Paulo Arns: di speranza in speranza

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Il segno della croce
Paulo Arns

Paulo Arns, arcivescovo di San Paolo (Brasile). (EPA/Rovena Rosa)

La vita di dom Paulo fu sempre guidata dalle stelle e dall’amore senza misura. Nella notte oscura del Brasile sarà lui ad offrirci la mappa sicura della speranza. Nato il 14 settembre 1921, nella festa della santa Croce, muore nella città di san Paolo il 14 dicembre 2016, festa di san Giovanni della Croce. Il segno della croce marca l’ora del nascere e del morire. Chi è illuminato brilla di luce propria e muore per aver tanto amato. Sono stati 95 anni e tre mesi di lotte di amore offerte a Dio per il popolo. L’arcivescovo emerito di san Paolo ha una biografia marcata dalla profezia. Non fece silenzio perché visse di speranza in speranza.

I valori umanisti vennero fin dalla nascita degli Arns Neumann. Così descrive nelle sue memorie:  «Oggi, quando i dottorati e gli altri titoli sono d’ostacolo invece di dare impulso, mi ricordo di averne uno, conservato come in una specie di giuramento a mio padre: sono prete, ma  all’interno di un popolo. Un figlio dei coloni Elena e Gabriele Arns». Questo è il suo tesoro prezioso: le radici familiari.

La costellazione del Cuore

Una seconda luce fu la sua consacrazione come frate francescano, sacerdote cattolico, poi vescovo e cardinale. Servire Cristo nel popolo di Dio riunito intorno alla Parola  e l’eucaristia. Dom Paulo fu un vero patriarca e pastore. Apprese questo dal  cuore stesso di Gesù: riunire attorno a sé persone entusiaste; non stancare chi ascolta; comunicare il segreto augurale; conquistare l’attenzione di ogni persona; farsi capire; non dare risposte pronte, ma fare domande intelligenti; essere contrario al fondamentalismo religioso; dare ampio spazio per pensare e credere nei giovani e nelle donne senza imporre; essere diretto e oggettivo; trattare tutti con rispetto e rettitudine; essere di buon umore e sagace; vedere la realtà, emozionarsi, credere nella forza storica dei poveri; essere mosso dall’amore e dalla giustizia; preoccuparsi di quello o quella che pone domande e interpella; ascoltare l’interlocutore e scoprire la sua verità; e, soprattutto, suscitare coscienza critica chiamando tutti amici e animandoci con una frase finale: Coraggio, andiamo avanti! Un modo di  vedere e vivere la vita davanti a Dio e i fratelli che si mostra integro, pieno e articolato.

Ecumenismo e dialogo

Ci fu un giorno nella vita di dom Paulo. Era scritto nelle stelle. In quel giorno come un nuovo Giovanni Battista  nell’altopiano di san Paolo, dom Paulo celebrò il funerale di un ebreo nella cattedrale della Sede e chiamò Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe:  «Nessuno tocca impunemente  nell’uomo ciò che nacque dal cuore di Dio per essere fonte di amore». Questo fu il giorno dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso. Fu il giorno del Vangelo puro e universale. Il giorno nel quale gli assassini tacquero. Il giorno in cui la dittatura fu colpita a morte perché il Brasile potesse di nuovo vivere. Fu il giorno della stella del nostro cardinale che irruppe nel cielo e nelle strade per alimentare la speranza. Tale quale piccolina sorellina dell’amore e della fede venne in tempo e non attese di apparire.

Profeta di speranza

Questa è la caratteristica  che segna dom Paulo, il sacerdote, il frate, il vescovo, il cardinale, l’uomo di Dio e difensore della vita: fare attenzione con amore ad ogni persona senza distinzione e senza paura. Dare speranza è il suo verbo: «La piccola speranza cammina tra le sue sorelle più vecchie e non le è data la dovuta attenzione. Nessuno la bada, il popolo cristiano fa solo attenzione alle due sorelle più grandi. È lei, questa piccola, che trascina tutto con sé. Perché la fede vede solo quello che è, ma lei, lei vede quello che sarà. La carità ama solo quello che è. Ma lei, lei ama quello che sarà. La fede vede quello che è. Nel tempo e nell’eternità. La speranza vede quello che sarà. Nel tempo e nell’eternità. Ossia: il futuro della propria eternità» (Charles Péguy).

Oggi baciamo il nostro cardinale Paulo Arns, tristi per la sua morte e, paradossalmente, felici per la vita piena che riceve per la fede del Dio Padre creatore. Va’ con Dio, pastore dei poveri! Fa’ il tuo viaggio ultimo con gioia. Sicuro nelle mani di Dio e va’! Lasciaci la tua luce perché possiamo andare nelle tenebre di un paese non governato, ma che ha un popolo che lotta e crede nella giustizia, nella pace e nella ostinata speranza.  Ringraziamo perché sappiamo che il cardinale ci aiutò a decifrare il messaggio delle stelle: «E conversiamo tutta la notte, mentre tutta la Via Lattea, come un pallio, scintilla. E, all’apparire del sole, nostalgico e in pianto, ancora le cerco per il cielo deserto. Direte allora: Folle amico! Di che parli con loro? Che senso ha ciò che dicono, quando sono con te? E vi dirò: Ama per capirle! Perché solo chi ama è capace di ascoltare e capire le stelle». (Olavo Bilac, Sonetto XIII dell’opera Via-Láctea).

* Fernando Altemeyer Junior è stato portavoce del card. Paulo Evaristo Arns

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Un commento

  1. Maria Cecilia Domezi 17 dicembre 2016

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