L’islam in Europa, minaccia o opportunità?

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C’è il rischio che nel giro di due e o tre generazioni la Germania e l’Europa si islamizzino? È quanto ipotizza Thilo Sarrazin, nel suo nuovo libro Feindliche Übernahme (Conquista ostile). Presentato nei giorni scorsi a Berlino – come riferisce l’agenzia KNA del 3 settembre –, il libro ha suscitato una vivace discussione ed è stato contestato dal partito SPD, di cui Sarrazin fa parte.

Egli tuttavia ha difeso le sue tesi ribadendo i rischi a cui la Germania e l’Europa sono esposte. L’islam, ha sostenuto, è «un’ideologia di violenza sotto le spoglie di una religione». Rappresenta un pericolo per l’Europa, perché la sua visione del mondo è incompatibile con i valori della società occidentale. Il tasso delle nascite dei musulmani costituisce una «forza demografica esplosiva». In questo modo è minacciato «il nucleo spirituale del mondo occidentale». Sarrazin ha chiesto che, a medio termine, sia vietato l’ingresso ai musulmani.

Non sono le idee della SPD

L’islam, ha affermato, è caratterizzato da una specifica visione del mondo «contraria al pensiero autonomo». L’elemento centrale di questa religione è la sottomissine. È una religione che favorisce l’intolleranza verso chi la pensa diversamente e ostacola il desiderio del sapere e l’emancipazione. Inoltre, propaga il matrimonio precoce e il fatto di avere molti bambini.

All’obiezione di un giornalista che gli faceva notare come i populisti di destra si servissero delle sue tesi, Sarrazin ha risposto che non dipendeva da lui se i politici si riferivano alle sue posizioni. E che anche altri gruppi avrebbero potuto adottare le sue tesi.

Ma il presidio SPD ha preso «espressamente» le distanze dal suo libro. Il partito infatti – è stato detto – si concepisce come un insieme di valori che da oltre 150 anni ha compiuto scelte di libertà, giustizia e solidarietà. I suoi membri provengono dai diversi strati sociali; sono cristiani, ebrei, e anche atei. Tutti insieme aspirano a «promuovere i valori fondamentali nello Stato e nella società».

Alla fine del dibattito, il presidio dalla SPD ha dichiarato che «se uno come Thilo Sarrazin non intende più sostenere questa posizione, ma scredita in maniera globale la gente, scatenando grandi paure, dovrebbe cercarsi un’altra casa politica». I vertici della SPD stanno attualmente verificando se è possibile avviare un procedimento di espulsione nei suoi riguardi.

Intervista a Bernd Roeck

L’agenzia tedesca KNA ha intervistato sulle tesi di Sarrazin Bernd Roeck, professore di storia moderna e svizzera presso l’Università di Zurigo. L’intervista è stata raccolta da Christoph Arens e trasmessa anche dall’emittente Domradio.de, della diocesi di Colonia.

Nel suo nuovo libro Thilo Sarrazin parla di una inferiorità culturale dell’islam. Cosa pensa lo storico?

Dall’ottavo secolo fino al dodicesimo il mondo islamico era di gran lunga superiore all’Europa latina. I musulmani arabi hanno portato in Europa gli scritti di Platone e di Aristotele. Il medico persiano Avicenna ha notevolmente contribuito al progresso della medicina. E il filosofo andaluso Averroè ha commentato quasi tutte le opere di Aristotele. La sua figura è persino immortalata in vaticano da Raffaello nell’affresco «La scuola di Atene» del 1510. Ciò dimostra quanto il mondo cristiano lo apprezzasse.

Si sente spesso dire che gli arabi sono soltanto dei mediatori di queste conoscenze che venivano dall’India e dalla Grecia…

È un’affermazione che non può essere sostenuta. Sia in filosofia e medicina o in astronomia, matematica e ottica gli arabi hanno sviluppato ulteriormente queste materie in maniera sistematica. Ciò è vero soprattutto per i centri di studio come Bagdad o il sud della Spagna. Le biblioteche in quei luoghi erano molto più grandi di tutte quelle dei monasteri e delle corti cristiane d’Europa. Senza l’islam non ci sarebbero state né le università, né la scolastica cristiana e nessuna scienza nella forma attuale.

– Ma perché poi all’improvviso questo grande sviluppo si è interrotto?

