Pietro Canisio

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Il 21 dicembre si festeggia san Pietro Canisio (originariamente: Kanys), gesuita, dottore della Chiesa. In occasione dei cinquecento anni dalla nascita, avvenuta a Nimega nel 1521, sono stati compiuti vari studi sulla sua personalità, che hanno rilevato una figura straordinaria.

A 23 anni aderì alla Compagnia di Gesù, il primo di lingua tedesca, e a 25 fu ordinato sacerdote, emergendo per dottrina e zelo apostolico; aveva studiato all’università di Colonia filosofia e teologia.

Nel 1556 divenne Provinciale della Germania per i gesuiti. Nel 1547 era stato chiamato al Concilio di Trento come teologo del card. Tuchness di Augsburg, ma vi rimase soltanto per due mesi, perché richiesto altrove; ritornò al concilio nel 1562 con nomina pontificia e consigliere del cardinale polacco Osio, ma anche allora vi rimase per breve tempo, poiché la sua opera era sollecitata da altri interventi.

I “Catechismi” del Canisio

Si è calcolato che, nella sua vita, Canisio abbia percorso 100.000 chilometri (come 50 volte su e giù per l’intera ltalia!), a piedi o a cavallo, da Messina a Varsavia, da Praga a Strasburgo, per terminare quindi a Friburgo in Svizzera nel 1597, attivo fino agli ultimi giorni di vita.

Lo scopo di tanto viaggiare: annunciare Gesù Cristo con la parola e gli scritti e difendere la fede cattolica nel momento della crisi sollevata dalla spaccatura del protestantesimo. Come nativo di lingua tedesca, comprendeva meglio di altri le posizioni dei novatores ed era da loro particolarmente attaccato; spesso rispondeva a tono, ma talvolta anche mostrando che le loro traduzioni di testi patristici non erano esatte. Fu definito “un genio” (piacesse o meno).

La sua scienza spaziava in campi vasti, dalla Bibbia alle arti, dalla patrologia all’ecclesiologia, dalla mistica al negoziato diplomatico.

A Monaco di Baviera è conservata ancora la cassettina con il necessario per scrivere, che portava con sé nei lunghi costanti viaggi. Tra i suoi libri – ne produceva uno nuovo quasi ogni anno – si possono citare le Notae in Evangelicas lectiones (due volumi), De Maria Virgine, un libro in tedesco sull’eucaristia…, fino ai celebri tre Catechismi.

Sentiva che i Catechismi erano necessari anche per far meglio comprendere l’opera riformatrice e dottrinale del Concilio. Rifletteva sull’ignoranza di tanti fedeli, come pure sul fatto che Lutero avesse pubblicato nel 1529 un Catechismo in tedesco, Calvino uno in francese nel 1542 e che vi fosse un’edizione più ampia detta di Heidelberg del 1563, sempre in tedesco.

Canisio si mise all’opera con un Grande Catechismo nel 1555, in latino, tradotto poi in ben 12 lingue, iniziando dal tedesco già nel 1556; aveva 231 domande-risposte. Nel 1558, uscì con un Catechismo medio per giovani e studenti, proponendo 124 domande-risposte; e, nel 1566, a Vienna, un Piccolo catechismo per ragazzi e persone che non avevano studiato, con 59 domande-risposte.

I suoi testi ebbero un grande influsso in Germania, ma anche nel resto d’Europa. Roberto Bellarmino nel comporre il suo Catechismo valorizzò molto quello del Canisio (che era stato tradotto anche in greco); altri catechismi, compreso quello detto del Concilio di Trento, ne trassero profitto.

Conservatore e innovatore

Non era affatto un conservatore a oltranza; tutt’altro. Ad esempio, considerava che l’atteggiamento reazionario di papa Paolo IV fosse eccessivo e aveva riserve sulla sua linea circa l’Indice dei libri proibiti; egli era favorevole a concedere il calice (il Sangue di Cristo) anche ai laici (pur contro il parere del teologo gesuita Salmeron e del padre generale Laynez); qualche conflitto lo ebbe, dunque, anche con il suo Preposito generale, ma era stimato da tutti i cattolici.

