo Muser aspettava l’abate per un colloquio alle 16:00 del pomeriggio, come accadeva di frequente anche coi suoi predecessori.

La realtà era un’altra e venerdì 1 settembre è stato il vescovo a recarsi a Gries a presiedere le esequie insieme ad un centinaio di concelebranti, diversi dei quali venuti anche da lontano.

L’autorevolezza di un padre

Una figura, quella dell’abate Malfer – abt (Abbot) Benno com’era chiamato – molto nota in città, in diocesi e in tutto il mondo di lingua tedesca, in particolare Svizzera, Austria e Baviera. Il monastero di Gries, che una volta ospitava i canonici regolari di sant’Agostino, fa parte infatti della congregazione svizzera insieme ai monasteri di Einsiedeln, Fischingen, Engelberg, Disentis e Maria Stein.

Nella giurisdizione dell’abate Malfer erano anche il monastero di Muri (fondato per volere degli Asburgo nel 1027) nel cantone svizzero dell’Argovia che, dalla chiusura forzata nel 1841, aveva ripreso l’attività come hospice nel 1957: dieci anni fa, in occasione della grande festa del 50° alla presenza dell’abate, Malfer, esprimendo tutta la sua soddisfazione, con grande realismo dichiarava che il futuro avrebbe potuto riservare sorprese e la presenza dei monaci non più garantita. E insieme a Muri a Gries fa capo anche il collegio di Sarnen nel canton Obvaldo, di cui l’abate fino a quattro anni fa era membro del Consiglio d’istituto.

Dal 1997 fino al 2015 è stato presidente della Congregazione svizzera degli abati, dal 2003 al 2012 è anche presidente della Congregazione degli abati a Salisburgo (la Salzburger Äbtekonferenz SÄK, fondata nel 1620 che raccoglie tutti gli abati dell’area tedesca), dal 2000 al 2014 anche membro del Consiglio degli Abati a Roma e dal marzo 2012 era presidente della Conferenza dei superiori altoatesini (CISM) che raggruppa 16 comunità religiose e poco più di 200 religiosi.

Una persona autorevole, punto di riferimento di tanti – «amico e modello di vita» lo ricordano alcuni esponenti del mondo imprenditoriale altoatesino sulla stampa locale – l’abate Malfer, nonostante la statura imponente, era una persona schiva di carattere, a tratti timida, ma le cui parole, sempre pesate e scandite con una naturale pacatezza, non passavano inascoltate. A lui – il cui motto era «Benedicentes» – ricorrevano spesso personaggi della cultura e della politica locale (anche l’attuale sindaco Caramaschi aveva avuto modo di incontrarlo in più occasioni) per avere un parere e chiedere un consiglio, come pure tante famiglie.

Il servizio prezioso in diocesi

Ma dove la sua personalità e il suo servizio avevano un peso particolare era all’interno della Chiesa di Bolzano-Bressanone , dove l’abate è stato collaboratore di tutti i vescovi a partire da mons. Gargitter (primo vescovo alla costituzione della diocesi sudtirolese per distacco da quella di Trento nel 1964 per seguire i dettami del Concilio secondo i confini amministrativi delle due province), tanto che il suo nome era circolato anche in vista della successione di mons. Golser quando questi aveva rimesso il suo mandato a causa della grave malattia che l’aveva colpito.

Oltre a diverse collaborazioni di carattere pastorale – nel 2010 aveva presieduto lui a Mantova le celebrazioni in ricordo dell’esecuzione del patriota sudtirolese Andrea Hofer – il servizio dell’abate Malfer, che spesso era giunto in aiuto per l’amministrazione della cresima nei centri più grossi come nelle valli, si era esplicato negli ultimi anni soprattutto a livello di preparazione e celebrazione del Sinodo diocesano. Sotto la sua guida nell’ottobre 2014 si era svolto, per fare un esempio, quello che è stato definito l’incontro più “caldo” sul tema della donna nella Chiesa (dove il vescovo aveva chiesto esplicitamente di esprimere un parere non vincolante su temi sovradiocesani come il celibato sacerdotale o la comunione ai divorziati risposati). Un tema, quest’ultimo, che da anni era seguito con particolare attenzione e cura pastorale da parte dell’abate che, in quanto docente di morale, aveva fatto parte insieme al collega Karl Golser, allora docente e decano dello Studio teologico di Bressanone, e alcuni esperti anche laici di una commissione di studio (la prima iniziativa in assoluto tra le diocesi italiane) incaricata dal vescovo Egger di stilare un sussidio-guida per parroci e operatori pastorali sulla questione e che aveva visto la luce nelle edizioni diocesane nel 1998. «Bisogna proclamare non solo le norme dettate da Dio, ma anche la sua misericordia» si leggeva già nell’introduzione.

