Piergiorgio Cattani: la fragilità e le risorse

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Aveva compiuto da poco 44 anni, ma il suo cuore non ha retto all’ultima crisi e Piergiorgio Cattani è morto la settimana scorsa nella sua casa di Trento. Il ricordo degli amici e delle tante persone che l’hanno conosciuto, la partecipazione al funerale, gli articoli sui quotidiani locali rappresentano solo un segno della grande stima che ha goduto nella sua breve vita questa figura di studioso che resterà nella mente e nel cuore di tutti i trentini.

Consideratemi “normale”

Una vita segnata dalla malattia e dalla sofferenza che l’hanno accompagnato fin da bambino: affetto da distrofia muscolare di Duchenne e costretto su una sedia a rotelle, fino a pochi anni fa girava autonomo inseguendo le sue numerose attività, poi la malattia gli aveva impedito persino i semplici movimenti del muovere la carrozzina e lo si incontrava in città accompagnato da alcuni giovani operatori dell’azienda sanitaria che, spesso, erano diventati a loro volta suoi amici.

Perché una delle sue tante qualità era la capacità di creare legami, tessere relazioni, avviare un dialogo sollevando in un certo senso i suoi genitori comprensibilmente in ansia per le sue condizioni di salute che avrebbero potuto isolarlo, ma non è mai stato così, anzi. «Fin da bambino ho dovuto fare i conti con una patologia altamente invalidante che mi ha costretto ben presto in carrozzina e che ha limitato progressivamente le mie capacità di movimento. Nonostante questo, conduco una vita che oserei definire normale», così scriveva sul suo sito web e a tutti aveva sempre chiesto di considerarlo “normale” evitando gli sguardi pietosi verso un ammalato.

Così lo si era visto arrivare, autonomo, in 4ª ginnasio alla scuola cattolica diocesana “Celestino Endrici” conseguendo successivamente una laurea in lettere moderne cui qualche anno dopo ne aveva associata una in filosofia. Nel frattempo aveva frequentato, diplomandosi, l’Istituto di Scienze religiose di Trento. «Sono giornalista e mi occupo per lo più di argomenti di politica e di cultura»: si presentava semplicemente così, ma chi l’ha conosciuto sapeva la profondità di pensiero e la vivacità culturale che lo caratterizzavano.

Direttore del quotidiano online unimondo.org, editorialista per il quotidiano Trentino, il mensile QT – Questo Trentino, il giornale delle Acli Trentine, per qualche anno aveva anche tenuto una rubrica fissa sul settimanale dell’arcidiocesi di Trento, Vita Trentina.

Impegno culturale

La storia, la politica, il ruolo politico dei cattolici e dei fedeli laici nel sociale erano il suo pane quotidiano e a questi aveva dedicato dei libri, molto apprezzati, perlopiù pubblicati per la casa editrice Il Margine di cui è stato fondatore (come della rivista mensile Il Margine e dell’Associazione Oscar Romero, di cui è stato rispettivamente direttore e presidente).

All’esperienza di fede aveva dedicato uno dei libri più conosciuti – Cara Valeria (editrice Il Margine, Trento 2008) – dove scriveva: «Non bisogna farsi ingannare dall’odierna esplosione sul sacro, dalla moda della meditazione orientaleggiante, esoterica, vagamente mistica. Scavando in profondità troviamo il vuoto, l’incapacità a balbettare frammenti di verità intorno a Dio o alla dimensione spirituale, un analfabetismo religioso preoccupante». Di qui la decisione di «scrivere sulla fede».

Ventiquattro “lettere” ad un’amica reale alla vigilia del suo matrimonio, forte della “compagnia” dei suoi autori preferiti come Leopardi, Lévinas, De Benedetti, Quinzio, Bonheffer, il profeta Isaia… È il racconto dell’esperienza di un cattolico tra ieri e oggi alla ricerca delle radici di fede in un contesto più ampio, «uno dei migliori modi per testimoniare la presenza di Dio».

Frequenti i flash back sull’infanzia e le diverse esperienze ecclesiali di ragazzo cattolico, fino alle convinzioni di oggi, che qualcuno potrebbe non condividere, ma sempre frutto di grande spirito critico e libertà di coscienza, di carità ed equilibrio.

