Lehmann: Karl, der Große

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La mattina della domenica Laetare, IV di Quaresima, è morto il card. Karl Lehmann, all’età di 81 anni. Grande teologo, per molti anni fu vescovo di Mainz e presidente della Conferenza episcopale tedesca. È stato uno dei vescovi più amati della Germania. L’hanno definitivo “Karl, der Große” (Carlo Magno). Steffen Zimmermann gli ha dedicato su katholisch.de il breve profilo, che qui riportiamo, in cui ripercorre la sua lunga carriera.

Con i numeri soltanto non si può tracciare il bilancio di un’esistenza. Tuttavia possono esprimerne il significato. Nella vita del card. Karl Lehmann, ci sono due numeri di rilievo: è stato vescovo di Mainz (Magonza) per 33 anni e, per 21, presidente della Conferenza episcopale tedesca. Per decenni fu uno dei più noti rappresentanti del cattolicesimo in Germania e come vescovo plasmò un’intera epoca nella sua diocesi e sul piano nazionale.

Dopo le dimissioni 16 maggio 2016, giorno del suo 80° compleanno, per raggiunti limiti di età, era rimasto lontano dal grande pubblico anche per motivi di salute.

Il 27 agosto dello scorso anno riapparve in pubblico per imporre le mani su Peter Kohgraf consacrandolo nuovo vescovo di Mainz, mettendo così definitivamente la “sua” diocesi nelle mani di un successore. Poco dopo questa consacrazione fu colpito da un ictus da cui non riuscì più a riprendersi nonostante diversi mesi di riabilitazione.

La grande carriera ecclesiastica di Lehmann non era in lui una predisposizione innata. Era nato a Sigmaringen il 16 maggio 1936, primo di due figli del maestro di scuola elementare Karl Lehmann e di Margarete. Dal 1942 frequentò la scuola elementare di Liggersdorf e quindi il ginnasio statale di Sigmaringen, entrando anche nel pensionato arcivescovile St. Fidelis. Dopo la maturità, dal 1956 al 1964, studiò filosofia e teologia cattolica presso l’università Albert-Ludwig di Friburgo e alla Pontificia Università Gregoriana di Roma.

Qui fu ordinato sacerdote il 10 ottobre 1963 dal cardinale Julius Döpfner e qui fu uno stretto assistente di Karl Rahner durante il concilio Vaticano (1962 – 1965). Anni dopo, guardando indietro a quel periodo, disse di aver vissuto una partenza «con molta aria fresca». «In paragone con la ristrettezza dell’inizio dei miei studi – ebbe a dire – ora si percepiva un’ampiezza di vedute e una libertà chiaramente maggiore».

Dopo aver conseguito, nel 1962, il dottorato in filosofia con un lavoro su Martin Heidegger, e nel 1967 in teologia alla Gregoriana con una tesi sulla risurrezione, nel 1968 assunse per la prima volta un incarico ufficiale a Mainz.

15 anni prima di diventare vescovo nella capitale della Renania-Palatinato, fu chiamato alla cattedra di dogmatica cattolica e propedeutica teologica. Ma, siccome non aveva conseguito il dottorato in Germania e non possedeva ancora l’abilitazione, la nomina fu messa in questione per un problema formale. Tuttavia, con l’aiuto del professore di dogmatica di Tübingen, Joseph Ratzinger, la sua abilitazione all’insegnamento presso la facoltà di Mainz fu confermata.

La prima fase trascorsa a Magonza non durò tuttavia a lungo: solo tre anni dopo si trasferì a Friburgo come professore di dogmatica e teologia ecumenica. Qui tra i suoi dottorandi c’era anche Gerhard Ludwig Müller, il futuro prefetto della Congregazione vaticana per dottrina della fede. Di lui, Lehmann ebbe a dire: «Aveva una grande capacità di apprendimento ed era molto abile nella critica. Scrisse dei lavori impeccabili. Ma in seguito cambiò».

Come professore a Friburgo, dal 1971 al 1975 prese parte anche al Sinodo di Würzburg, dove si cercava di tradurre in pratica per la Germania le direttive del concilio Vaticano II.

“Siate fermi nella fede” come motto episcopale

Il 23 giugno 1983 venne infine nominato da papa Giovanni Paolo II (1978-2005) vescovo di Mainz. Ricevette la consacrazione il 2 ottobre nella cattedrale della città dal suo predecessore, il card. Hermann Volk. All’epoca era il più giovane vescovo cattolico in Germania. Come motto episcopale scelse le parole della prima lettera di Paolo ai Corinti: «State saldi nella fede» (1Cor 16,13).

Nel 1987 successe al card. Joseph Höffner, come presidente della Conferenza episcopale. Fu l’inizio di un mandato di 21 anni che lo rese noto a livello nazionale come volto e voce della Chiesa cattolica in Germania. Come presidente della conferenza, impresse importanti impulsi sulle questioni sociali fondamentali e nel dialogo ecumenico e per la politica fu un apprezzato partner di dialogo, come ebbe a dichiarare un giorno l’allora cancelliere tedesco Gerhard Schröder.

Tappe importanti durante il tempo in cui fu presidente della Conferenza episcopale furono, tra l’altro, il 1989/1990: la caduta del muro di Berlino e l’unità tedesca, al cui seguito Lehmann ricongiunse i cattolici della Germania orientale e occidentale.

Ma la sfida maggiore di Lehmann come presidente della Conferenza episcopale fu il dibattito circa la consulenza statale sui conflitti di gravidanza. Alla fine degli anni ’90, si oppose a lungo alla volontà di Giovanni Paolo II che chiedeva il ritiro della Chiesa dal sistema di consulenza statale. Più volte in quel tempo andò avanti e indietro dal Vaticano per far cambiare idea al papa. «Pensavo che mi avrebbe cacciato via», ricordò più tardi. Invece, al vescovo di Mainz fu sempre consentito di chiarire al papa il suo atteggiamento. In questo modo imparò – così egli ebbe a dire – «ad apprezzare ancora di più» Giovanni Paolo II. Tuttavia, il suo intervento nel campo della consulenza nei conflitti di gravidanza fu vano: il 23 novembre 1999 i vescovi annunciarono il loro ritiro dal sistema statale e decisero un riordinamento della consulenza della Chiesa «nel senso delle direttive del papa».

Un “vescovo meraviglioso” e un grande teologo

Nonostante la discussione durata anni, nel 2001, Lehmann fu sorprendentemente promosso cardinale da Giovanni Paolo. Gli osservatori lo considerarono un premio per il suo servizio alla Chiesa tedesca.

Come membro del Collegio cardinalizio, partecipò a due conclavi – nell’aprile 2005, quando fu eletto papa Benedetto XVI (2005-2013), e nel marzo 2013, quando fu scelto Francesco, come successore di Benedetto.

Per molti anni Lehmann fu uno dei vescovi più amati della Germania, ben oltre i confini della sua diocesi. Ciò si vide chiaramente anche in occasione della sua partenza come vescovo di Mainz. Lehmann fu riconosciuto come «un grande dono», «un vescovo meraviglioso», «un grande teologo e filantropo». Le reazioni che ora giungono dopo la sua morte testimoniano ancora una volta questa grande stima.

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