Dossier Immigrazione

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Il 28 ottobre scorso è stato presentato in tutte le regioni italiane il Dossier Immigrazione prodotto dal Centro Studi Idos. La pubblicazione è giunta al suo trentesimo anno. Nata nel 1991 per volere e sostegno di Mons. Luigi Di Liegro – allora Direttore della Caritas di Roma – e di Franco Pittau con la consorte Lidia Pucciatti, ha dotato il panorama culturale italiano di un inedito strumento scevro da connotazioni ideologiche, in grado di diffondere dati obiettivi su di un fenomeno in rapida ed importante evoluzione. Della edizione 2020 Franco Valenti sottolinea gli aspetti che descrivono l’effettiva realtà dell’immigrazione nel nostro paese.

Il 2019 ha conosciuto una crescita molto contenuta della popolazione immigrata: le 47.100 presenze aggiuntive, pari ad un incremento dello 0,9%, determinano la cifra complessiva di 5.306.500 persone straniere in Italia, l’8,8% della popolazione residente.

La tendenza maggiormente significativa sta nella costatazione che la presenza di persone immigrate dai paesi terzi – ossia da paesi non membri dell’Unione Europea – anziché aumentare è diminuita di 101.600 unità, pari ad un meno 2,7%, attestandosi su 3.605.000 persone, cioè il 68% del totale degli stranieri residenti nel nostro paese. Le ragioni della diminuzione sono rintracciate sia nella riduzione degli ingressi da paesi terzi, sia nella acquisizione della cittadinanza italiana da parte di una quota di persone extra-UE residenti da anni nel nostro paese.

Flussi in entrata e presenze

Il dato significa inoltre che dall’Italia si emigra verso altri paesi dell’Unione alla ricerca di migliori opportunità lavorative, spesso con l’aiuto di strutturate reti parentali maggiormente in grado di sostenere la sorte in tempi di difficoltà e di crisi.  Una ulteriore spiegazione del dato è fornita dalla caduta in condizione di irregolarità – e quindi di occultamento – di migliaia di persone straniere extra-comunitarie che hanno perduto ogni titolo di soggiorno a causa della perdita del lavoro.

Altre decine di migliaia di persone sono giocoforza fuoriuscite dai Centri di raccolta dei richiedenti asilo, per effetto dei cosiddetti “decreti sicurezza” concepiti dall’allora ministro Salvini, incrementando di fatto la schiera delle persone che non vengono contate. La quota che riguarda i decessi permane poco significativa (trattandosi di popolazione ancora sostanzialmente giovane). Il calo di stranieri extra-UE ha dunque diverse motivazioni: alcune sono di carattere congiunturale, mentre altre sono ascrivibili ad interventi normativi. Entrambe le ragioni di decrescita dovrebbero preoccupare – piuttosto che risollevare – il nostro paese.

Alla rappresentazione fornita dal Dossier resta da aggiungere il crollo dei migranti forzati sbarcati nel paese nel corso del 2019: 11.470, ossia un meno 50,9% rispetto al 2018 e un meno 90,4% rispetto al 2017 (anno in cui approdarono sulle coste italiane 119.369 persone). Nell’anno in corso, stiamo assistendo ad una ripresa, contenuta, degli sbarchi che porta a contare 29.444 persone sino al 4 novembre scorso.

Nel 41% dei casi si tratta di cittadini tunisini (il che fa pensare ad un problema localizzato in un paese vicino con cui l’Italia storicamente intrattiene buoni rapporti). Questo dato, in leggera crescita, non è in grado di incidere in maniera significativa sul macro-dato del numero delle persone straniere – sia residenti che presenti – in Italia.

È da sottolineare che la presenza straniera nel nostro paese è ormai caratterizzata da nuclei famigliari: nel 2019 sono stati rilasciati 177.000 nuovi permessi di soggiorno per motivi famigliari pari al 56,9% del totale, mentre solo il 6,4% dei nuovi permessi è stato rilasciato per motivi di lavoro.

Incompiuta inclusione sociale

Il Dossier mette bene in luce che la vera sfida, da tempo, non è costituita principalmente dall’arrivo di nuovi migranti, bensì da un processo di inserimento sociale contrassegnato da molte criticità.

Un esempio lampante è rappresentato dalle difficoltà che gli studenti appartenenti a famiglie immigrate incontrano nel loro iter formativo. Nell’anno scolastico 2018/2019 gli alunni stranieri sono risultati 858.000, di cui il 64,5% nati in Italia. La maggior parte frequentava scuole medie di secondo grado ad indirizzo tecnico o professionale.

