Persecuzioni: radicalismi autoritari

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Foto di Christophe Petit Tesson/MAXPPP

Sulla crescente spinta delle persecuzioni contro i cristiani tornano alcuni rapporti usciti in queste ultime settimane. L’agenzia Fides ha ricordato i missionari uccisi nell’anno. La fondazione pontificia «Aiuto alla Chiesa che soffre» (ACS) titola il suo rapporto biennale (2020 – 2022) con Perseguitati più che mai (in altre lingue il titolo è diverso e non meno espressivo Perseguitati e dimenticati). Open Doors (OD) pubblica il suo 30° rapporto annuale.

Tutti, in consonanza con altri centri di ricerca istituzionali o governativi (come il Pew Research Center), convergono con la constatazione della crescita delle persecuzioni, di cui i cristiani sono le vittime più numerose.

Sono 360 milioni i cristiani perseguitati e discriminati. Uno su sette a livello generale, ma in Africa sono uno su cinque, due su cinque in Asia, uno su quindici in America Latina. Gli uccisi sono 5.621 per il 2022, i fedeli imprigionati sono 4.542, le chiese distrutte 2.110, i rapiti e sequestrati sono 5.259 (OD). La curva di crescita dal 2014 è salita del 22% e riguarda oltre 70 stati.

«Le prove raccolte in questa edizione di Perseguitati più che mai suggeriscono come in molti stati la situazione dei cristiani abbia continuato a peggiorare». Nel 75% dei 24 paesi considerati si è registrato un deciso aumento nel biennio 2020 – 2022.

In Africa si può parlare di violenza genocida perseguita da forze del fondamentalismo islamico. In Medio Oriente le tre comunità cristiane più antiche (Iraq, Siria, Palestina) sono a rischio estinzione. In Asia l’autoritarismo statale e il nazionalismo religioso mettono in forte sofferenza le minoranze e in particolare i cristiani.

Motori, attori e tendenze

La forma della persecuzione può essere violenta e devastante («a martello») o piuttosto «a pressione», con un progressivo restringimento delle libertà. Vi sono quattro motori attivi in molte parti del mondo: l’autoritarismo statale, il tribalismo esclusivo, il laicismo estremo, i poteri abusivi e malavitosi.

Gli attori maggiori delle persecuzioni nei due decenni scorsi sono il fondamentalismo islamico e l’islamismo statuale, il radicalismo religioso di tipo nazionalista, l’assenza delle autorità dello stato con la criminalità diffusa e organizzata, la tradizione antireligiosa dell’ideologia comunista e populista. È in atto uno spostamento geografico dall’Asia all’Africa sub-sahariana e una ripresa delle violenze anti-cristiane in America Latina. La pandemia e la crescente legislazione anti-blasfema (oltre 80 stati) sono stati vettori attivi nell’oppressione.

Alle violenze tradizionali si aggiungono i sequestri, lo stupro delle donne, i matrimoni forzati, la richiesta di riscatto e gli strumenti di controllo sociale come i riconoscimenti facciali o i «crediti sociali» in Cina e altrove.

Declinazioni plurali

Le diverse forme di violenza, dalle pressioni amministrative agli scontri sociali identitari, fino alle legislazioni si combinano, raddoppiando la loro efficacia.

I vari attori (governo, gruppi, malavita ecc.) distribuiscono le pressioni in maniera diversa sulle categorie cristiane (comunità storiche, convertiti, personale ecclesiastico ecc.) e nei diversi ambiti di vita (familiare, professionale, sociale ecc.).

Non tutte le forme hanno una violenza esplicita, perché si possono produrre contesti di condizionamento pesanti senza ricorrervi (come, ad esempio, escludendo i cristiani dagli aiuti internazionali o da servizi essenziali come l’acqua).

Nella crescita del fondamentalismo islamico in Africa, dell’autoritarismo statuale (Cina) e religioso (India) e nella progressiva consunzione delle comunità cristiane in Medio Oriente spiccano come luoghi di persecuzione estrema la Corea del Nord, la Somalia, lo Yemen, l’Eritrea, la Libia, la Nigeria, il Pakistan, l’Afghanistan, il Sudan e l’India.

Le figure belle

In un panorama complessivo diversificato e cupo ci sono le narrazioni dei singoli testimoni e delle vittime. I 18 casi di missionari uccisi nel 2022 ricordati da Fides sono fra questi: 12 sacerdoti, 1 religioso, 3 religiose, 1 seminarista, 1 laico. Sono storie che ci offrono «immagini di vita quotidiana, anche se in contesti particolarmente difficili, contrassegnati dalla violenza, dalla miseria, dalla mancanza di giustizia e di rispetto per la vita umana».

Ricordo l’uccisione di suor Luisa Dell’Orto ad Haiti dove operava da vent’anni come piccola sorella del Vangelo. È rimasta vittima di una rapina il 25 giugno a Port-au-Prince. Si era dedicata ai bambini di strada ed era la colonna portante di “Casa Carlo”, unico luogo sicuro e accogliente per centinaia di bambini del sobborgo. La sua morte ha avuto un fortissimo impatto sull’intera popolazione. Come piccola sorella, era stata in Camerun e Madagascar. Poi era passata ad Haiti.

I due gesuiti, Javier Campos e Joaquin Mora, sono stati uccisi in Messico il 20 giugno. Vivevano in una delle zone più pericolose della Sierra Tarahumara. L’omicidio è avvenuto in chiesa ad opera di armati legati al narcotraffico. Ambedue erano attivi nelle comunità ecclesiali di base e rappresentavano un argine di riferimento in un contesto dove la malavita organizzata sembra non avere alcun argine al proprio potere di vita e di morte.

