Diocesi di Parigi: serrata sulla pedofilia

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Venerdì 3 giugno, il card. arcivescovo di Parigi, André Vingt-Trois, ha riunito i 300 preti della diocesi di Parigi per mettere in atto le direttive in materia di questioni attinenti alla pedofilia.

Questa riunione anticipa il motu proprio del papa del 4 giugno, che invita fermamente i vescovi a rassegnare le dimissioni o a essere revocati se sono riconosciuti colpevoli di lassismo nel trattare i casi di pedofilia riconosciuti all’interno del loro clero.

Alle due misure esistenti, il cardinale ne aggiunge due, portando innovazione in questo campo. Le due misure esistenti sono «un aiuto specifico» per i vicari generali quando vengono allertati da questi casi, e «una commissione» già installata per aiutare l’arcivescovo e i suoi vicari generali, composta da un magistrato, una psicanalista e da due preti. Questa commissione si affianca a quella costituita dalla Conferenza dei vescovi di Francia sulla materia: sette membri di cui solo un prete canonista, e sei laici: una madre di famiglia, medici, magistrati o autorità giudiziarie; è presieduta da un consigliere onorario.

Le due misure innovative sono: «un dispositivo di ascolto e di accoglienza» con la supervisione di una donna laica, il cui scopo è di essere un centro di accoglienza delle vittime e delle loro famiglie, il quale permetterà loro un contatto diretto con un vicario generale e sarà in grado di proporre un accompagnamento psicologico.

La seconda: un indirizzo di posta elettronica dedicato, come quello aperta dalla Conferenza dei vescovi, che permetta di raccogliere le segnalazioni.

Questo percorso della diocesi di Parigi che anticipa il motu proprio di papa Francesco è rivelatore dell’assunzione di responsabilità da parte della Chiesa di Francia nei confronti anzitutto delle gravi conseguenze per le vittime nella loro sofferenza, derivate da una politica del silenzio e della relativizzazione dei fatti. Ormai il cardinale di Parigi intende imprimere il  “tono” di un trattamento rigoroso di simili questioni e della serietà da riconoscere alla sofferenza delle vittime.

Testo raccolto da Francesco Strazzari

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