Nello stesso anno accademico solo un 5,4% di studenti stranieri risultava immatricolato all’università, ovvero 15.900 su 297.000 studenti.  L’aspetto che dovrebbe veramente preoccupare è che – come la storia delle migrazioni insegna – gli ultimi arrivati fanno molta più fatica a guadagnare spazi nelle professioni ad alta specializzazione, sia perché svantaggiati di fatto, sia perché circondati, oltre che da diffidenza, da impreparazione e arretratezza degli apparati scolastici e educativi del paese.

In Italia pochi si stanno chiedendo, inoltre, come sia possibile che persone immigrate ancora di giovane e media età, spesso sovra-istruiti, non vengano debitamente riconosciute e impiegate per le mansioni per cui sono preparate, ma siano in buona misura relegate nel lavoro di fatica e di scarsa professionalità. Risulta evidente la mancanza di lavoratori immigrati o figli dell’immigrazione in posti di lavoro a carattere pubblico, nell’ambito dell’educazione, della sanità, della giustizia o delle forze dell’ordine.

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Stiamo assistendo ad una sorta di silenzioso ostracismo per effetto del quale il lavoro in ambito pubblico resta ad appannaggio esclusivo dei cittadini italiani. Non va dimenticato che il 64,5% degli studenti stranieri è nato in Italia senza, a tutt’oggi, poter conseguire il diritto della cittadinanza italiana, condizione senza della quale, non si può accedere a ruoli pubblici.

Sino a quando non sarà costituito un corpo sociale intermedio di migranti che possa trasmettere una immagine positiva dell’immigrazione, con un riconoscimento adeguato e scevro da pregiudizi e da discriminazioni palesi e dissimulate, non potrà darsi vera e positiva inclusione sociale. Tale strada è certamente difficile, ma deve essere politicamente individuata e percorsa, se vogliamo ancora essere in tempo ad evitare le fratture e segmentazioni sociali più pericolose osservate in altri paesi.

Lavoro e disparità

Il Dossier conferma che il mercato del lavoro italiano resta scisso su base etnica, sia in riferimento alle mansioni svolte, sia in fatto di retribuzioni a parità di attività lavorativa. Ribadisce il dato che ai lavoratori migranti vengono riservati i lavori più pericolosi, pesanti, sporchi e peggio retribuiti.  Il 63,6% dei lavoratori stranieri svolge lavori non qualificati contro il 29,6% dei lavoratori italiani. Solo l’8% dei lavoratori stranieri immigrati svolge un lavoro qualificato rispetto al 38,7% dei lavoratori italiani.

Tale situazione si rispecchia immediatamente nei redditi medi dichiarati dagli stranieri nel 2019: 12.770 € annui rispetto ai 22.460 degli italiani. Ciò facilmente spiega la fragilità sociale delle famiglie immigrate che di fatto si rivolgono ai servizi sociali comunali e alle opere della Chiesa e del volontariato laico. Nonostante questo, il reddito complessivo della popolazione straniera è risultato di 38,7 miliardi di euro, con un gettito Irpef pari a 4,7 miliardi. 6,1 miliardi di euro sono stati inviati dagli immigrati in Italia alle famiglie nel paese di origine: una operazione di autosostentamento che nessuna ONG è in grado di realizzare.

Va considerato che l’aiuto economico non determina solo un importante sostegno materiale per i congiunti, bensì arreca pure un valore immateriale, geopolitico, di scambio e di solidarietà tra il nostro paese e i paesi di origine dei migranti.

Occhi senza travi

Consiglio l’acquisizione e la consultazione del Dossier Immigrazione 2020 di IDOS, quale strumento di promozione della corretta conoscenza del fenomeno migratorio, al fine di debellare, con competenza, stereotipi e cattive informazioni che stanno soltanto espandendo sensi di insicurezza e di angoscia. Se la situazione sanitaria, economica e sociale che stiamo vivendo in Italia è delicata, non è certamente a motivo della presenza delle persone immigrate.

Anzi: gran parte di queste persone sta fornendo la forza lavoro indispensabile – la più umile e la più esposta – per affrontare molti problemi contingenti.  Costituiscono una risorsa umana fondamentale per la tenuta e per la ripresa del nostro paese. Questo Dossier aiuta a ripulire gli occhi dalle pagliuzze o dalle travi che troppo spesso offuscano la vista!

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Un commento

  1. claudio bottazzi 20 novembre 2020

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