Tra le pagine, affetto e riconoscenza per genitori e famiglia intera di cui condivide momenti felici e tristi come la nascita di un nipote o la morte della nonna, figura di primo piano nella “trasmissione” della fede. Ed è proprio la “storia” di una vita, mai ripercorsa col distacco del narratore, la vera essenza delle lettere. Profonda è la percezione del tempo: «La nostra insignificante vita costruisce una parte di storia, forse poco appariscente, lontana dalle decisioni che contano, ma proprio per questo fondamentale agli occhi di Dio […] E la fede significa sentirsi parte di questa storia … scaturisce da una convinzione personale che trova il suo senso in una storia comune, la storia di Dio».

Impegno politico

Sensibile ai fermenti culturali e alle novità si era interessato di politica nell’area cattolico-democratica, militando nel Partito popolare e nella Margherita fondata a Trento da Lorenzo Dellai (e ha raccontato questa sua esperienza politica giovanile nel libro Ho un sogno popolare, edito dalla Casa editrice Àncora, nel 2002).

Dal 2000 al 2010 ha fatto parte del Consiglio pastorale della sua parrocchia “S. Antonio da Padova” a Trento e da allora scriveva articoli per il giornalino parrocchiale. Dal 1998 al 2007 ha collaborato anche con il bimestrale dell’Ordine Francescano Secolare di Trento, allora denominato Squilla di vita serafica (oggi Laudato sia).

Deluso dalle vicende del Partito Democratico locale in vista delle ultime elezioni provinciali (che hanno consegnato il Trentino alla Lega) ne era uscito fondando, insieme ad alcuni amici, un nuovo progetto politico dal nome “Futura” di cui era diventato presidente, dopo essere stato anche co-fondatore di “Primavera trentina”.

Impegnato da sempre nell’ambito del centrosinistra, si era speso senza limitare energie in occasione delle ultime elezioni comunali contribuendo all’elezione a sindaco di Franco Ianeselli che ha sostituito, dopo 8 anni, Alessandro Andreatta. «Ci sono persone che pensi debbano esserci per sempre. Piergiorgio Cattani era una di queste persone. Fragile, eppure sempre presente. Un guerriero gentile. Intelligente, spigoloso, stimolante.

Io l’ho conosciuto meglio in occasione della campagna elettorale per le comunali. Abbiamo discusso tanto e oggi mi rimane dentro quel suo aver compreso fino in fondo quanto fosse importante restare uniti. Uniti per affermare i valori di una comunità che include e non separa, una comunità che sa riconoscere la bellezza che vive in ogni persona. Quella di Piergiorgio è stata immensa», ha detto il neosindaco alla notizia della sua morte.

Un «uomo di una forte passione civile» scriveva il quotidiano Trentino annunciando la sua morte e la passione si era talvolta trasformata in autentiche battaglie sui media locali – per fare un esempio, sul tema degli immigrati – dove si era fatto diversi nemici (ma assai di più sono quelli che l’hanno sostenuto).

Sempre disponibile per un aiuto, un consiglio, la ricerca di una citazione o di un testo, era considerato quell’amico comune cui tanti colleghi giornalisti sapevano di rivolgersi ricevendo sempre una risposta, mai affrettata o superficiale, sempre attenta e documentata. Dalla mamma, docente di lettere fino alla pensione, aveva ereditato la sensibilità al bello e alla poesia e fino a qualche mese fa inviava agli amici una lettera periodica dove associava il presente e il passato, la letteratura alla storia e all’attualità, ma dove una cura particolare era dedicata alle immagini.

Sabato sera, poche ore prima di morire, Cattani aveva inviato questo messaggio all’amico Paolo Ghezzi (giornalista e già direttore de L’Adige), che poi l’ha pubblicato su Facebook: «Coloro i cui desideri hanno la forma delle nuvole sono mutevoli, fuggitivi, leggeri. Il viaggio per loro è necessità: non conoscenza, ma impulso, non esperienza, ma attesa costante dell’impossibile. … Sul loro desiderio – che è il desiderio di chi culla il proprio “infinito sul finito dei mari” – si commisura lo scarto che ogni viaggio rivela tra l’attesa e l’evento, tra il sogno senza confine e il limite, tra la rappresentazione del mondo e l’esperienza del mondo” (Antonio Prete, I fiori di Baudelaire, Donzelli 2007, p. 42). Mi piacerebbe essere così».

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Un commento

  1. Franco Mosconi 19 novembre 2020

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