Cause dei santi: nuova normativa

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Beatificazione

Alone attorno al sole durante la cerimonia di beatificazione di Oscar Romero (El Salvador 23/5/2015). (AP Photo/Moises Castillo)

Papa Francesco ha approvato una revisione delle norme «sull’amministrazione dei beni delle cause di beatificazione e canonizzazione», abrogando quelle che aveva promulgato Giovanni Paolo II.

Il documento distingue il ruolo di “amministratore” da quello di “attore”, rafforzando così il meccanismo controllore-controllato, rende più stringenti le procedure contabili e rinvigorisce il ruolo della Congregazione per le cause dei santi come «alta autorità di vigilanza». Le nuove norme entreranno in vigore ad experimentum per tre anni.

Gestione delle spese

Le cause di beatificazione e canonizzazione «comportano spese per la divulgazione della conoscenza della figura del servo di Dio o beato, per l’inchiesta diocesana o eparchiale, per la fase romana e per le celebrazioni di beatificazione o canonizzazione», si ricorda nel documento.

Per quanto riguarda la fase romana, «la Sede Apostolica ne sostiene i costi, a cui gli attori partecipano tramite un contributo, e vigila perché gli onorari e le spese siano contenuti e tali da non ostacolarne il proseguimento».

Il primo passo, da parte di chi intenta la causa, è quello di costituire «un fondo di beni per le spese, proveniente da offerte sia di persone fisiche sia di persone giuridiche» e di nominare, «con il consenso del vescovo o dell’eparca», l’amministratore del fondo, incarico questo che può essere svolto anche dal postulatore generale.

Riguardo al «fondo di causa pia», l’amministratore deve «rispettare scrupolosamente l’intenzione degli offerenti; tenere una contabilità regolarmente aggiornata; redigere annualmente i bilanci» da presentare all’attore «per la dovuta approvazione» e inviarne una copia al postulatore.

«Qualora l’attore intenda utilizzare anche una sola parte dei beni per scopi diversi dalla causa, dovrà ottenere l’autorizzazione della Congregazione delle cause dei santi». Questa è una delle prescrizioni fondamentali delle nuove norme, in cui si istituisce un’autorità «competente a vigilare», che, per la fase diocesana è il vescovo, l’eparca o il superiore maggiore. «La vigilanza viene esercitata su tutti i movimenti inerenti la causa, sia in entrata che in uscita», stabiliscono le nuove disposizioni del papa, le quali dispone che «l’autorità competente a vigilare annualmente revisiona, approva i bilanci della causa e ne invia copia alla Congregazione delle cause dei santi», la quale «può richiedere in qualsiasi momento ogni informazione finanziaria e relativa documentazione a supporto; verifica i bilanci; controlla, durante la fase romana, gli onorari e ogni altra spesa».

Fondo di solidarietà e contributi

Viene poi costituito un “fondo di solidarietà” presso la Congregazione delle cause dei santi, alimentato «con offerte libere degli attori o di qualsiasi altra fonte». «Nei casi in cui vi sia reale difficoltà a sostenere i costi di una causa in fase romana – si legge nell’ultimo numero del documento –, l’attore può chiedere un contributo alla Congregazione delle cause dei santi per il tramite dell’ordinario competente», che, «prima di inviare l’eventuale richiesta», ha però il compito di verificare «la posizione economico-finanziaria del fondo e l’impossibilità di alimentarlo con il reperimento di ulteriori sussidi». Infine, «la Congregazione delle cause dei santi valuterà caso per caso». Molto dettagliata, nel documento, è anche la parte relativa al contributo richiesto, per la fase romana della causa, all’attore, che viene «stabilito dalla Congregazione delle cause dei santi e comunicato tramite il postulatore».

Tale contributo va corrisposto «in diversi tempi» stabiliti in corrispondenza della progressione dell’iter della causa, dal riconoscimento del martirio o dell’eroicità fino al riconoscimento del presunto miracolo. Tutti i contributi, ai quali, se necessario, ne vanno aggiunti altri «straordinari», vanno versati tramite bonifico bancario sul conto corrente della Congregazione delle cause dei santi. Una volta celebrata la beatificazione o la canonizzazione, l’amministratore del fondo deve rendere conto «dell’amministrazione complessiva dei beni per la debita approvazione». Dopo la canonizzazione, la Congregazione delle cause dei santi dispone «dell’eventuale rimanenza del fondo, tenendo presenti le richieste di utilizzo da parte dell’attore e le esigenze del fondo di solidarietà». Finita la causa, il fondo della causa stessa e la postulazione «cessano di esistere».