Africa e America Latina

Prima di accennare a qualche caso nazionale, ricordo le tendenze di sviluppo come l’Index di Open Doors le presenta. Alla crescita allarmante delle persecuzioni si è già accennato, cosi come all’inquietante sfondamento del terrorismo islamico nei paesi sub-sahariani.

Trent’anni fa, nell’area vi era un solo paese con una persecuzione estrema, la Somalia. Oggi sono tre e altri 23 paesi sperimentano una persecuzione forte o molto forte.

Il nazionalismo religioso o ideologico sta indebolendo la libertà religiosa in Asia. Si parla soprattutto di India e Cina. Le minoranze non assimilabili corrono seri rischi. I cristiani sono comunemente percepiti come ostacoli al potere del governo o del regime, all’unità nazionale, veicolo potenziale di culture e istanze «occidentali».

In Medio Oriente, alle «primavere arabe» è succeduto «l’inverno cristiano». La difficoltà di trovare lavoro in un contesto di discriminazione e di ostilità e la paura della crescita del fondamentalismo alimentano il desiderio di emigrare. E le comunità cristiane locali si atrofizzano sempre più.

Meno prevedibile è stata la crescita persecutoria in America Latina. Alla Colombia si sono uniti il Messico, il Venezuela, l’Honduras e il Salvador. Ma soprattutto il Nicaragua. «Le pressioni del presidente Ortega e di sua moglie vogliono far tacere le voci dissidenti, colpendo in particolare la Chiesa (università cristiane, chiese danneggiate, responsabili religiosi detenuti o espulsi dal paese)» (OD).

Corea del Nord

Fra i molti casi nazionali ricordati accenno allo stato che, da decenni, è al vertice delle persecuzioni, la Corea del Nord, e quello che ora si impone come quella più pericoloso, cioè la Nigeria.

In seguito all’introduzione di una nuova legge contro le «idee reazionarie», la vita cristiana è al limite della resilienza. Nell’assenza di ogni forma istituzionale delle Chiese, sono prese di mira le chiese domestiche, i gruppi che si radunano nelle case. Se scoperti, i partecipanti sono internati nei campi di lavoro, affamati, torturati e violentati.

Il Covid ha chiuso il paese e la sua vita civile per due mesi e per i prigionieri e i presenti nei campi di lavoro ha significato la fame. Essi sopravvivono solo grazie agli apporti alimentari che vengono dalle famiglie. Chiuso questo canale non è rimasta che la fame.

Le persone confinate nei campi di lavoro sono valutate fra le 50 e le 70.000. Il 75% muore per le violenze, gli stenti e le torture.

Possedere una Bibbia è un crimine molto serio, non solo per il capo famiglia ma per tutta la famiglia. Nel sistema giuridico, i credenti sono classificati come persone ostili allo stato.

In un’inchiesta di un gruppo parlamentare britannico emergono le prove «del coinvolgimento di funzionari governativi in omicidi e uccisioni, torture, punizioni e trattamenti disumani e degradanti, aborti forzati, infanticidi, nonché moderne forme di schiavitù» (ACS).

Un’organizzazione – Korea Future – ha individuato, per il 2021, 456 casi di violazione dei diritti umani, denunciando 141 persecutori. «La propaganda del regime continua a promuovere l’odio verso i cristiani» (ACS).

Nigeria

I morti per ragioni di fede in Nigeria sono stati 5.014 solo nel 2022. «La violenza e l’insicurezza per i cristiani del Nord e della Cintura centrale assumono proporzioni allarmanti. Il crescente potere del gruppo fondamentalista islamico Boko Haram e del califfato islamico dell’Africa dell’Est è fondato sui furti e i riscatti. I responsabili diretti dei massacri sono militanti estremisti delle popolazioni nomadiche del Nord, Fulani e Peuls. Le distruzioni delle chiese e delle scuole (oltre 400) fanno parte della volontà di annullare ogni influsso della cultura “occidentale”».

Il presidente dell’Associazione cristiana della Nigeria, Samson Ayokunle, ha dichiarato che esiste un’agenda islamista militante che mira a “spazzare via” il cristianesimo, evidenziando sia i problemi causati da gruppi islamisti nel Nord, sia gli attacchi alle comunità cristiane della Cintura centrale.

Il rapporto di «Aiuto alla Chiesa che soffre» ricorda altri venti casi specifici di violenze, uccisioni, distruzioni e sequestri operati nel biennio 1920 -21. La Nigeria è l’epicentro di un dinamismo di conquista islamista che interessa sempre di più i paesi viciniori e arriva fino al Congo, al Centrafrica e al Mozambico.

Dialogo e informazione

Lo sforzo del dialogo ecumenico e inter-religioso delle Chiese e delle fedi è un elemento importante di contenimento, di relazioni civili e di cura delle vittime, ma avrebbe bisogno di un sostegno istituzionale da parte degli stati che spesso manca.

Fa parte del problema anche la disattenzione dell’Occidente. I media non si applicano a leggere i conflitti sottili e spesso sovrapposti fra etnie, stati, religioni e interessi esterni. «Parte del problema è rappresentato dalla percezione culturale errata dell’Occidente che continua a negare che i cristiani rimangono il gruppo religioso maggiormente perseguitato» (Aiuto alla Chiesa che soffre; cf. qui su SettimanaNews). Peraltro, ignorando che la consunzione della libertà religiosa coincide con la restrizione dei processi democratici e dei valori umani da essi rappresentati.

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