Amazon e i sindacati

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La campagna dei lavoratori di Amazon per unirsi in sindacato in una sede dell’Alabama, con una votazione che terminerà oggi 29 marzo, segna una nuova era nella storia di 500 anni di lotta sindacale negli Stati Uniti.

Gli storici dicono che è stata una forza lavoro coloniale schiavizzata a lanciare il movimento operaio. La prima rivolta fu una rivolta di schiavi nel 1526. La rivoluzione industriale ha aperto un secondo capitolo. Organizzandosi nelle acciaierie, nelle miniere di carbone e negli impianti di confezionamento della carne, i sindacati moderni hanno ottenuto il fine settimana senza lavoro, le ferie, la pensione e la giornata lavorativa di otto ore.

Nella terza era, i magazzinieri di aziende come Amazon stanno cercando il diritto di contrattare collettivamente in un’economia di servizi postindustriale fortemente automatizzata che si basa sui loro bassi salari. Il 29 marzo saranno annunciati i risultati di una votazione per corrispondenza organizzata dalla Retail, Wholesale, and Department Store Union in un magazzino Amazon a Bessemer (Alabama) che impiega quasi 6.000 lavoratori. “Ci trattano come se fossimo solo un numero, come se non fossimo nessuno”  – ha detto Dale Richardson, un dipendente di Bessemer.

Il più ambizioso tentativo di creare una rappresentanza sindacale nei 26 anni di storia di Amazon ha goduto di un ampio appoggio – anche da parte dal senatore Marco Rubio. E potrebbe segnare l’inizio di un nuovo capitolo per i sindacati. Nel 2020, solo il 10,8% degli americani apparteneva a un sindacato, rispetto a un terzo di 50 anni fa.

“Il voto dell’Alabama è eccitante perché dimostra che nessuna azienda è intoccabile, cosa che la gente pensava che fossero Walmart e Amazon” – mi ha detto J. D. Wilson, un rappresentante della United Steelworkers con sede in West Virginia. “La gente non ha solo bisogno solo di posti di lavoro – ha aggiunto -, ha bisogno di lavori ben pagati”.

Amazon è al centro della questione perché l’azienda da 1,6 trilioni di dollari di Jeff Bezos si è inserita in quasi tutti i settori dell’economia americana. La sua forza lavoro di 1,3 milioni, seconda solo a Walmart, include oltre 500.000 persone che smistano, raccolgono e imballano in 800 magazzini in tutto il paese. È la nuova U.S. Steel, la General Motors e la Pennsylvania Railroad racchiuse in un unico camion con la faccia sorridente che consegna la vostra carta igienica d’emergenza.

E durante la pandemia di Covid-19 è diventata ancora più dominante. Nel 2020 Amazon ha aggiunto 9,7 miliardi di dollari di profitto rispetto ai suoi standard, mentre convinceva una nazione della sua virtuosa utilità.

Nella guerra contro Covid, “Amazon è stata la nostra portaerei”, scrive Alec MacGillis nel suo nuovo libro Fulfillment: Winning and Losing in One-Click America, che racconta come Amazon prospera dividendo l’America in luoghi ricchi, dove trova impiegati, programmatori e i suoi migliori clienti, e comunità povere, che smistano e consegnano.

I lavoratori ai margini

Il nuovo movimento operaio cerca una vita migliore per persone come Courtenay Brown. La trentenne lavora in un magazzino Amazon Fresh nel nord del New Jersey che consegna il cibo ai newyorkesi. Ci sono milioni di persone come la signora Brown, che lavorano in silenzio ai margini delle città in mano a coloro che hanno vinto la partita della vita consegnando mele, bibite, carica-batterie e migliaia di altri beni essenziali a impiegati e professionisti.

Poiché questa prosperità del con un solo clic ottieni tutto quello di cui hai bisogno non è facilmente disponibile per persone come lei: “il sogno americano è come un trucco magico per me”.

Entrare in un sindacato darebbe alla signorina Brown, e ad altri come lei, il diritto di contrattare collettivamente una paga migliore, protezione contro il licenziamento arbitrario e un ambiente di lavoro più umano. I lavoratori delle aziende con una forte presenza del sindacato, come la U.S. Steel, possono guadagnare più di 100.000 dollari all’anno con gli straordinari.

Ma un ampio aumento dei salari taglierebbe i profitti da capogiro di Amazon, ed è per questo che l’azienda ha spinto aggressivamente i lavoratori a resistere alla sindacalizzazione, licenziando o congedando i lavoratori che promuovono i sindacati e pubblicizzando un sito web che dice ai lavoratori di “essere un DOER [uno che fa], rimanere amichevoli e fare le cose anziché pagare le quote”.