Ruolo della Congregazione

La Congregazione per le cause dei santi, guidata attualmente dal card. Angelo Amato, 77 anni, svolge il ruolo di «alta autorità di vigilanza» su ogni informazione finanziaria, verifica il bilancio, nonché, nella fase romana, controlla «gli onorari e ogni altra spesa in base a quanto stabilito dalla medesima Congregazione» e, «in caso di inadempienze o di abusi di natura amministrativo-finanziaria da parte di quanti partecipano allo svolgimento della causa», essa «interviene disciplinarmente».

Il rescritto regolamenta poi il «contributo dell’attore alla Sede Apostolica» con tanto di dettagli. Ad esempio: «i contributi, che non comprendono il costo della stampa della Positio, devono pervenire tramite bonifico bancario sul conto corrente della Congregazione delle cause dei santi, alla quale occorre inviare il documento riguardante l’avvenuta operazione»; oppure: «celebrata la beatificazione o la canonizzazione, l’amministratore del fondo rende conto dell’amministrazione complessiva dei beni per la debita approvazione».

Risposta ai documenti pubblicati in Italia?

La questione dei costi e delle irregolarità nelle cause di beatificazione e canonizzazione, sollevata anche nei libri basati su documenti riservati del Vaticano scritti da Emiliano Fittipaldi (Avarizia) e Gianluigi Nuzzi (Via crucis), era stata affrontata dalla commissione istruttoria voluta da papa Francesco a inizio pontificato – la Cosea – dalla quale quei documenti provengono. Già nel gennaio del 2014, il card. Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le cause dei santi, scrisse, sull’Osservatore Romano, che era entrato in vigore un «tariffario di riferimento», a cui postulatori e attori delle cause di canonizzazione devono attenersi perché non vi siano «sperequazioni tra le varie cause».

Qualche considerazione

Delle nuove norme evidentemente si sentiva la necessità. Proprio per questo possono essere evidenziate almeno due questioni destinate, forse, a creare disagio.

In primo luogo, la nuova normativa vaticana dà per scontati dei termini che, forse, avrebbero avuto bisogno di una maggiore precisione. Si parla di “attore”, ad esempio, senza definirlo. Si deduce che sia l’ente promotore della causa: congregazione religiosa, diocesi o altro. Ugualmente quando si parla di “amministratore”: si intuisce chi possa essere, tuttavia sarebbe stato meglio definirlo. E forse si sarebbe potuta fornire qualche indicazione sulle caratteristiche professionali necessarie per svolgere tale incarico, visto che si tratta di avere in gestione capitali che possono diventare notevoli. In via preliminare quegli appellativi potevano godere di una definizione più precisa. Non sarebbe stato complicato.

In secondo luogo, un’osservazione più di sostanza. Quando si parla delle questioni economiche e si definisce il ruolo dell’amministratore al punto 5c, si decreta che l’amministratore deve «redigere annualmente i bilanci, preventivo (entro il 30 settembre) e consuntivo (entro il 31 marzo), da presentare all’attore per la dovuta approvazione». Nel punto seguente (5d) si precisa che l’amministratore deve «inviare al postulatore copia dei bilanci approvati dall’attore». Qui, forse, sarebbe stato utile indicare i termini temporali per l’approvazione. Invece non sono precisati.

Inoltre, se il postulatore può essere allo stesso tempo amministratore (par. 3), l’amministratore, in molti casi, invia a se stesso. Non potrebbero verificarsi casi di conflitto di interessi?

In sostanza, è assai positivo l’intento di razionalizzare una materia complessa e delicata, che coinvolge più enti e rilevanti interessi economici e finanziari. Tuttavia, per evitare fino in fondo di avere problemi di gestione, si poteva fare un passo in più per regolamentare tutto con maggiore chiarezza.

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