Il Consiglio parrocchiale, la parrocchia di Gries, hanno espresso pubblicamente il loro cordoglio all’intera famiglia benedettina sottolineando come «del suo ministero sacerdotale rimane in noi una testimonianza viva di fede, impegno e di servizio: un padre dalle grandi doti umane».

Nel cuore di tanti

La fondazione delle Salzburger Hochschulwochen, le settimane di studio presso l’università di Salisburgo, di cui Malfer è stato uno dei promotori, di lui ricorda «il grande cuore, la mente attenta e il suo chiaro profilo teologico».

Quasi mille erano le persone – molte delle quali rimaste all’aperto sotto la pioggia – che hanno voluto dargli l’ultimo saluto (erano state predisposte navette dai parcheggi comunali per far convergere le persone verso Gries) e accompagnarlo solennemente al chiostro per la sepoltura con le tradizionali musiche della banda e del coro di Gries e l’omaggio degli Schützen.
Per Christian Meyer, abate del monastero di Engelberg, già allievo di Malfer e che oggi gli è succeduto alla guida della congregazione svizzera, l’abate Benno incarnava realmente la figura del “padre-guida” del monastero come l’aveva configurata il loro fondatore Benedetto. «Perdiamo un abate preoccupato di tramandare la spiritualità benedettina, uno che aveva una conoscenza profonda della nostra tradizione e della storia del nostro Ordine. Una persona di grande umanità, dotata di un grande senso dell’umorismo in primo luogo nei confronti di se stesso».

Don Michael Mitterhofer, direttore dell’ufficio amministrativo della diocesi altoatesina, ha preferito sottolineare il suo senso dell’ospitalità – che è una delle indicazioni della Regola di san Benedetto – e alla RAI regionale ricorda quel dono da parte del monastero di un terreno per la costruzione della nuova chiesa parrocchiale a Firmian per concludere: «un padre dalle grandi doti umane».

La spiritualità di Benedetto

L’abate primate emerito Notker Wolf (ora abate al monastero St. Ottilien di Monaco di Baviera) da Nairobi dov’è attualmente in visita, dei lunghi anni di lavoro e collaborazione sottolinea dei tratti dall’interno del mondo benedettino: «L’abate Benno, oltre ad impegnarsi per il Sant’Anselmo, ha mostrato un lato molto personale: non volendo che l’abate primate si sentisse isolato, aveva istituito una cena con altri abati una volta al mese. Gli sono molto grato per questa attenzione. Malfer non era solo un ottimo amministratore, ma anche una persona molto sensibile».

Della spiritualità del fondatore l’abate Malfer incarnava anche la passione per la musica, l’arte e il bello a partire da quello della natura e il grande realismo del vivere qui oggi: presso il monastero (ampi gli spazi ormai disabitati) aveva aperto da qualche anno uno studentato per accogliere 70 giovani fuori-sede iscritti ai corsi trilingue della Libera università di Bolzano, mentre aveva dato un notevole impulso all’attività agricola, in particolare alla produzione del vino (di cui sottolineava personalmente sul sito web il significato religioso-liturgico) nella rinomata Cantina del Convento e in più aveva potenziato la floricoltura elevandola ad attività commerciale per occasioni quali matrimoni, funerali o anche solo per arredare la casa.

La partecipazione al funerale ha mostrato che il suo ricordo è vivo nelle attività che altri continueranno a partire dalla comunità monastica di Gries e in tutti coloro che hanno lavorato con lui. Una presenza che mancherà a molti, in particolare per quella sua paternità spirituale che si esprimeva in una presenza-vicinanza silenziosa, ma sicura, per quel suo dimostrare con tutti, proprio come chiedeva il fondatore nella Regola nei confronti dei monaci, «la severità del maestro insieme con la tenerezza del padre» (Regola II, 24).

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Un commento

  1. Andrea Grillo 4 settembre 2017

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