Per Amazon la questione non è solo il compenso. L’azienda ha istituito un salario iniziale di 15 dollari l’ora. Il problema è una cultura del lavoro disumanizzante che include il monitoraggio delle pause in bagno durante i turni di 11 ore, mettendo i lavoratori uno contro l’altro mentre smistano e raccolgono centinaia di articoli all’ora e licenziando i lavoratori anche solo per un’insubordinazione minore. Ed è pericoloso. Il tasso di infortuni in 23 magazzini Amazon che sono stati studiati è il doppio della media nazionale per l’industria dei magazzini. Amazon non ha risposto a una richiesta di commento su questi dati.

Per la signora Brown, una ex-militare senza una laurea, che ha iniziato a circa 13 dollari e ora guadagna circa 19 dollari all’ora, si tratta “di una truffa, perché ti dicono di volere tutte queste cose, come al college, ma sono tutte troppo costose per persone come me”.

Questo “imbroglio” è in profonda tensione con l’insegnamento sociale cattolico, che insiste che ogni persona deve essere in grado di permettersi di partecipare pienamente alla vita della società. Un salario per vivere decorosamente e il sostegno ai sindacati sono aspetti che stanno anche al centro dell’insegnamento sociale cattolico, che sottolinea la dignità di ogni lavoratore ed è ispirato dalla storia di Dio che viene ad abitare in una famiglia di rifugiati della classe operaia. “Non c’è una buona società senza un buon sindacato”, ha dettopPapa Francesco in un discorso ai leader dei lavoratori nel 2017.

Comunità sul posto di lavoro

Quasi due terzi degli americani approvano i sindacati, compreso il presidente Joe Biden, che trae la sua ispirazione filosofica dall’insegnamento sociale cattolico. “I sindacati sostengono i lavoratori, sia quelli aderenti a un sindacato sia quelli che non vi appartengono, in particolar modo i lavoratori di colore e ispanici” – ha detto il presidente Biden, che – a detta di ogni storico che ho sentito – è il presidente più favorevole ai sindacati dai tempi di F.D. Roosevelt.

Nella storica enciclica del 1891 Rerum novarum, papa Leone XIII scrisse che è “un impulso naturale per gli esseri umani formare comunità sul posto di lavoro in modo da poter perseguire il loro scopo dato da Dio insieme agli altri”.

Egli ha anche “correttamente visto i sindacati come necessari per proteggere la dignità e i diritti dei lavoratori e delle loro famiglie, dato che i capitalisti, che detengono uno squilibrio di potere sui lavoratori, spesso non danno ai lavoratori ciò che è loro dovuto” – ha scritto Gerald Beyer, professore di etica cristiana alla Villanova University.

Certo, i sindacati non sono perfetti. Raccolgono somme di denaro che possono invogliare i leader ad appropriazioni indebite. Rendono più difficile per le aziende fermare e riavviare gli impianti, e più difficile licenziare un lavoratore incompetente. E i sindacati non sono l’unico modo per proteggere i lavoratori. In Europa, anche le severe leggi sul lavoro sono efficaci.

Ma nel complesso, i sindacati sono uno dei modi migliori per respingere l’imperativo capitalista di massimizzare i profitti a scapito delle persone, specialmente quando l’equilibrio tra capitale e lavoro è andato in crisi. Dal 1973 al 2016, la produttività per ora-lavoratore è cresciuta sei volte più velocemente del compenso orario.

Il salario minimo federale di 7,25 dollari l’ora è del 37 per cento inferiore al suo livello del 1968, tenuto conto dell’inflazione. I dirigenti delle 350 più grandi imprese guadagnano 320 volte la paga del lavoratore medio del settore privato, rispetto alle 21 volte del 1965. Non a caso, “abbiamo la forza lavoro sindacalizzata più debole del mondo industrializzato” (S. Greenhouse).

Quando i sindacati persero il loro fascino

Le cose stavano diversamente intorno a metà del XX secolo, quando i sindacati organizzavano l’adesione di milioni di persone e attiravano l’attenzione nazionale con frequenti scioperi. I sindacati sono stati un tema nella musica di cantanti come Woody Guthrie, Pete Seeger e Paul Robeson,  in film come On the Waterfront e in successi di Broadway come The Pajama Game.

Ma con gli anni ’70 i sindacati hanno perso il loro fascino. L’industria americana aveva regnato sovrana per decenni, così il governo degli Stati Uniti non ha avuto alcuna difficioltà a far entrare le importazioni straniere con tariffe basse. La Germania inviava Volkswagen, il Giappone Toyota e Sony, e il mondo intero, a quanto pare, inviava acciaio al mercato statunitense. I produttori statunitensi in difficoltà caddero come un domino, portando con sé i sindacati.

Nel corso degli anni ’80 il numero di lavoratori dell’acciaio scese da 450.000 a 170.000. E l’amministrazione Reagan, che si è notoriamente imposta in uno sciopero del sindacato dei controllori di volo, ha sostenuto i padroni rispetto ai lavoratori.

