Nuova laicità e inclusione dei poveri

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Dall’incontro del presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, con i vescovi del paese (9 aprile 2018) è emersa una nuova declinazione della laicità, di «confrontazione» o aperta: il superamento di una laicità intesa come religione di stato che costringe le fedi e le confessioni al puro «privato» (cf. SettimanaNews, qui).

La qualità dell’evento e dell’indirizzo ha suggerito alla segreteria generale della conferenza episcopale di pubblicare l’insieme delle testimonianze e dei discorsi. Sono state in particolare le prime a creare quella simpatia emotiva e il giusto tono agli autorevoli interventi di Georges Pontier, presidente della conferenza e vescovo di Marsiglia, e del presidente della Repubblica (cf. Documents episcopat, n. 6, 2018).

Segnato da un grave handicap, Samuel Bernard, ospite di una comunità dell’Arche, ha ricordato il sostegno della famiglia e del movimento ecclesiale “Fede e luce”, come anche il suo desiderio di incontrare le persone. «Non è facile, perché la gente ha paura ed è indifferente. Se le persone fossero più aperte, si sarebbe meno soli e tutti ci guadagneremmo». Il fratello che l’accompagnava ha confermato e ha aggiunto, guardando Samuel: «Grazie, grazie di avermi aiutato a diventare l’uomo che sono. Sei la mia fierezza, la mia gioia, la mia roccia».

Vanina Desanges ha ricordato la sua esistenza di marginale, di pittrice disordinata e povera, e dell’incontro con Charles Plumey della società di san Vincenzo de’ Paoli, che l’«ha molto arricchita», «facendole toccare con mano il buono presente negli altri». Gli ha risposto Charles: «Scoprire l’altro è superare le sue difficoltà, la prima immagine, ma la seconda è quella del cuore di Vanina, che mi ha scosso. Ho trovato una persona fedele, onesta, generosa, buona e sensibile».

Martine Zacharie ha vissuto a lungo per strada dopo la perdita della sua casa, fino a quando è stata ospitata in uno degli appartamenti gestiti dall’“Associazione per l’amicizia”, dopo aver sperimentato la pesantezza dello sguardo degli altri, «soprattutto quando si è donna». Martine Barbéreau, che condivide, da salariata, l’appartamento e la vita quotidiana con lei, ricorda l’incoraggiamento reciproco e la fantasia necessaria per convivere con altre sei donne. In nome della comune lotta «contro tutte le forme di esclusione, materiali e soprattutto affettive».

La silenziosa e preziosa pratica della carità ha dato il giusto contesto e rilievo agli interventi successivi.

Mons. Pontier ha ricordato con pertinenza che «la grandezza di una società si misura nella cura dei più fragili fra suoi membri. È questo che può qualificarla come umana o no». Per poi sviluppare i temi del vivace dibattito pubblico sulla bioetica: dalla procreazione assistita all’eutanasia. Fino alla difesa dei cristiani in Medio Oriente e alle nuove e pesanti sfide di una comunicazione sociale aggressiva.

Il testo di Macron è giunto al termine di una serie di incontri con i rappresentanti delle religioni in Francia: i musulmani (21 giugno 2017), i protestanti (22 settembre 2017), i rappresentanti di tutte le religioni (4 gennaio 2018), gli ebrei (9 marzo 2018) e, infine, i cattolici (9 aprile 2018).

Quest’ultimo, nel mosaico della riconfigurazione fra società francese, religione e potere pubblico è stato probabilmente il più impegnativo e sintonico, come ha mostrato la visita al papa il 26 giugno 2018. Intravedendo nel cattolicesimo una forma di declinazione della religione meglio attrezzata a innervare nella società una dimensione che la eccede. Un sorta di banco di prova per tutte le religioni nei confronti dello Stato laico.

Nell’orizzonte secolare, faticosamente e congenialmente accettato, essa propone la questione inquieta della salvezza della vita di tutti, quell’«essere intempestiva» che Mounier indicava come la specifica genialità dell’incontro fra Chiesa, Vangelo e società.

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