Verso l’imperatore e il duca di Baviera non aveva sudditanza, ma una posizione critica. Tuttavia, era consultato sia dall’imperatore sia dai papi e dai vescovi. In un discorso ai presuli tedeschi del 1567 dichiarava che i contrasti religiosi non andavano affrontati per via militare, ma con la riforma spirituale delle comunità e delle persone, e scriveva anche al card. Morone e al suo superiore generale in tal senso.

Sostenne l’opportunità di un Collegio germanico a Roma, dove gli studenti fossero accolti gratuitamente e formati in senso cattolico; contribuì anche al sorgere di altri collegi in varie città europee. Ne fondò uno a Innsbruck e un ginnasio a Hall.

Fu definito come “uomo dei fatti” e fu il primo gesuita a pubblicare dei libri. Si fondava sulla Bibbia e i Padri della Chiesa, ma con senso critico e senso dell’attualità. Non mancava di limiti propri nella cultura dell’epoca e il caso concerne la sua acquiescenza sul trattamento delle donne accusate come streghe e, al riguardo, lo stesso suo superiore lo redarguiva per troppa severità. Non esistono santi che non abbiano limiti. Tutto in Canisio nasceva per la sua passione per la fede e il bene comune che si ritenevano (ingiustamente, dai credenti cattolici e protestanti, come dalle autorità civili) minacciati da tali persone.

Fu definito anche un “credente col cuore” e il quinto centenario dalla sua nascita fu chiamato “500 anni di un cuore ardente”, occupato nelle cose di Dio, ma con gli occhi aperti sul mondo. Il suo motto fu riassunto in «Lasciati entusiasmare, mettiti in cammino, fatti astuto nel bene».

Su di lui sono state pubblicate quest’anno due nuove biografie: una a Friburgo a cura di Pierre Emonet e l’altra più ampia da Matthias Moosbrugger a Innsbruck. Questa diocesi, infatti, lo ha scelto come suo patrono.

Patrono di Innsbruck

Va notato che Innsbruck è una delle più giovani diocesi d’Europa; infatti, tutto il territorio dell’antico Tirolo al nord delle Alpi e un terzo di quello che oggi è chiamato “Alto Adige” stava sotto la diocesi di Bressanone (due terzi erano con Trento).

Quando, nel 1918, cambiarono i confini politici e la vallata dell’Inn si trovò isolata, nel 1919 fu nominato un Amministratore apostolico; tale rimase la situazione fino all’agosto 1964, quando furono rivisti i confini delle diocesi di Trento e di Bressanone e costituita la diocesi di Innsbruck, che scelse san Pietro Canisio come suo santo protettore (pur avendo nel Duomo il celebre quadro di Maria Aiuto dei Cristiani: Mariahilfe). I legami erano stati molteplici con il grande gesuita, che vi aveva fondato un Collegio nel 1562, vi fu per una predicazione nel 1563 e poi quasi costantemente dal 1571 al 1580.

Per il quinto centenario della nascita è stato proposto un vasto programma di celebrazioni, pellegrinaggi, cerimonie, concerti, conferenze, meditazioni, iniziative artistiche e popolari… fino a un grande musical Der Weise und der Narr (Il saggio e lo stolto) del commediografo Thomas Leckner, il tutto sotto il titolo “500 anni di un cuore ardente” (500 Jahre Herz Feuer).

Il Canisio fu beatificato nel 1864, canonizzato e dichiarato dottore della Chiesa nel 1925… e ora riscoperto nella sua grandezza apostolica come personalità chiave del secolo XVI, soprattutto in centro-Europa, cattolico e riformista nello stesso tempo.

  • Luigi Bressan è vescovo emerito di Trento.
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