Lottando per sopravvivere, i sindacati si sono concentrati sul mantenimento dei salari e delle condizioni di lavoro per i loro membri, abbandonando il loro ruolo di blocco politico alla pari con i media, la comunità imprenditoriale e il governo.

Nell’era dei sindacati indeboliti, le aziende sono fuggite verso i cosiddetti stati “del diritto al lavoro” come l’Alabama, che permettevano ai lavoratori di scegliere di non aderire a un sindacato e di non pagare le quote sindacali. La Reality TV ha contribuito a indebolire i sindacati degli attori a Hollywood. Le agenzie interinali si sono trasformate in aziende da miliardi di dollari. La gig-economy guidata da Uber si è espansa a dismisura.

Nella nuova economia postindustriale, dominata da aziende come Walmart, Amazon e McDonald’s, i sindacati erano un fastidio da evitare. I sindacati del settore pubblico sono andati meglio. Il loro tasso di sindacalizzazione è del 34,8%, rispetto al 6,3% del settore privato.

Questo è il mondo in cui Courtenay Brown e le sue due sorelle sono cresciute. Figlie di una madre giamaicana e di un padre afroamericano a Brooklyn, hanno dapprima trovato lavoro da Macy’s e Home Depot. Alla fine, si sono spostate verso il nuovo ragazzino del quartiere – Amazon, appunto. Per un po’, tutte e tre vi hanno lavorato allo stesso tempo. Courtenay ora lavora dalle 6 del mattino alle 5 del pomeriggio, dirigendo il traffico sulla banchina di carico. Come molti in Amazon, non ha una macchina. Il tragitto dura mezz’ora, quindi lavora la prima ora per pagare il costo del viaggio per recarsi al lavoro.

Un potere invisibile

Ironicamente, i lavoratori di Amazon hanno più potere di quanto si rendano conto, perché operano in nodi strutturali chiave. Come i minatori di carbone e gli operai dell’acciaio a metà del XX secolo, possono sconvolgere la vita americana.

La signora Brown, dopo tutto, provvede al nutrimento della città di New York. In luoghi come l’Inland Empire, il centro di stoccaggio a est di Los Angeles che gestisce le merci provenienti dalla Cina attraverso il Pacifico per il resto del paese, i lavoratori “hanno un enorme potere di imporre richieste al governo federale e allo stato” – ha detto Erik Loomis, autore di A History of America in Ten Strikes. “Sono stati i sindacati che hanno usato questa leva per aiutare a costruire il sogno americano”.

La spinta di Amazon ha dato impulso al movimento Fight for $15, che è stato lanciato dopo che la crisi finanziaria del 2008 aveva ispirato sporadici scioperi e proteste e in seguito ha sostenuto le campagne presidenziali di Bernie Sanders. Anche se l’amministrazione Biden non è riuscita a portare il salario minimo federale a 15 dollari, lo ha reso obbligatorio per le imprese federali.

Ciò che ispira nell’attuale lotta, ha detto Christine Firer Hinze (preside del Dipartimento di teologia alla Fordham University), è che essa porta “uno spirito di solidarietà” che richiama i movimenti sindacali precedenti alla Seconda guerra mondiale che hanno cambiato radicalmente la società. Ma col passare del tempo i sindacati si sono concentrati maggiormente sui loro lavoratori e sulle aziende tralasciando la società nel suo complesso.

Ma questo sta cambiando di nuovo “perché la gente riconosce che è assurdo lavorare a tempo pieno ed essere poveri. Questa è una cattiva economia che non funziona” (C.F. Hinze).

Amazon ha basato la sua strategia di business sulla disuguaglianza che si trova nella nostra economia, dividendo il paese in mercati ricchi come Seattle, New York e Washington, D.C., dove vivono i suoi migliori clienti, e in luoghi più rurali, soprattutto la Rust Belt, dove è facile trovare persone disposte a lavorare per 15 dollari l’ora.

Il problema della disuguaglianza è spesso presentato come un problema di domanda economica. Negli anni ’50, mentre un dirigente della Ford stava facendo fare un giro al presidente del sindacato degli United Automobile Workers Walter Reuther, gli mostrò le nuove macchine automatizzate e gli chiese: “Come farete a raccogliere le quote sindacali da questi? Reuther rispose: “Come li convincerete a comprare delle Ford?

È anche un problema morale. Amazon è penetrata nella vita di molte più persone di quanto abbia mai fatto la Ford (letteralmente: l’azienda ha venduto oltre 100 milioni dei suoi robot domestici Alexa). E, a differenza di Ford, non deve chiedersi se continueremo a comprare ciò che vende. È diventata parte del tessuto delle nostre vite, anche se non abbiamo idea di come sia la vita delle persone che consegnano il MacBook, il Monopoli e i maccheroni alla nostra porta.

Dircelo, e difendere quei lavoratori, potrebbe essere qualcosa che solo un sindacato può fare.

  • Pubblicato dalla rivista dei gesuiti statunitensi America (nostra traduzione dall’inglese).
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