Il fenomeno della religione

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Viene ristampata nella collana “Reprint” (prima edizione nella collana “Studi religiosi”, EDB, Bologna 1984) l’opera monumentale di Geo Widengren (1907-1996), iranista e storico delle religioni, già docente di Storia delle religioni e Psicologia della religione all’Università di Uppsala, in Svezia. Un volume circondato da un’«aura di irrepetibilità», a detta di Giovanni Filoramo, che firma una corposa prefazione all’edizione italiana (“Geo Widengren e la fenomenologia storica della religione”, pp. 13-62).

fenomenologia della religioneWidengren si è servito delle indagini storico-genetiche circa la continuità storica o l’affinità culturale storicamente plausibile fra vari territori per individuare le corrispondenze fenomenologiche, le strutture e i meccanismi alla base dell’esperienza religiosa dei vari popoli.

Dove non esistevano prove di contatto e di diffusione e la persistenza di certi nuclei tipologici, egli passava a considerazioni più squisitamente fenomenologiche.

Attraverso la ricerca di certi temi e motivi fondamentali, Widengren ricercava il modello originario – pattern o Muster – da cui si sarebbero distaccati. I temi sono principalmente «la fede nel Dio supremo come nucleo della religione; la regalità sacra come perno intorno a cui ruota la religiosità delle culture del Vicino Oriente antico; l’unità tra mondo, società e cosmo così come si è realizzata nel tema ricorrente del macrocosmo-microcosmo, tema proprio del mondo indo-iranico e che sta al centro delle analisi sul panteismo, l’apocalittica, la gnosi e la mistica» (p. 60).

«La maggior parte delle analisi con cui tende a mettere in luce “corrispondenze fenomenologiche” – annota ancora Filoramo – hanno per oggetto ben determinate aree storico-religiose. Nella sua [di Widengren, ndr] costruzione, l’Iran rappresenta un punto chiave, l’area storico-religiosa strategicamente decisiva intorno a cui pare ruotare il suo peculiare discorso di fenomenologia storica» (p. 59).

Widengren studia prevalentemente, da una parte, il Vicino Oriente antico e, dall’altra, il mondo indoeuropeo che, nelle sue propaggini più recenti, si estende fino alle religioni classiche. Secondo lo studioso, l’Iran antico mostrava infatti, in certe sue strutture religiose, affinità fenomenologiche con l’area semita (fede nel Dio supremo, regalità sacra).

Nei primi due capitoli della sua opera, “Religione e magia” (pp. 63-88), “Tabù e sacralità” (pp. 89-120), l’autore prende le distanze dalle concezioni evoluzionistiche.

Il tratto originale dell’opera di Widengren compare nel terzo capitolo (“La fede in Dio: caratteristiche del Dio supremo”, pp. 121-189), in cui indaga i tratti del Dio supremo presso numerose popolazioni dei vari continenti, studiandone l’onniscienza, la tipologia, la figura della dea madre, il dio come apportatore di civiltà.

Dalla fede in Dio derivano i fenomeni del panteismo, il politeismo e il monoteismo (c. IV, pp. 189-230), così come le credenze di tipo dualistico (c. V, “Gli esseri maligni e il male”, pp. 231-254). I modi con cui l’uomo stabilisce il contatto con L’Essere supremo nelle diverse forme in cui questi si manifesta sono studiati nel c. VI (“Il mito”, pp. 255-298) e nel c. 7 (“Fede e mito”, pp. 299-324).

Di seguito Widengren studia “Il rito” (c. VII, pp. 325-382), la “Confessione, penitenza e preghiera” (c. IX, pp. 383-408) e “Il sacrificio” (c. X, pp. 409-464).

Lo studioso passa poi a esaminare l’uomo, visto nello svolgimento della fondamentale funzione regale (c. XII “La regalità sacrale”, pp. 503-542), “Il luogo del culto” (c. XI, pp. 465-502) a cui sono legati i culti funebri (c. XIII, “Morte e sepoltura. Culto dei santi”, pp. 543-580). Viene quindi studiato l’uomo nelle sue componenti (c. XIV “Spirito e anima”, pp. 581-600), l’“Escatologia” (c. XV, pp. 601-624), l’“Apocalittica” (c. XVI, pp. 625-666), “La mentalità gnostica” (c. XVII, pp. 667-710) e “La mistica” (c. XVIII, pp. 711-746).

Gli ultimi capitoli dell’opera sono dedicati a “La rivelazione” (c. XIX, pp. 747-772), “Parola sacra e sacra scrittura” (c. XX, pp. 773-8904), “La formazione del canone” in varie religioni (c. XXI, pp. 805-830) e, infine, “L’individuo e il gruppo” (c. XXII, pp. 831-882). In quest’ultimo capitolo si studia il gruppo, l’individuo e il rapporto tra cosmo, società e individuo.

Le religioni principali analizzate appartengono all’India e all’Iran, quella egiziana, il giudaismo, il cristianesimo in Oriente e in occidente, l’islam e il buddismo

L’opera si conclude con la Bibliografia (pp. 883-890) e con gli Indici. Essi comprendono: autori (pp. 891-902), citazioni (pp. 903-912: AT e apocrifi, testi di Qumran, NT e apocrifi, Corano, Avesta, testi indiani, testi buddisti), nomi e cose (pp. 913-952).

Opera cult della fenomenologia delle religioni, il volume può diventare un utile strumento di conoscenza delle varie religioni odierne, in vista della costruzione di un dialogo fruttuoso e segnato dal rispetto, che porti a vie di pace, giustizia, convivenza e collaborazione fra i popoli più diversi.

Geo Widengren, Fenomenologia della religione. Prefazione all’edizione italiana di GIOVANNI FILORAMO (Reprint s.n.), EDB, Bologna 2020, pp. 960, € 45,00, ISBN 978-88-0-21632-3.

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