Ebrei e protestanti di Francia

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Una memoria che impegna. Dichiarazione fraterna del protestantesimo al giudaismo

Il protestantesimo francese si è sempre sentito “prossimo” al giudaismo nella Repubblica e il suo massimo esponente negli anni dell’occupazione nazista, il pastore Marc Boegner, ha duramente contestato l’ideologia razzista nel 1939, denunciando i rastrellamenti antiebraici nel 1942.

La memoria dei 500 anni della Riforma ha tuttavia suggerito una ripresa di attenzione alle posizioni anti-ebraiche di M. Lutero e una riaffermazione di vicinanza, assai apprezzata dal versante ebraico.

Il 4 dicembre, la Federazione protestante di Francia – che accorpa circa 500 comunità e una trentina di Chiese transalpine – ha pubblicato il documento Una memoria che impegna. Dichiarazione fraterna del protestantesimo al giudaismo. Lo sguardo non è solo rivolto al passato, ma è consapevole della riemersione dell’antisemitismo e delle ricorrenti paure dell’ebraismo francese.

L’antigiudaismo di Lutero

Nel 1523 Lutero pubblica Gesù nato ebreo con un taglio molto dialogico rispetto alle comunità ebraiche. Un atteggiamento che rimane nei primi anni della Riforma.

Poi, la radicale inversione. Contro i sabbatisti, Gli ebrei e le loro menzogne e altri opuscoli, scritti fra il 1538 e il 1543, manifestano un antigiudaismo radicale. Raccomandava di incendiare le sinagoghe e le scuole rabbiniche perché luoghi di depravazione, la distruzione delle case ebraiche, l’incendio dei libri sacri, la proibizione ai rabbini di insegnare, il ritiro dei salvacondotti, la proibizione dei tassi d’interesse bancari e il sequestro del denaro e dell’oro. «Se gli sforzi di contestualizzazione degli storici, senza cercare di relativizzare e scusare,  offrono alcune chiavi di comprensione, non attenuano per niente il loro carattere inammissibile». Gli scritti possono essere ancor oggi strumentalizzati.

In un documento di due Chiese protestanti (Alsazia e Lorena) di qualche mese prima (1° settembre 2017) si giustifica così il cambiamento del riformatore: «Lutero accusa gli ebrei di far prevalere la loro discendenza da Abramo e di mettere la loro fiducia nell’osservanza della legge, invece di vivere della giustificazione tramite la fede. Egli si inalbera inoltre contro il loro rifiuto di riconoscere nel Cristo il compimento delle profezie messianiche dell’Antico Testamento». «È inquieto per un’ebraizzazione del cristianesimo e teme che la tolleranza verso gli ebrei susciti la collera di Dio. Crede che la fine dei tempi sia prossima, annunciata dalla ripresa delle forze anticristiane come gli ebrei e il papato. Lutero propone allora nei suoi scritti antiebraici misure disumane».

Nel testo Una memoria che impegna si sottolinea non solo le due stagioni di Lutero, ma anche la diversità fra il cristocentrismo della lettura biblica del riformatore di Wittemberg rispetto a quella di Calvino che mette i due Testamenti sullo stesso piano e afferma che le due alleanze non si elidono, lasciando la spiegazione dei testi a se stessi. Ciononostante, anche Calvino ritiene gli ebrei condannati all’accecamento e alla perdizione.

Una sintonia non occasionale

I protestanti  francesi, minoranza sociologica a lungo perseguitata, hanno avvertito l’affinità con la Bibbia ebraica e il destino del suo popolo. «Nelle ore più buie della storia d’Israele, tale prossimità ha suscitato atti di solidarietà esemplari e mobilitato il sostegno vigile dei responsabili ecclesiali». È il caso della condanna e poi della riabilitazione di Dreyfus, del terribile periodo della seconda guerra mondiale e delle risorgenti forme di antisemitismo degli ultimi decenni. Sulla scorta degli orientamenti del Consiglio ecumenico delle Chiese e del fondamentale testo della Comunione ecclesiale di Luenenberg – espressione della maggioranza delle Chiese luterane e riformate d’Europa, ritrovatesi attorno al testo di confessione «Concordia di Luenenberg» del 1973 – «Chiesa e Israele. Contributo delle Chiese  sorte dalla Riforma in Europa sulle relazioni fra cristiani ed ebrei» (2001), il testo francese così sintetizza i legami con la tradizione ebraica: radici comuni, elezione irrevocabile di Israele, legame indissolubile Chiesa-Israele, rifiuto della teologia della sostituzione, abbandono del proselitismo.

Due gli elementi di tensione ancora non risolti. Il primo riguarda l’universalità della salvezza in Cristo Gesù e il contestuale riconoscimento del giudaismo come via specifica di redenzione. Il secondo è sul piano dell’attualità, cioè il riconoscimento dello stato d’Israele. La distinzione fra dimensione politica e dimensione teologica non è sempre pertinente: al riconoscimento della legittimità di Israele e del suo ruolo centrale per l’ebraismo si contrappone la critica, in base ai diritti dell’uomo, del trattamento riservato ai palestinesi e al loro diritto ad una patria.

Fra gli elementi di progettualità i protestanti francesi riconoscono: il dialogo e l’incontro; il comune sforzo di  interpretazione delle Scritture; l’impegno nella difesa della democrazia della Repubblica; l’attesa della piena rivelazione di Dio nella manifestazione finale del suo Regno.

Il rabbino risponde

Non è privo di significato il fatto che il gran rabbino di Francia, Haïm Korsia, sia intervenuto con un proprio scritto nel documento, affermando l’evidenza e la necessita del dialogo giudeo-cristiano. La condivisa memoria delle persecuzioni e del sostegno al processo della rivoluzione francese ha facilitato la comune convinzione per una Francia aperta, accogliente e progressista. Un convergenza espressa anche dagli oppositori antisemiti e maurassiani che attaccano il “giudeo-protestantesimo”. Non solo il “caso Dreyfus” e la coraggiosa denuncia antinazista e anti-Pétain, ma anche il comportamento di accoglienza e cura delle comunità protestanti nei confronti degli ebrei braccati ai tempi della seconda guerra mondiale mostrano una sintonia non occasionale.

«Ciò che torna sempre nel rapporto fra ebrei e protestanti è la Bibbia e ciò che noi chiamiamo la legge orale, che richiede uno sguardo esegetico e rispettoso sia sul testo che su quello che il mondo protestante chiama la critica biblica. L’apporto dell’interpretazione del giudaismo è essenziale, ma è opportuno, per noi ebrei, apprendere meglio la specificità protestante. E questo si fa attraverso lo scambio, una migliore conoscenza reciproca e la comune partecipazione alle battaglie per l’uomo e la sua dignità».

C’è un vero arricchimento nel riconoscere le altre forme della spiritualità, sia cattoliche come protestanti. Come anche musulmane. «Le tre religioni del Libro hanno per lungo tempo alimentato relazioni conflittuali e una separazione ostile fra loro. Gli ultimi cinquant’anni annunciano un avvicinamento tra uomini e donne di buona volontà, determinati a promuovere la pace».

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