È un fatto su cui la ricerca discute da molti anni. Una ragione è certamente dovuta al fatto che i centri spirituali nel Sud della Spagna e nella Mesopotamia andarono perduti con la Reconquista e l’invasione mongola. I musulmani non furono così più in grado di sviluppare un loro sistema di conoscenze.

– Ci fu anche un irrigidimento spirituale?

La religione in sé non è direttamente decisiva. Anche nella Bibbia si trovano racconti di stermini e di purificazione rivolti contro tutto ciò che è critico e dissenziente. Dipende piuttosto in quali mani questi testi si trovano e quanto potere hanno sulla vita di tutti i giorni.

Cosa intende dire con questo?

Nell’Europa cristiana le forze contrarie alla religione dal Medioevo sono diventate sempre più forti. Stato e Chiesa si sono separati, la scienza ha sviluppato le sue proprie vedute e anche all’interno del cristianesimo c’erano correnti e tradizioni di pensiero del tutto diverse tra loro. Nel mondo islamico, invece, potere politico e religione rimasero strettamente uniti. E i detentori del potere non hanno promosso il pensiero e la pubblica ricerca. Anche la stampa del Corano era vietata.

Anche in Europa c’era una scienza che era stata proibita…

Ma c’erano molte vie di uscita. Se un artista o uno scienziato era minacciato in uno Stato, poteva rifugiarsi in un altro. Guardi all’Italia con Roma, Firenze, Milano e Venezia dove la concorrenza tra le città originò la molteplicità e la novità. In questi luoghi emersero società civili consapevoli di sé e molteplici culture che favorirono una maggiore apertura.

Il mondo musulmano, a suo parere, potrebbe ricollegarsi con la sua antica grandezza e apertura? Cosa dovrebbe avvenire a questo scopo?

Io sono molto scettico. L’Europa latina ha avuto bisogno di secoli per attuare questo sviluppo. E ha richiesto molte vittime – basti pensare agli sconvolgimenti della Guerra dei Trent’anni che ha dato un impulso alla secolarizzazione e a un addomesticamento della religione. L’islam invece è strutturato in maniera del tutto diversa rispetto alla Chiesa cattolica. Non ha alcuna autorità dottrinale unitaria che possa determinare dei cambiamenti. Ogni imam ha competenza dottrinale; è qualcosa di enormemente difficile da cambiare.

Sarrazin parla nel suo libro di una minacciosa conquista ostile dell’Europa da parte dei musulmani. Ciò allude alle vecchie paure…

La paura della conquista turca ha in effetti lasciato le sue tracce in Europa. I turchi furono l’ultima volta davanti a Vienna nel 1683. Bisogna tuttavia sottolineare che non si trattava solo di religione, ma della politica della grande potenza turca. Il fatto che i fronti non fossero sempre definiti dalla religione lascia intravedere che le potenze cristiane hanno certamente collaborato con i turchi, per esempio, per indebolire i loro rivali.

Ma perché questo scenario minaccioso sembra ancora funzionare? Perché Sarrazin può giocarci sopra?

A mio parere, ciò ha qualcosa a che vedere con il fatto che viviamo in un’età priva di utopia. Molta gente desidera trasparenza e chiare appartenenze. Ma le identità confessionali hanno perso il loro significato, la contrapposizione tra capitalismo e comunismo non ha più forza di mobilitazione, i nazionalismi da tempo sono malvisti. E l’Europa alla maggioranza dei cittadini sembra del tutto grigia e simbolo di burocrazia e di laboriosi compromessi. In una situazione del genere l’islam può ben essere visto dalla gente come un fantasma ostile; i vecchi modelli storici possono servire questo scopo.

La domanda è stata spesso discussa: l’islam fa parte della Germania e dell’Europa?

Certamente. Gli appartiene come l’ebraismo e il buddismo. L’Europa ha sempre tratto vantaggio dalla sua diversità; ha sempre integrato nuove correnti e nuovi saperi. Questo è, per così dire, il suo DNA. Inoltre, non esiste l’islam, ma esistono molte correnti diverse. E la stragrande maggioranza dei musulmani che vivono tra di noi sono persone normali e innocue e noi dalla loro esperienza e dai loro valori possiamo trarre molti vantaggi.

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